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Arte e mare …Mi ritorna in mente: 1980, la questione del Mar Piccolo. Cronistoria in forma di racconto

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“Come raccogliere le parole venute dal mare” Pino Lacava, 1980

TARANTO – Nel 1980 e nell’ambito delle varie attività della Cooperativa Punto Zero di Taranto, presieduta da Vittorio Del Piano, vi è un programma ambizioso: occuparsi delle condizioni di salute del Mar Piccolo di Taranto. La Cooperativa nella persona del Presidente chiama a sé tutti gli artisti di arti visive, collaboratori dell’associazione. In una riunione del febbraio dello stesso anno, si definisce il programma e si stila un verbale dove gli artisti convenuti si impegnano a partecipare con le loro opere.  Vado a memoria: Antonio Noia, Franco Gelli, Vittorio Del Piano, Ciro De Vincentis e io stesso, Pino Lacava.  Mi scuseranno i miei amici se ne ho dimenticato qualcuno visto che son passati 40 anni.  Il tema da sviluppare è: EUROPA ’80 – PUGLIA NOSTRA – “Messaggi artistici per la vivibilità del Mar Piccolo”. Poiché si trattava di verificare lo stato di salute del nostro mare, la mattina del 17 marzo 1980 percorsi con la mia 500 la Circumarpiccolo, l’antica strada che costeggia Mar Piccolo. Mi fermai presso Contrada Marrese e raggiunsi la battigia. Lì vidi di tutto: rifiuti organici, cartacce, cicche di sigarette, plastica e alcuni pesci in stato di putrefazione. Il movimento del mare rimandava tutto lo schifo sulla terraferma come per dire: “faffanculo umani”. La sabbia emanava un odore fetido. Mi chinai e raccolsi con le mani la sabbia mista a conchiglie e altri materiali. Ne presi una buona quantità e la infilai in un contenitore di plastica. Nel pomeriggio raggiunsi Vittorio a Taranto e gli chiesi che possibilità ci fossero per fare analizzare il campione marino. Mi suggerì di recarmi all’Istituto Talassografico di Taranto. Fu lì che incontrai il Dott. Michele Pastore, biologo marino e dirigente dell’Istituto. Salutandomi mi promise che avrebbe analizzato il materiale raccolto in riva al mare. Infatti, dopo qualche giorno andai a ritirare il documento sul quale erano scritti in modo dettagliato i composti e le sostanze presenti nella sabbia. Quel documento, poi, lo assemblai nella mia opera che chiamai Oscillantografo.

Oscillantografo, particolare della install/Azione

Progettai e feci costruire sette vetrinette con cornice e serratura nelle quali assemblai sabbia, conchiglie, immagini, disegni, scrittura e provette contenenti l’acqua del Mar Piccolo. Tutto era evidente attraverso il vetro. L’insieme si configurava come essere un’install/Azione di cm 320 x 120 x 100 addossata ad una parete, composta di sette vetrinette allineate una sull’altra in senso verticale. Sulla vetrina superiore, che era aggettante rispetto alle altre, agganciai un filo a piombo, tipo quello dei muratori, che oscillando segnava la sabbia stratificata a terra. La carta, che conteneva l’analisi chimica e biologica, la fissai al lato delle vetrinette, inchiodata con un lungo e grosso chiodo come quelli che inchiodarono alla croce Gesù Cristo. Il tutto era completato con scritture provocatorie che riguardavano la cattiva gestione e cura del nostro territorio, del nostro ambiente e del nostro mare. Una scrittura segnata col gesso suggeriva l’uso della energia alternativa.  L’install/Azione fu presentata ad aprile all’Expo Arte di Bari 1980 e il mese dopo nella Galleria Comunale di Taranto. Un’opera realizzata nell’altro secolo e nell’altro millennio ma per molti osservatori pare essere stata pensata e presentata oggi, tant’è che i suoi contenuti sono di interesse attualissimo, da far riflettere quanto il nostro ambiente e il nostro mare siano dei beni inalienabili. Per quest’opera voglio ringraziare mio padre per aver costruito le finestrelle; Michele Pastore che esaminò i materiali raccolti sulla riva del Mar Piccolo; Vittorio Del Piano per avermi data la possibilità di esprimermi.

Legenda dei materiali e degli elementi presenti nel campione raccolto da Pino Lacava sulle sponde del II Seno di Mar Piccolo, analizzate dal Dr Michele Pastore presso l’Istituto Talassografico, Taranto, nel 1980

 

Così scriveva Vanna Bonivento sul quotidiano del 18 aprile 1980.

«Pino Lacava propone sette cassette composte su una linea verticale e appese come un quadro, con vetro, cornice ed una serratura. Esse contengono tutte le specie di terreno del Bacino del Mar Piccolo, quasi a volersi riappropriare, in termini visivi, di un bene che è patrimonio di tutti e non può essere abbandonato a se stesso come conseguenza – dice – di un atavico latifondismo: le gravine, le spiagge marine. Senza la pretesa di voler documentare il grado di inquinamento delle spiagge del Mar Piccolo, cosa che dovrebbe competere all’Istituto Talassografico, Lacava presenta, mucchietti di terra conchiliacea, con ghiaia, gasteropodi, frammenti conchiliari di specie differenti, con residui di origine vegetale, ma anche frammenti di vernice al minio, risultato della presenza dell’uomo industriale.» Vanna Bonivento, (Quotidiano 18 aprile 1980)

Così scriveva Mario Neve negli atti del 2° Convegno nazionale Cercando Casa – Architetture e luoghi di possibili incontri, a cura di Carlo Cappelli, Carpi 6 – 7 settembre 2002. “Un progetto per la riattivazione estetica delle culture del Mar Mediterraneo”

«Nel 1980, P. Lacava, presentava, all’Expo Arte di Bari e al Castello Aragonese di Taranto, l’Oscillantografo. Così si legge negli atti del convegno di seguito riportato: “Anni, quelli, segnati dall’emergere del tema ambientale nella discussione politica e nei movimenti civili. A guardarli attraverso ciò che scorre sugli schermi televisivi in questi giorni appaiono sinistramente profetici. Eppure l’urgenza di intervenire sembrava ovvia e naturale, pur senza avere sotto gli occhi i segni di disgregazione sociale ed ambientale che fingiamo di non vedere oggi. L’installazione e le

opere, presentate a Bari e Taranto, sottolineano tale urgenza. L’Oscillantografo diveniva quindi un dispositivo che non si limitava ad indicare, come pendolo della scelta da intraprendere, tra diverse alternative di sviluppo, ma che era anche una finestra sullo stato stesso dell’ambiente. Nello specifico, lo stato di salute del Mar Piccolo di Taranto. Questo per ricordare che il cosiddetto “mondo esterno”, la “realtà”, si manifesta esclusivamente laddove le nostre costruzioni falliscono”».

Oscillantografo, schizzo del progetto, Pino Lacava, 1980

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Pino Lacava

Artista visivo e ceramista, sperimentatore d'arte, appartenente alla corrente della Neo Avanguardia New Dada. Ha esposto in collettive e personali nazionali ed internazionali, tra cui la Biennale di Venezia e la Biennale di Brera. Già docente all'Istituto "Cabrini" di Taranto di grafica. Operatore culturale.

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