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APERTAMENTE. “25 aprile2020, un fiore e una preghiera per tutti i caduti” di Cosimo Lombardi

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Questo mio intervento è rivolto alle persone coerenti ed in buona fede. Chi sa di non esserlo, ometta di leggerlo.

 Il caustico Winston Churchill, un giorno disse : “ Bizzarro popolo gli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti…“

L’essere umano è debole, si sa.

Se è vero che la “storia ufficiale” è stata scritta dai vincitori, è altrettanto vero che sarebbe giusto, in una democrazia forte e consolidata come quella italiana, che saprà resistere anche agli attacchi straordinari di questo tempo, che, una volta per tutte, venisse superata la divisione che danneggia tutti, ma proprio tutti.

E’ utile, a difesa dei veri partigiani, quelli che hanno combattuto e non quelli che hanno sentito dire dei combattimenti, pertanto ricordare il generale Alessandro Trabucchi, un partigiano “vero” il quale ha detto e scritto : «Al 25 aprile… entrò nelle formazioni il flotto della razzamaglia: avventurieri, disertori, profittatori, gente che aveva qualcosa da far dimenticare, da occultare…».

Per dare lustro ai partigiani “veri”, bisognerebbe distinguere tra chi quel contributo lo diede e chi saltò soltanto sul carro dei vincitori e magari, da quel carro, esercitò le sue vendette private.

Le condanne a morte per collaborazionismo in alcuni casi colpirono anche persone innocenti accusate senza prove, come nei casi degli attori Elio Marcuzzo (di fede antifascista) e Luisa Ferida. Nel clima di violenza insurrezionale si verificarono anche omicidi legati a fatti privati. Tra le vittime figurano infatti non solo personalità legate al fascismo, ma anche funzionari e dipendenti pubblici, sacerdoti, appartenenti alla borghesia contrari al comunismo, semplici cittadini e addirittura aderenti alle organizzazioni partigiane (ad esempio Giorgio Morelli), vittime sia di radicali propugnatori della lotta di classe, ma anche di sconsiderati approfittatori e comuni criminali, che sfruttarono il momento di confusione per perseguire i propri scopi. Il 24 giugno 1945, Ferruccio Parri stigmatizzò duramente questi episodi nel corso del primo radiomessaggio agli italiani tenuto dopo la sua nomina a capo del governo:

Ed ancora una parola per gli atti arbitrari di giustizia, quando non sono di vendetta, e per le esecuzioni illegali che turbano alcune città del Nord, ci compromettono con gli alleati ed offendono soprattutto il nostro spirito di giustizia. È un invito preciso che io vi formulo. Basta: e siano i partigiani autentici, diffamati da questi turbolenti venuti fuori dopo la vittoria, siano essi a cooperare per la difesa della legalità che la nostra stessa rivoluzione si è data”.

Si riferiva, Ferruccio Parri al Triangolo della morte (o Triangolo rosso), ove, tra il settembre del 1943 e il 1949, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni, si dice 4.500, a sfondo politico, attribuite a partigiani e a militanti di formazioni di matrice comunista. Lo storico Giovanni Fantozzi sostiene che nel dopoguerra, dall’aprile del 1945 alla fine del 1946, nella sola provincia di Modena gli omicidi politici furono diverse centinaia, probabilmente oltre il migliaio, stando alle stime dell’allora prefetto di Modena Giovanni Battista Laura, del resto non molto dissimili da quelle dei Carabinieri. Sempre secondo Fantozzi i responsabili di tali delitti politici nel modenese furono, nella stragrande maggioranza dei casi, ex partigiani iscritti o simpatizzanti del PCI, ma solo una piccola parte tra le loro vittime era realmente fascista (quelle uccise cioè nell’immediato dopoguerra), mentre gli altri, la maggioranza, furono eliminati in quanto considerati “nemici di classe” o semplicemente un ostacolo ad un’auspicata rivoluzione comunista. Un particolare aspetto fu rappresentato dalla figura dei sacerdoti della Chiesa Cattolica che vede insieme esperienze come quella di don Zeno Saltini, che voleva una chiesa schierata con le istanze della sinistra, ma anche una visione più conservatrice che portò alcuni sacerdoti ad essere uccisi. Tra di essi Rolando Rivi, una delle vittime dei partigiani comunisti nel Triangolo della morte, seminarista di 14 anni, beatificato il 5 ottobre 2013; a guerra terminata, il 10 maggio 1945, dottor Carlo Testa, membro del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) per la Democrazia Cristiana, fu assassinato a Bomporto (Modena) con raffiche di mitra; l’11 maggio 1945, i sette fratelli Govoni, Giacomo Malaguti, sottotenente di artiglieria del Corpo Italiano di Liberazione, con il quale aveva combattuto contro i tedeschi a Cassino rimanendo ferito, e aveva fatto la campagna in un’unità aggregata all’esercito inglese.
Vi è un libro, Storia dei preti uccisi dai partigiani (Roberto Beretta – giornalista de L’Avvenire) che ricostruisce la storia di 129 omicidi avvenuti tra il 1944 ed il 1947 e che si possono storicamente inquadrare nella cosiddetta strage dei preti. Utile anche la lettura di una ricerca di don Mino Martelli, pubblicata col titolo: “Una guerra e due resistenze“, Edizioni Paoline 1976.

Senza dimenticare i quasi compaesani, perché di Francavilla Fontana, fratelli Francesco e Salvatore Chionna, umili artigiani falegnami, arsi vivi sul rogo innalzato in Piazza Umberto I in Francavilla, dalla barbarie comunista. Era l’8 maggio 1945, a guerra abbondantemente finita perché al sud la guerra era finita l’8 settembre 1943.

Inutile proseguire in una dolorosa, per tutti, elencazione di vittime.

Donde la necessità di isolamento sociale dei fomentatori, di tutti i fomentatori di odio, utile solo a dar 2 minuti di lustro a tali miserabili individui, spesso voltagabbana, pronti, si sa, ad altre giravolte.

Buon 25 aprile a tutti.

Cosimo Lombardi

 


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Redazione Oraquadra

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