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Arianna e Maria Grazia al 46° Festival della Valle d’Itria: un capolavoro da rivivere

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MARTINA FRANCA (Ta) – In una notte di mezza estate, come in un sogno shakespeariano un po’ barocco, nell’ariosa Piazza Roma di Martina Franca dinanzi a Palazzo Ducale, sotto un cielo vespertino azzurro cobalto, rivestita di uno sfavillante abito giallo incontriamo Maria Grazia Ciracì. Talento musicale tutto messapico, nata a Brindisi da famiglia di Villa Castelli, partita giovanissima per studiare musica a Bologna. Le chiediamo subito: raccontaci lo sviluppo della tua formazione professionale.

«Sono una cantante diplomata in canto lirico, ho studiato al Conservatorio G.B. Martini di Bologna, ho avuto la fortuna di studiare con maestri di fama internazionale del calibro di Arrigo Pola, maestro del tenore Pavarotti, e Gigliola Frazzoni, grande interprete pucciniana con la quale ho fatto diversi concerti solistici a Bologna. Sono 35 anni che svolgo questo lavoro, tra teatri di tradizione e fondazioni lirico-sinfoniche. Ho lavorato per Rai 3 sinfonica, e per 24 anni ho frequentato il palcoscenico dell’Arena di Verona, il teatro all’aperto più grande d’Europa. Il Conservatorio è stato un trampolino di lancio, perché poi in palcoscenico ho sviluppato la mia  formazione artistica grazie al lavoro con registi e direttori che hanno contribuito alla mia crescita, e senza di loro non sarei quella che sono oggi. Tra i direttori d’orchestra ricordo Prêtre, Campori, Metha, Lombard, Armigliato e tanti altri. Tra i registi potrei citare Olmi, Herzog, Montaldo, De Simone, Lavia, Zeffirelli con il quale ho lavorato moltissimo, ho partecipato a molte produzioni».

Maria Grazia Ciracì a Martina Franca, alla Prémiére di Arianna a Nasso

 

Ci parli del cast di Arianna a Nasso, e delle tue impressioni da addetta ai lavori?

«Speciale, di livello internazionale e straordinario per vocalità e interpretazione. Non capita di vedere un cast così ben affermato in tutti i ruoli.

I cantanti Carmela Remigio l’Arianna, Jessica Pratt Zerbinetta, Piero Pretti Bacco ecc. sono stati centrati sia per vocalità che nei personaggi interpretati, e questo non accade di frequente. Un cast davvero importante, loro non lavorano solo in Italia ma viaggiano in tutti i continenti. E si sente.»

La Direzione?  «Fabio Luisi, io lo adoro. È stato un direttore che ha guidato l’orchestra del Teatro Petruzzelli con grande classe. È un grande interprete, secondo me la partitura di Strauss è stata davvero ben eseguita. Così come con la regia: ha trovato una convibrazione, il palco convibrava con la musica, i momenti non erano lasciati al caso, il palcoscenico era insieme alla musica, sempre. Walter Pagliaro, pugliese, l’avevo già incontrato. Ho lavorato con lui per Wagner, ne Il Crepuscolo Degli Dei, al Petruzzelli. È un raffinato.»

 

La narrazione, ci spiega Maria Grazia, è simbolica, con una spiccata vivacità dei personaggi. È messa in luce la contrapposizione tra le due figure femminili che rappresentano la contrapposizione sul senso della vita. «Zerbinetta con la sua vitalità riesce a ridurre il dolore per l’abbandono di Arianna, questo momento cruciale è stato ben messo in evidenza».

Che ci dici della scenografia? «Era un cubo: la grotta di Arianna, il suo luogo d’isolamento che diventa un sonno, l’abbandono che attraverso il sonno diventa un sogno. In questo sogno appaiono le figure, le maschere della commedia dell’arte che permettono ad Arianna di elaborare attraverso la loro vivacità il suo abbandono».

In tutto questo leggiamo chiaramente il ruolo maieutico del mito, perché l’abbandono è vissuto dall’Uomo in ogni tempo, e c’è sempre bisogno di trasformarlo, attraversandolo. Quale modo migliore per una metamorfosi emotiva a teatro? Gli antichi Greci lo sapevano bene, e ne facevano abbondante e buon uso.

«Riguardo al filone di tradizione l’edizione eseguita è quella del 1912, in una nuova versione ritmica in italiano curata da Quirino Principe, tra i massimi studiosi straussiani. Abbiamo potuto godere di questa cosa, molto interessante dal punto di vista filologico». La scelta obbligata imposta dalle misure restrittive per l’emergenza Covid, infatti, ha permesso di operare un cambio di programma che, alla fine, si è dimostrato ancora più vincente dell’idea iniziale. Non potendo invitare artisti tedeschi madrelingua, è stata commissionata nuova versione ritmica in italiano del libretto, e la scelta di Arianna è stata operata anche perché relativamente breve, 90 minuti, tale da evitare intervalli tra un atto e un altro. Quando il problema si trasforma in opportunità, e la si sa cogliere.

Cos’ha provato Maria Grazia interprete in veste di spettatore? «Per me è stata una prima serata di musica dopo tanto silenzio teatrale, è stato ossigeno dopo l’apnea. Il lockdown è stato terribile non solo per me ma per tutti gli artisti che non si sono potuti esprimere, e anche per il pubblico. Io credo che la pérmiére sia stata assegnata alla rinascita, di interprete spettatore e teatro insieme. Il palcoscenico non palpita se il pubblico non è presente, l’emozione è la partecipazione degli spettatori e degli artisti. Il teatro si fa insieme, è importante che io dica questo perché la tendenza odierna è quella di ascoltare in streaming, mandare in onda l’opera, il teatro. Non è così. Il teatro è il luogo prediletto perché crea uno stato particolare, una situazione di convibrazione, di simbiosi: questo attraverso uno schermo non può avvenire, è importante per il pubblico come per gli artisti».

 

Come vedi il futuro per teatro, musica e i suoi “operai di sogni”? «È la domanda più difficile perché in Italia, che è la culla dell’opera italiana, patrimonio universale dell’umanità, pare che questo (il futuro, appunto) non venga preso assolutamente in considerazione in questo momento. All’estero per mia esperienza l’opera italiana viene molto più apprezzata ed eseguita, e viene considerata una grande risorsa culturale. Un esempio: due anni fa sono stata in Giappone, i teatri erano stracolmi, gli spettatori ci aspettavano fuori per applaudirci, oltre a tutto il tempo di presenza in teatro.

Credo che in questo momento il confronto con la bellezza spaventa, più del virus. La mia preoccupazione è che se non ricorriamo all’arte come necessità di cura della persona, persona che significa “persuonare”, il nostro Paese è destinato a una forma di inciviltà che io vedo distruttiva. Tra l’altro, ho frequentato per quattro anni un corso di studi a Roma con la dottoressa Stefania Guerra Lisi, ideatrice di una disciplina: Globalità dei Linguaggi. Sono formata in MusicArTerapia, uso tutte le arti in simbiosi tra di loro per la cura della persona, dal bambino all’individuo portatore di handicap, dal risvegliato dal coma all’anziano; mi occupo anche di questo.  In conclusione: l’essere umano nasce artista, perché il vagito è la prima espressione artistica del bambino che viene alla luce, e questo dovrebbe far riflettere molto. Bisogna dire a gran voce che l’arte è autotelica, questo è un grande dono della vita».

Ricordiamo che la replica di Arianna a Nasso il 26 luglio sarà trasmessa in diretta su Rai Radio 3, mentre sarà anche trasmessa in diretta streaming sia sulla Web TV della Fondazione Paolo Grassi – alla quale si può accedere gratuitamente dal sito www.festivaldellavalleditria.it – che su Italiafestival.tv, la piattaforma dell’associazione dei festival italiani. Però, se potete, vi consigliamo di vivere l’eperienza del teatro lirico dal vivo. Viverla, e riviverla.

Sul set de “I Shardana” di Ennio Porrino, in una prima esecuzione a Cagliari.
Maria Grazia è vestita da Nuragica.

 

 

 

 

 

 

 

Gli appuntamenti con il Festival della Valle d’Itria

(fonte: https://www.puglia.com/festival-valle-ditria/)

Il Festival della Valle d’Itria di Martina Franca sarà una grande festa: cinque concerti nel centro storico della città che, ispirandosi al mito di Arianna, si trasformerà nel labirinto del Minotauro nel quale muoversi seguendo il filo della musica.

Tutti gli appuntamenti, a partire dalle ore 17 del 27 luglio, oltre ad essere ad ingresso gratuito (ad eccezione del secondo al quale non è ammesso il pubblico per questioni di sicurezza), saranno trasmessi sulla Web TV della Fondazione Paolo Grassi.

Dal pomeriggio alla notte, così come dichiarato dal direttore artistico Alberto Triola, ci sarà un ciclo di concerti nel labirinto bianco. L’abbagliante intrico di vicoli e piazzette del cuore di Martina Franca, città del Festival che da 46 anni ospita e accoglie turisti e pubblico provenienti da ogni parte del mondo, sarà reso più piacevole che mai.

Carme LXIV di Catullo e Epistola X di Ovidio

Il primo dei cinque incontri si terrà, alle ore 17, nel Chiostro di San Domenico, con un programma in due parti in cui si potrà ascoltare il Carme LXIV di Catullo e l’Epistola X tratta dalle Eroidi di Ovidio (brani da cui prende spunto l’intera programmazione del Festival), con la lettura scenica a cura di Marco Bellocchio nel ruolo di Theseus Sara Putignano in quello di Ariadna, con con l’accompagnamento del liuto di Gianluca Geremia e la drammaturgia di Michele Balistreri.

Secondo incontro dedicato al Rinascimento

Nella seconda parte, spazio alla musica con un programma interamente dedicato alla Rinascimento con Federico Maria Sardelli – fra i massimi esperti del repertorio – alla guida dell’orchestra Modo Antiquo. Voci soliste saranno Mariam Battistelli, Manuel Amati ed Eugenio di Lieto.

La seconda tappa sarà ospitata nella restaurata Sala dell’Arcadia di Palazzo Ducale: dopo i lavori il Festival della Valle d’Itria inaugura lo spazio rinnovato che, con ogni probabilità, era l’ambiente in cui si eseguivano i concerti da salotto. A causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria, non sarà possibile accogliere il pubblico e il concerto sarà trasmesso in streaming sulla Web TV. Ad esibirsi saranno grandi interpreti del repertorio barocco come Giulia Semenzato, Gaia Petrone e Francesca Ascioti, accompagnate da Antonio Greco al clavicembalo e alla guida dell’Orchestra Cremona Antiqua. L’Arianna di Alessandro Scarlatti, Mesta, oh Dio, tra queste selve di Leonardo Vinci e Arianna abbandonata di Benedetto Marcello saranno le tre cantante in programma.

Terza tappa: repertori per voce e pianoforte

Con la Terza tappa delle ore 19.30 si arriva al Villaggio di Sant’Agostino – Ex Convento delle Agostiniane con un programma dedicato al repertorio per voce e pianoforte con il soprano Lidia Fridman e il pianista Orazio Sciortino. Musiche di Beethoven, Listz, Clementi e Rossini.

Il pianto della Madonna, quarta tappa

Nella Quarta tappa spazio alla musica sacra: nella cornice della Chiesa di San Domenico, alle 20.30, saranno eseguiti Il pianto della Madonna sopra il Lamento di Arianna di Claudio Monteverdi – interprete il soprano Giulia Semenzato – e lo Stabat Mater di Domenico Scarlatti.

Ultimo incontro con il Festival della Valle d’Itria

Ultima tappa alle 21.30 alla Basilica di San Martino con due pagine di Franz Schubert: il Trio Gioconda De Vito eseguirà il Trio in Mi bemolle maggiore dal titolo “Notturno”; a seguire il pubblico potrà ascoltare Gebet, brano per quartetto vocale e pianoforte. A chiudere la giornata dedicata a Martina Franca sarà quindi il pianista Orazio Sciortino con l’esecuzione del brano Orpheus di Liszt nella trascrizione di August Stradal.


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Sabrina Del Piano

Archeologa preistorica, dottore di ricerca in geomorfologia e dinamica ambientale, esperta in analisi dei paesaggi. Operatore culturale, ideatrice di eventi culturali, editoriali ed artistici. Expert in prehistoric archaeology, geomorphology and landscapes analysis. Cultural operator and art events organizer

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