London Design Festival 2020: il design crea cultura, valori, futuro

LONDRA – Il design crea cultura. La cultura modella e trasforma i nostri valori. I nostri valori determinano il futuro nostro e di chi ci circonda.
E’ questa la visione del London Design Festival, inaugurata il 12 settembre scorso e che oggi vede il suo finissage: un contenitore di idee, visioni per il presente e il futuro, uno spazio di massima espressione creativa ideato per la prima volta nel 2003 per dare voce all’immaginazione e innovazione di centinaia di designers provenienti da tutto il mondo.


Nonostante le incertezze e le difficoltà organizzative causate dalla pandemia di quest’anno, la città di Londra non si è fermata e ha continuato a incentivare la ripresa culturale nella capitale, riproponendo la diciottesima edizione del festival. Anche in un anno difficile come il 2020, il festival è riuscito a promuovere e celebrare il design in tutte le sue forme. Dall’ideazione di nuovi spazi architettonici, alla creazione di prodotti di design insoliti modellati a partire da oggetti di uso comune, fino alla realizzazione di installazioni gonfiabili in cui l’osservatore è parte integrante dell’opera.
Le due opere più rappresentative del festival. Tra gli oggetti di design più affascinanti presentati durante il festival vi sono quelli realizzati da Tom Dixon, un designer britannico specializzato nel settore dell’illuminazione di interni e nell’arredamento di interni futuristici e al contempo funzionali. L’opera principale della mostra di Dixon a Coal Draps Yard nel quartiere di King’s Cross è Octagon (Ottagono) la quale racchiude delle installazioni luminose che proiettano una luminosità eterea sull’ambiente circostante. Tra queste sono presenti una serie di lampadari semi-metallizzati a forma sferica che con le loro luci a LED generano degli straordinari effetti ottici; e delle installazioni cinetiche di lampadari a forma di spirale realizzati in acciaio inox (intitolati Spring) che, appesi al soffitto, ruotano lentamente, invitando lo spettatore ad ammirare il gioco di luci e ombre creato dal movimento di questi oggetti.
Animata da altri obiettivi è Unity, “unione”, l’installazione della designer francese Marlène Huissoud. Unity si pone come obiettivo quello di sfidare l’individualismo imperante della nostra società moderna, promuovendo l’importanza di due valori che stiamo progressivamente perdendo: la collettività e la condivisione. Unity invita i visitatori a interagire con l’opera, incoraggiandoli a circondare l’installazione e posizionarsi all’incirca a 2 metri da essa. L’installazione gonfiabile ha modo di esistere e crescere in dimensioni solo se i passanti si relazionano fisicamente con essa, gonfiandola tramite delle pompe a pedale. Senza alcuna forma di interazione con il pubblico, l’opera, come un palloncino, si sgonfia, perdendo il potere e la vitalità che la caratterizzerebbe se tutti si impegnassero a gonfiarla. Il messaggio della Huissoud è ottimista: l’unione fa la forza ed è solo unendoci che possiamo creare una società migliore e cambiare il sistema.

In quest’epoca di crisi sociale, economica e soprattutto umana, gli esseri umani continuano a rinchiudersi nelle loro individualità invece di unirsi l’uno con l’altro per affrontare problemi di natura collettiva. La pratica di designers come la Huissoud è in continua evoluzione ed è una risorsa preziosa per tutti noi perché stimola le società di oggi a rimanere unite e le invita a non fomentare idee e politiche che si nutrono di divisione ed esclusione dell’altro.
Quando capiremo che l’altro è noi e noi siamo l’altro?


