Ultim’ora: Il Presidente Emiliano ha scoperto che i prodotti ortofrutticoli non nascono nei supermercati

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La scoperta ha del sensazionale, per chi come lui ha avocato a sè l’Assessorato regionale alla agricoltura, e conforta gli agricoltori pugliesi che da troppi anni sono incuneati tra una legislazione nazionale radical chic di matrice urbana, scritta da gente che non ha mai messo piede neanche di sfuggita in una azienda agricola, e le disfunzioni amministrative regionali che sono una peculiarità esclusiva del nostro territorio.

Come non pensare alla disastrosa gestione della emergenza xylella, che dalle originarie 3.000 piante da abbattere secondo il programma Silletti, è stata fatta progredire fino alle attuali 21.000.000 di ulivi morti in un territorio sterminato che va da Santa Maria di Leuca fino a Bari.

Come non pensare ai fondi europei revocati per mancato utilizzo da parte della Regione Puglia, le domande di PSR rimaste inevase, dopo che tecnici ed agronomi hanno passato giornate intere ad istruire pratiche complesse, lottando contro i programmi informatici della Regione quasi sempre in tilt e inutilizzabili.

Vedete, la sofferenza in cui versa il settore agricolo, non è dovuta solo ad Emiliano, seppure lui sia stato un fattore negativo rilevantissimo, nè è dovuta alla ignoranza del legislatore nazionale, o alla ingiustizia del legislatore comunitario, la sofferenza della nostra agricoltura affonda le radici in un problema culturale.

L’Italia è governata da troppo tempo da forze politiche “progressiste” di sinistra che sono completamente immerse in una visione modernista e futurista del presente. Sono le forze politiche espressione della civiltà del terziario, dei beni e servizi prodotti nella grandi metropoli del nord, che considerano i prodotti ortofrutticoli e agroalimentari come beni di consumo autoproducentesi sui banchi dei supermercati, prodotti che devono reggere alla concorrenza del libero mercato internazionale, tralasciando però, che quella stessa legislazione “progressista” fortemente garantista nei confronti del consumatore, impone alla produzione agricola italiana standard di qualità ben superiori a quelli previsti negli altri Paesi della Unione Europea, e assolutamente superiori a quelli previsti nel resto del mondo, compresa la macro area del nord Africa che produce olio, uva, ortaggi, frutta, in diretta ed immediata concorrenza con la nostra produzione interna, ma senza l’osservanza dei disciplinari in materia di fitofarmaci in vigore da noi, e senza tutti i costi della manodopera che i nostri imprenditori agricoli devono sostenere per produrre.

La nostra legislazione in materia di tutela del lavoro e qualità dei prodotti agroalimentari è un faro nella notte in ambito mondiale, ma questo nostro primato è stato ritorto contro di noi, da una legislazione miope e scorretta, che ha introdotto nel mercato interno competitor con cui è impossibile competere in termini di costo finale del prodotto.

Ricordiamo tra i vari adempimenti legittimi ma insostenibili imposti ai nostri imprenditori agricoli: l’obbligo di rifornire il dipendente di abbigliamento tecnico e attrezzi di lavoro, oppure l’obbligo di munire il dipendete di un certificato medico di idoneità al lavoro per evitare patologie acute in sede di sforzo fisico.

Tutte norme legittime e sacrosante, ma che si scontrano con le peculiarità del mercato del lavoro agricolo italiano, in cui i braccianti sono in perenne mobilità tra una azienda agricola e l’altra, quindi il singolo datore di lavoro finirebbe per fare un investimento in termini di abbigliamento, attrezzi e spese sanitari in favore di un dipendete che da lì ad una settimana con gli stessi beni e certificazioni se ne andrebbe a lavorare in un’altra azienda. Tanto per citare alcuni esempi.

In ambito comunitario poi il problema diventa ancora più ostico ed eticamente scorretto, perchè il settore agricolo viene considerato un vero e proprio strumento di compensazione per dinamiche internazionali complesse.

Citiamo ad esempio gli accordi commerciali di libero scambio in via di ultimazione tra Unione Europea ed i Paesi del Nord Africa, tra cui Marocco, Tunisia ed Egitto, che laddove ratificati comporterebbero l’ingresso sul territorio comunitario di olio, uva e grano in diretta concorrenza con i prodotti pugliesi, con consequenziale estinzione di questi settori interni nel nostro territorio.

La soluzione a tutti questi problemi non può che essere il ritorno al buon senso, il ritorno alla fiducia nei confronti di partiti che la sinistra “progressista” indica come conservatori, usando questo aggettivo in modo dispregiativo, come se conservatore fosse sinonimo di retrogrado o nostalgico.

Fratelli d’Italia è un partito conservatore, espressione di un orientamento di pensiero di centro destra moderno, moderato, tecnicamente preparato e soprattutto orientato verso la tutela della nostra sopravvivenza economica e culturale.

Prima ancora che cittadini del mondo, noi siamo cittadini italiani. Prima ancora che imprenditori operanti sui circuiti internazionali, siamo uomini e donne che hanno al necessità di lavorare per portare uno stipendio a casa, produrre ricchezza per la nazione ed un futuro per i nostri figli che non sia solo emigrazione verso aree geografiche più ricche del globo.

Ecco perchè scegliere Fratelli d’Italia oggi, è una scelta consapevole che mette a disposizione dell’elettore un partito ramificato e vincente in tutti i livelli della politica, dalla piccola sezione di paese, alla grande assise parlamentare, passando per le giunte ed consigli regionali. Attraverso questa struttura, il problema ambientale di Lizzano, o il problema dell’agricoltore di Grottaglie, finiscono direttamente in parlamento al fine di ottenere una sensibilizzazione della opinione pubblica nazionale ed una rapida soluzione sul piano politico e legislativo.

Votare Fratelli d’Italia in Puglia, in occasione delle imminenti elezioni regionali, significa far diventare presidente un uomo che attualmente riveste la carica di Coordinatore del partito conservatore europeo, un uomo che ha maturato esperienza in tutti gli ambiti politici, come Presidente di Regione nell’ambito regionale, come Ministro per le Regioni in ambito nazionale, e come Coordinatore di uno dei più grandi movimenti politici europei, nonchè come eurodeputato nella assise comunitaria.

Un uomo che ha uno staff tecnico in grado di non sprecare neanche un centesimo delle ingenti risorse che ogni anno l’Europa mette a disposizione delle Regioni proprio per sopperire a quelle distorsioni del mercato che alcune intese internazionali, come quella sopra ricordata con il nord Africa, comportano nelle varie regioni del territorio comunitario.

Quindi per favore, lasciamoci alle spalle la confusione insostenibile del moderno “progressismo” di sinistra, lasciamoci alle spalle una giunta regionale che a quella confusione ha aggiunto una colpevole inefficienza e ripartiamo da noi, dalla Puglia e dall’Italia, per ricostruire i cardini di una sana economia agricola che sia fonte di reddito e prosperità, non solo per i nostri agricoltori, ma anche per le future generazioni che vorranno continuare l’arte millenaria della coltivazione della terra.

Corretto utilizzo dei fondi comunitari, piani di prevenzione sanitaria nel settore agricolo, rimozione delle distorsioni operate dal reddito di cittadinanza nel mercato del lavoro agricolo, intervento sui costi energetici della produzione agricola, in particolar modo sul costo della elettricità nella irrigazione dei campi, misure di tutela degli agricoltori dai danni prodotti dalla fauna selvatica ( cinghiali), velocizzazione dell’iter burocratico per armonizzare le esigenze della produzione agricola con quella dei parchi naturali già istituiti a tutela del territorio, creazione di strutture di supporto alla commercializzazione dei nostri prodotti agricoli ( centri servizi), intervento sul sistema portuale e aeroportuale jonico al fine di utilizzare al meglio le potenzialità della zona economica speciale, già istituita sul nostro territorio e consentire un pieno utilizzo dell’aeroporto Arlotta di Grottaglie per il trasporto commerciale internazionale dei nostri prodotti ortofrutticoli.

Ripartiamo da qui, ripartiamo dal tuo voto.


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Redazione Oraquadra

La redazione.

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