APERTAMENTE. Mario Guadagnolo* su “Bella ciao”
Cari amici voglio approfittare del 25 aprile per dire una parola chiara su Bella ciao come preteso inno ufficiale dei partigiani della Resistenza. Documenti ufficiali che attestino che questo canto sia l’inno ufficiale della Resistenza nato durante la Resistenza come è l’inno di Mameli per gli italiani non ne esistono.
E su questo è d’accordo la maggior parte dei ricercatori italiani sull’argomento. Leggo tra l’altro di due giornalisti e storici che, da posizioni diverse, uno Pansa revisionista, l’altro Bocca diciamo “ortodosso” e interprete “ufficiale” della storiografia divulgativa di sinistra, concordano sul fatto che Bella ciao non nasce con la Resistenza. E tenete presente che uno dei due Bocca ha fatto la Resistenza come partigiano in montagna operando nella zona della Val Grana come comandante della Decima Divisione Giustizia e Libertà e, successivamente, in Val Maira in qualità di Commissario politico della Seconda Divisione Giustizia e Libertà. Inoltre come è noto è autore di importanti volumi sulla Resistenza come Partigiani della montagna. Vita delle divisioni Giustizia e Libertà del Cuneese, Borgo San Dalmazzo, Bertello, 1945; Una Repubblica partigiana. Ossola, 10 settembre – 23 ottobre 1944, Milano, Il Saggiatore, 1964.La Resistenza nel saluzzese, con Mario Giovanna e Giampaolo Pansa, Saluzzo, RPC, 1964, e soprattutto una fondamentale Storia dell’Italia partigiana. Settembre 1943 – Maggio 1945, Bari, Laterza, 1966.
Bene Giampaolo Pansa scrive «Bella ciao. È una canzone che non è mai stata dei partigiani, come molti credono, però molto popolare». Concorda Giorgio Bocca che scrive anche lui «Bella ciao … canzone della Resistenza e Giovinezza … canzone del ventennio fascista … Né l’una né l’altra nate dai partigiani o dai fascisti… Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella ciao”. Quindi ambedue sostengono che attribuire la nascita di Bella ciao ai partigiani con corrisponde alla realtà storica.
Inoltre non vi è traccia di Bella ciao in Canta Partigiano edito dalla Panfilo nel 1945, non c’è Bella ciao nelle varie edizioni del Canzoniere Italiano di Pasolini, che pure contiene una sezione dedicata ai canti partigiani. E Roberto Battaglia nella sua Storia della guerra partigiana edito da Einaudi, testo fondamentale sulla Resistenza, nella quale pure dà ampio spazio al canto partigiano, non fa alcuna menzione di “Bella ciao”. Ancora nella raccolta di Canti Politici edita da Editori Riuniti nel 1962, in cui sono contenuti ben 62 canti partigiani non c’è traccia di Bella ciao. Si potrebbe continuare ma non è il caso in questa sede.
Ma allora perché “Bella ciao”, è diventata il simbolo della Resistenza ed è cantata in tutte le sedi e addirittura all’estero? Io penso perché è una canzone certamente orecchiabile e suggestiva ed ha un testo di facile memorizzazione. Essa è ormai entrata in maniera così forte nella testa degli italiani e da tutti i mass media associata da sempre alla Resistenza che è difficile sradicare questa convinzione nel popolo. Ma in questo non c’è nulla di male. L’importante è che si sappia che essa può anche essere stata cantata durante la Resistenza ma da questo a dire che era l’inno ufficiale della Resistenza come è l’inno di Mameli per gli italiani ce ne passa perchè Bella ciao non è nata con la Resistenza.
La questione è quindi controversa. In ogni caso è una bella canzone suggestiva ed evocativa con belle immagini, forti ed efficaci di una stagione nella quella di un “invasore” è cacciato da “partigiani che muoiono per la libertà”. E con i tempi che corrono non è cosa da poco che un messaggio come questo arrivi subito al cuore della gente.