Mario Romano: “Legambiente dimostra una scarsa conoscenza delle modalità della pratica venatoria”
Il presidente del Gruppo consiliare I Popolari Mario Romano, ha inviato una lettera al presidente della Giunta regionale Michele Emiliano ed al presidente del Consiglio regionale Mario Loizzo, relativamente alla nota di Legambiente con cui si chiede la revoca di autorizzazioni per lo svolgimento dell’esercizio venatorio.
“Carissimi, mi corre l’obbligo come consigliere regionale muovere alcuni rilievi alla nota di Legambiente, a voi fatta pervenire in data 12 maggio, con la quale viene chiesta la revoca di ‘atti ed autorizzazioni’ volte allo svolgimento dell’esercizio venatorio in forma collettiva per la stagione 2020/2021, ovvero alla sospensione di ‘quelle in corso di emanazione’ in quanto idonee alla diffusione del SARS-Cov-2.
Che Legambiente, di cui conosciamo il suo modo di operare e l’avversione che nutre nei confronti del mondo venatorio, possa avanzare tale richiesta è un suo diritto, ma non può argomentarla con motivazioni che risultano infondate e strumentali.
La richiesta in questione, pertanto, si appalesa, non solo destituita del benché minimo fondamento, ma per così dire fuori tema, ancorché maldestramente accompagnata dalle dotte citazioni dell’art.32 della Costituzione e degli artt. 452 e 438 c.p.
A Legambiente sembra sfuggire l’unico dato, qui rilevante: l’aggregazione, di cui si parla nella nota in parola, è già sanzionata dal legislatore, che si è diffuso da tempo a vietarla, ritenendola forma impropria e generatrice di danni ed il divieto viene correttamente ripetuto da tutti i mezzi di comunicazione e dai servizi televisivi.
Il resto è pura poesia e non ha nulla a che vedere con i contatti sociali e con la diffusione di germi patogeni. Le aggregazioni sono state, come detto, già inibite per legge, anche quelle che eventualmente coinvolgano ultra settantenni, sicché ritornare sull’argomento rappresenta un esercizio fuorviante ed inutile.
Orbene, non posso fare a meno di sottolineare che la nota in questione dimostra una scarsa conoscenza delle modalità della pratica venatoria, che di norma rifugge ad aggregazioni e si incentra nell’esercizio ‘singolo e solitario’.
Alla luce di quanto esposto, ritengo che la nota di Legambiente non possa per alcuna ragione essere presa in considerazione.
Tanto mi è sembrato doveroso in difesa del mondo venatorio costantemente vessato da queste associazioni che hanno fatto dell’anticaccia la loro bandiera”.