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APERTAMENTE. “Quando l’Utòpia degrada da luogo ideale a non luogo etico” di Francesca Vestita

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Mio malgrado mi trovo costretta nuovamente a prendere posizione per tutelare il mio buon nome e l’integrità della mia onestà intellettuale e politica, dagli attacchi a me provenienti dalla associazione Utòpia, di cui ho fatto parte come membro del direttivo.
Purtroppo, il mio nome è stato tirato in ballo in modo falso ed inopportuno da Ciro Petrarulo, che parlando in pubblico si è vantato di avermi personalmente cacciata dalla sua associazione.
Niente di più falso poteva essere detto sul mio conto e per dovere di precisione, in questa sede mi corre obbligo ricordare a Petrarulo che è stata la sottoscritta a rassegnare le dimissioni dal direttivo di Utòpia, in ragione del fatto che, come già spiegato nella lettera di dimissioni, ho sperimentato sulla mia pelle la totale assenza dei principi ispiratori che ci avevano indotto a sostenere il suo progetto politico.
In Utòpia si parlava di libertà, ma di fatto era preclusa la possibilità di sollevare qualsiasi eccezione o spunto di riflessione in merito alla linea politica scelta autoritativamente da Ciro Petrarulo e da Gabriella Miglietta.
Nello specifico, fui fortemente osteggiata, isolata ed indotta alle dimissioni per il solo fatto di aver condiviso sui social l’articolo di una giornalista poco simpatica alla dirigenza di Utopia, peraltro con toni non propriamente oxfordiani.
Io ritengo che tali assolute limitazioni della libertà di pensiero non siano tollerabili da parte di figure politiche che oggi ambiscono ad un seggio nella massima assise regionale e che hanno fatto della tutela delle donne da ogni forma di violenza e prevaricazione, il proprio cavallo di battaglia.
Petrarulo ci vuole coerenza nella vita, così come nella politica, e se questa coerenza tra i principi utopistici da lei affermati e la pratica politica concreta posta in essere manca, credo che sia un problema tra lei e la sua coscienza, un vuoto etico che spero gli elettori avranno presto la possibilità di valutare e sanzionare.
Io sono sempre andata avanti a testa alta nella vita e nella esperienza politica fino ad ora condotta e non tollero che mi si indichi pubblicamente come un soggetto da attenzionare, emarginare o cacciare solo perchè ho avuto l’ardire di condividere un articolo giornalistico critico nei confronti di specifici aspetti della politica cittadina.
Confidando di essere stata sufficientemente chiara, la diffido dal pronunciare nuovamente il mio nome, che è e rimarrà per sempre estraneo ai limiti di una politica schiava di personalismi ed ostaggio di specifiche ambizioni personali.
La invito a fare una seria riflessione sull’importanza della democrazia e della libera partecipazione all’interno delle associazioni e dei movimenti politici, prendendo esempio da Italia in Comune dove ora ho l’onore di operare con garanzia di libertà e pari dignità sia personale che di genere, contribuendo attivamente alla creazione dell’indirizzo politico del partito, così come dovrebbe essere in ogni istituzione democratica degna di questo nome.

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Redazione Oraquadra

La redazione.

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