Donnola (ANAAO-Assomed Taranto): Corona virus si aggrava l’emergenza e purtroppo gli operatori sanitari non sono protetti adeguatamente
Purtroppo le Organizzazioni Sindacali e le loro segnalazioni e suggerimenti continuano ad essere ignorate o, ancora peggio, in casi isolati, spacciate per idee proprie come lo “svuotamento” del Moscati ma attuate in maniera abbastanza criticabile. Si susseguono le disposizioni Ministeriali, a cui fanno seguito quelle Regionali e Aziendali, sull’uso dei DPI e sul personale che ne ha diritto, vengono ribadite le regole d’informazione che vietano qualsiasi comunicazione, ad eccezione dei sindacati che hanno forme particolari di tutela, ai dipendenti dell’ASL, vengono rinnovate le minacce di denuncia per procurato allarme a chi indossa i DPI in luogo pubblico. A tutte queste bellissime parole seguono immagini, ci riferiscono, di alti dirigenti che, sia pur blindati nei loro uffici, indossano mascherine ad alta protezione (FFP3). Alle parole, già contestate dalle OO.SS. che vivono sul campo la lotta al COVID, fanno eco i dati: a tutt’oggi sembra che i medici positivi al tampone, tra sintomatici e non, compresi i ricoverati e salvo verifica dato che sembra debbano arrivare i risultati di altri quaranta tamponi, siano circa quindici. Interessati, oltre i Medici di Base, i sanitari di una Casa di Cura, dell’Ospedale Militare, del Moscati e dell’Ospedale di Castellaneta.

Dati purtroppo tristemente destinati ad aumentare nel momento in cui verranno sottoposti a tampone tutti i contatti, ospedalieri e non, dei sanitari risultati positivi.
Certamente le OO.SS. non parlano solo per fare polemica ma per diffondere norme acquisite in anni di pratica medica. Per quanto riguarda le valutazioni sui DPI, prima di esprimerci, abbiamo esaminato le norme internazionali, nazionali e le linee guida.
Fughiamo qualche dubbio partendo da un dato preciso: le dimensioni del virus sono di 12 nm. e, per esempio, facendo riferimento alla nota n. 4975 del 12 febbraio 2015 della Regione Lombardia che con la pubblicazione, in tempi non sospetti, delle “Indicazioni operative per la valutazione, scelta e corretto utilizzo dei dispositivi per la protezione individuale da rischio biologico in ambito sanitario” ha voluto fornire una guida operativa per la scelta dei dispositivi di protezione individuale per gli operatori sanitari a protezione del rischio biologico, e più in generale, da patologie infettive diffusive. Riguardo ai facciali filtranti si indica che la classificazione di tipo 1 (FFP1), 2 (FFP2) e 3 (FFP3) “definisce il livello di protezione dell’operatore a aerosol e goccioline con un grado di efficienza rispettivamente del 80%, 94% e 98%”. Inoltre i facciali filtranti sono ulteriormente “classificati come utilizzabili solo per un singolo turno di lavoro’ e indicati con NR, o ‘riutilizzabili’ (per più di un turno di lavoro) e indicati con R”. Riguardo al loro utilizzo si indica che “i facciali filtranti FFP2 e FFPP3 sono ritenuti idonei per la protezione da agenti biologici dei gruppi 2 e 3 e possono essere utilizzati per la protezione da alcuni agenti biologici del gruppo 4.
Il documento raccomanda l’utilizzo di dispositivi con fattore di protezione P3 quando il patogeno è trasmissibile per via aerea come nel caso del COVID.
Ulteriore problema già sollevato dalle OO.SS. è quello relativo alle tute. Restituite le tute di carta siamo passati a KIT completi per uso industriale con copri scarpe che non sono stivali sigillabili e guanti che non sembrano arrivano oltre i polsi. Sulla confezione è indicato che sono per rischio chimico e riportano la sigla CAT III tipo 5-6. A questo punto bisogna chiedersi chi decide cosa comprare, probabilmente sprecando le già scarse risorse disponibili e aumentando il rischio di contagio, e invitarlo a leggere le caratteristiche dei prodotti prima dell’acquisto. La sigla indica che sono prodotti per l’industria: Tuta cucita e ribattuta antistatica e traspirante (per schizzi perilcolosi) – 3^ categoria- CE 0194 – Cat.3 Type 5 (EN13982-1:2004 protezione polveri pericolose)- Type 6 (EN13034:2005 per schizzi ridotti e limitati di liquidi chimici). Di sicuro non sembrano proteggere gli operatori dal rischio biologico considerato che chi le usa dovrebbe entrare in contatto ravvicinato con pazienti sicuramente o potenzialmente infetti. Non vogliamo entrare nel merito delle decisioni prese sulla destinazione del reparto di ematologia e oncologia ma una domanda sorge spontanea: non c’era la possibilità di spostarli al “SS. Annunziata” come da noi suggerito? E cosa dire della decisione unilaterale e autonoma, sembra già smentita dal Direttore Generale, di trasformare la Medicina del “Santissima” e la Cardiologia di Manduria in reparti COVID? No comment.
Il numero dei sanitari contagiati smentisce, oltre la lettura di questo documento, le indicazioni prospettate ai sanitari che, quando vengono fornite, sono obbligati ad utilizzare mascherine chirurgiche o tute per rischio chimico e non biologico che non offrono alcuna protezione. Dopo ci stupiamo delle conseguenze? Ancora una volta invitiamo l’ASL, nella figura dei suoi Dirigenti, ad accorpare i Reparti sottoutilizzati per blocco delle attività ordinarie, utilizzare il personale in eccedenza per rinforzare quello dei Reparti interessati alla lotta al COVID, adottare i piani presentati dai Primari per i percorsi “sicuri” di Ostetricia e Dialisi e, soprattutto, fornire a tutto il personale le mascherine adeguate per prevenire ulteriori contagi.
Dato il numero basso di sanitari, dovuto ad anni di politica sbagliata a livello Nazionale, non ci possiamo permettere di chiudere reparti quando l’emergenza sembra essere soltanto all’inizio.
Dott. Giancarlo Donnola
Consigliere Nazionale
Segretario Aziendale
Anaao-Assomed Taranto