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Sono molti i settori economici in grave difficoltà. Le imprese tarantine sono già allo stremo

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La seconda ondata di Covid-19 rischia di dimezzare la già timidissima ripresa delle imprese tarantine. Stiamo riscontrando, direttamente dagli imprenditori, le difficoltà di diversi settori come, ad esempio, quello del benessere che registra una flessione con punte fino al 70% rispetto al 2019. Estetisti e parrucchieri sono asfissiati da un pauroso calo di fatturato e da un incredibile incontrollato dilagare della concorrenza sleale del lavoro nero. Quindi, dichiara , Segretario provinciale di Confartigianato Taranto, non possiamo permetterci una chiusura generalizzata come la primavera scorsa, un secondo lockdown: le nostre imprese sono già allo stremo e ne sarebbero annientate.

Ma non solo il benessere, altri importanti settori come l’autoriparazione, l’autotrasporto, la moda, servizi e terziario sono in pesante difficoltà.

Dati alla mano, Confartigianato torna a lanciare un appello perché chi ha oggi potere decisionale «ascolti le associazioni di categoria che sono a contatto con la realtà». Realtà amara quella che dietro ai commercianti che protestano per gli effetti dell’ultimo Dpcm vede «un tessuto di micro, piccole e medie imprese artigiane di svariati settori economici che hanno meno visibilità ma che sono altrettanto penalizzate». È il caso di buona parte della famiglia dell’artigianato, un mondo che, rimarchiamo ancora una volta, ha bisogno di un’attenzione maggiore.

Siamo coscienti e molto preoccupati per la serietà dell’emergenza sanitaria. Siamo molto scontenti degli ultimi provvedimenti del governo e per la strategia all’orizzonte – spiega Paolillo – perché riteniamo che non sia fermando le attività ma esercitando una forte azione di controllo si possa guardare avanti. Nei mesi scorsi, ai nostri imprenditori sono state date nuove regole quasi ogni settimana. Le hanno rispettate investendo denaro, hanno studiato ed adottato soluzioni alternative, riponendo anche fiducia nelle Istituzioni. In cambio si sono ritrovati ancora oggi in grosse difficoltà, senza una prospettiva. Si doveva evitare di arrivare a questo punto, a fine ottobre. C’era tempo per prevenire questa situazione, investendo in sanità, trasporto pubblico e scuole. Controllare e non chiudere crediamo che sia la soluzione più adeguata. Non è quindi assolutamente più giustificabile, ad esempio, consentire ad operatori abusivi ed a nero di operare impunemente, in barba a qualsiasi regola deontologica, sanitaria e fiscale.

Il sistema delle piccole imprese del nostro territorio ha dimostrato di voler reagire alla crisi, ha investito nella sicurezza, non ha licenziato, addirittura in molti hanno investito nell’aggiornamento professionale e tecnologico. Ora il peggioramento della situazione sanitaria aumenta l’incertezza, compromettendo la fiducia nella ripresa.

Ma le preoccupazioni non sono solo economiche. In questi giorni si sono scatenate dinamiche molto preoccupanti – conclude Paolillo. Il meccanismo di ribellione, prima che a un dissesto economico, porta a una disfatta sociale ancora più complicata nella sua gestione.

Oggi l’unico modo per sostenere il coraggio delle imprese è una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti: istituzioni, imprese e cittadini.


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Redazione Oraquadra

La redazione.

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