Il prof De Filippis ci ha lasciato, così lo ricorda Nino Gemmellaro*
Nel corso della notte di giovedì 25 marzo scorso è deceduto il prof. Vincenzo De Filippis, stimato ed affermato artista, scultore della ceramica, docente e preside presso Istituti Statali d’Arte e in quello della sua Grottaglie
GROTTAGLIE – Ha suscitato viva commozione nella comunità grottagliese la scomparsa del concittadino prof. Vincenzo De Filippis. Classe 1935, dopo aver coronato i suoi studi col diploma di Magistero Artistico, sezione scultura, conseguito a Napoli, città che lo aveva accolto e formato artisticamente presso quei salotti culturali, Vincenzo De Filippis ottiene la cattedra d’insegnamento in discipline plastiche esercitata presso vari istituti statali d’arte e di Grottaglie.
Nel 1975 è preside nel plesso consorella di Potenza e dal 1985 al 1997 in quello della su città natale. Lo si ricorda come il co-fondatore, nei primi anni ‘sessanta , della “Mostra della Ceramica”, oggi appuntamento di rilievo che convoglia numerose espressioni artistiche.
Molte sue opere illustrano pubblicazioni, libri e racconti ed altrettante sono presenti nella collana “Archivi del XX secolo” di Ralph Jentsch “I libri d’artista Italiani del Novecento, edizione Umberto Allemandi e C., in occasione della mostra svoltasi a New Yorck dal 15 ottobre 1992 al 16 febbraio 1993. Ha esposto in prestigiose performance personali e collettive organizzate in Italia ed all’estero e le sue sculture sono sparse in diverse collezioni private.
Nel 2003 fa dono della sua opera “Via Crucis” alla moderna chiesa della comunità di accoglienza dei Padri Gesuiti di Monticello, dove le quattordici scene di Cristo, modellate ognuna in terracotta patinata delle dimensioni di cm. 92×62 , incorniciate in mogano, campeggiano sulle pareti della singolare architettura in pietra viva della navata circolare. L’evento è ricordato con “Via Crucis” (Stampasud snc – Mottola 2003). Un elegante volume con copertina rigida e sopracopertina, illustrato con splendide immagini fotografiche a tutto campo ed in b/n di Ciro Quaranta, su progetto grafico di Antonio Quaranta. Il testo reca l’autorevole commento di S.E. Mons. Benigno Papa, emerito arcivescovo metropolita di Taranto e quello critico del giornalista scrittore Michele Campione.

Un passo indietro per ricordare che nel 1957, su proposta del sen. Gaspare Pignatelli e su indicazione del prof. Angelo Peluso, all’epoca rispettivamente primo cittadino ed assessore ai LL.PP della nostra città, il prof. Vincenzo De Filippis ricevette l’incarico di realizzare una importante scultura in ceramica che riproducesse la “Deposizione” del Masaccio coi classici colori blu e bianco avorio ispirati a “Luca Della Robbia”, artista della terracotta invetriata e policroma del XV secolo; opera da collocare dove tutt’ora campeggia, in Largo Immacolata e precisamente nell’arcata cieca adiacente a Porta Sant’Angelo del Castello Episcopio, in luogo dell’antica Croce Lignea. Il monumentale lavoro intitolato “Il Calvario” fu elaborato e realizzato col capo del Cristo inclinato verso la sua spalla destra, rispetto allo storico dipinto del sangiovannese Tommaso di ser Giovanni di Monte Cassai: “…il capo di Gesù diversamente inclinato fu un mio piccolo arbitrio…”, confidò De Filippis allo scrivente che lo aveva intervistato cinque anni fa. L’occasione dell’incontro, cui risale la foto di chi scrive, fu l’esternazione delle sue doglianze per la mancata manutenzione dell’opera che mostrava già gravi segni di deterioramento da eventi atmosferici ed inquinanti, soprattutto per la mancata protezione che aveva sempre sollecitato. La scultura venne inaugurata l’anno successivo dall’allora arcivescovo Guglielmo Motolese, metropolita del capoluogo ionico e fu grande festa popolare.
Le numerose opere dell’artista concittadino, lasciate ben allineate nel suo laboratorio d’arte, raccontano una mappa variegata e senza tempo, fra colori, forme , dimensioni ed espressioni ricche di valori umani e sociali, molte incentrate sul tema “donna”, oltre che di affetti familiari. Forme policrome, studiate, ideate ed immaginate seguendo ispirazioni ora reali ora fantastiche, spesso dinamiche. Sculture, insomma, che rappresentano oggi i contorni strutturali di ciò che è stato il suo pianeta arte attraverso le diverse tappe e momenti della sua vita.
Sempre attento ed appassionato ad ogni fenomeno artistico – culturale. “…Amo la terracotta per molti motivi…è il cordone ombelicale che unisce il presente al passato…è come l’uomo che passa incolume attraverso tutte le bufere, le violenze, le novità, le mode…poiché è la vita…” Così aveva scritto l’amico di tutti Vincenzo De Filippis, nel catalogo di presentazione della sua personale di “Sèrigraphies, dessins, sculptures” allestita presso Ville de Brest, Muséé de la Marine, dal 27 novembre al 16 dicembre 1990. Lascia la moglie, prof.ssa Cristina Ettorre, figli e nipoti.
Ci uniamo al loro dolore.
*Giornalista-corrispondente del Corriere del Giorno (cartaceo)