APERTAMENTE di Giuseppa Colitta. “Maradona e la contorta realtà”
“Napule è mille culure, Napule è mille paure”, così cantava il mitico Pino Daniele della sua Napoli. La stessa Napoli che, ieri appena appresa la notizia della morte di Diego Armando Maradona, vive in una atmosfera surreale. Una città, già afflitta e martoriata, che accende le luci per salutare per l’ultima volta il suo dio pagano. Indicative le immagini provenienti dai quartieri spagnoli dove, di fronte al murales del Pibe de oro, una piccola folla ha voluto omaggiarlo affiggendo un manifesto funebre, lasciando un fiore o una foto, mentre qualcuno piange.
Il rapporto tra Maradona e Napoli non è stato solo un semplice contratto di un grande campione con una squadra calcistica. Maradona non è stato solo il Napoli, ma Napoli, e per certi versi ne ha incarnato perfettamente vizi e virtù, genialità e debolezze. Ha reso fieri i napoletani donando loro senso di appartenenza e trionfo, ma allo stesso tempo ne ha mostrato tutta la debolezza e l’incapacità di salvarsi.
Maradona muore in un giorno significativo per offrirci l’ennesimo messaggio di una realtà, la nostra, strana, contorta, e se vuoi stupidamente coinvolta nel nulla, a volte. Proprio Napoli è protagonista di una serie infinita di esempi di efferata violenza e di morti per violenza… Eroi solitari che vanno via in sordina in una società incivile che, invece, dichiara un lutto cittadino di tre giorni, per Maradona che sicuramente è stato un grande del calcio, ma anche un “grande” per tantissime nefandezze che hanno coronato la sua esistenza. E non penso proprio che le notizie a noi giunte fossero solo una questione di gossip… Cosa penso? Semplicemente “Pace all’anima sua” così come lo direi per qualsiasi creatura di questa terra, ma, riferito a lui, senza, però, alcuna mortificazione.