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Enalcaccia Grottaglie. Fanigliulo: la caccia patrimonio culturale, sociale ed economico.

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A communi observantia non est recedum” ossia (non ci si deve allontanare dall’opinione comune) citavano i latini per definire che in caso di incertezze è meglio attenersi nelle opinioni ai costumi prevalenti, senza distaccarsene troppo. È proprio quanto, quotidianamente, si verifica nel dibattito sulla caccia, ove è più semplice sparare al bersaglio e allinearsi al comune sentire, piuttosto che fare opera di discernimento e comprendere cosa sia, realmente, l’attività venatoria con il suo volto poliedrico.
Il dibattito sull’”ars venandi” non può essere rilegato alla mera compassione per il selvatico né tanto meno ridotto a sterili luoghi comuni, spesso dettati dalla priva conoscenza di tutte le dinamiche che la caratterizzano o, ancora, alla semplice definizione di un’arte antica.
Il cacciatore, nella società, ha un ruolo imprescindibile ossia una funzione tecnico-sociale. A lui è devoluto, per legge, il controllo della fauna e la cura dell’habitat.
Non a caso è chiamato ad intervenire per il controllo selettivo degli ungulati, specificatamente in Puglia, per riportare il giusto equilibrio, con piani di abbattimento mirati, nella popolazione dei cinghiali.
Cinghiali che recano ingenti danni alle colture, che rendono nullo il sacrificio degli agricoltori, già piegati economicamente, anche dalle conseguenze della pandemia. Il controllo della specie, finanche finalizzata a prevenirne l’eccessivo proliferarsi della stessa che, circoscritta in un’area ristretta, può provocare serie epidemie. E gli incidenti stradali provocati dagli ungulati? Nessuno mai ha accennato minimamente nel ruolo chiave che hanno avuto i cacciatori nella prevenzione della peste suina (PSAF), una gravissima malattia dei suini e dei cinghiali (in parte anche per l’uomo) i quali, mediante le proprie associazioni di rappresentanza collaborano assiduamente con le Autorità sanitarie. E gli storni? Selvatico protetto ma, spesso, prelevabile in deroga, come ha deciso quest’anno la regione Puglia, circostanziando il prelievo in determinate zone. Quanti danni reca all’olivicoltura? E il compito di prevenire i danni è stato affidato ad un numero ben preciso di cacciatori. Ed è chiaro sottolineare il fatto che sono spesso le associazioni agricole che richiedono l’intervento dei cacciatori.
Questi sono solo alcuni esempi a titolo esemplificativo ( potrei citarne tanti altri) ma che bastano, ragionevolmente, affinché si comprenda quanto importante sia l’attività venatoria.
La caccia in Italia è disciplinata dalla legge 157 del ’92 che, per quanto obsoleta, è una delle più restrittive in Europa. I cacciatori che la praticano, a livello nazionale, sono circa 730mila, circa 21mila in Puglia e circa 400 a Grottaglie (TA).
Perché faccio riferimento a questi dati? Semplice! Per definire l’impatto che il cittadino-cacciatore han nel tessuto sociale ed economico.
Il Corriere della Sera, qualche anno fa, ha dedicato un articolo ai cacciatori definendoli, propriamente, “Sentinelle dell’ambiente”. Ha evidenziato il fatto che gli incendi, nel periodo dell’apertura della caccia, erano sempre in calo e, i suoi principi, facilmente localizzati, grazie alla presenza dei cacciatori nel territorio e delle squadre di soccorso organizzate dalle stesse associazioni.
I cacciatori, anche nella nostra realtà locale, si sono impegnati spesso nelle varie giornate ecologiche organizzate, atte a ripulire zone lasciate nel totale degrado e guardavano con dispiacere alcune aree interessate al Parco del Gravine, sovente deposito di discariche abusive. Ma lì, il problema, non si pone, perché l’ambientalismo farlocco ha ormai preso il sopravvento. Il problema, per molti, però, è il cacciatore. Evidentemente, sbagliando.
Lo scorso anno, la dirigenza dell’Enalcaccia grottagliese ha ringraziato, pubblicamente, alcuni suoi associati, che avevano soccorso in diverse circostanze animali domestici e, anche selvatici (RAPACI), in difficoltà, sottraendoli da morte certa e attivando tutte le procedure di rito previste, con la contestuale consegna degli animali, alla Polizia Locale cittadina.
La caccia e tutto il suo indotto, rappresenta una voce fondamentale nel sistema economico italiano, precisamente circa l’1 % del pil nazionale: 7 miliardi e quasi trecento milioni di euro (comprese le tasse versate dai cacciatori). Non credo se ne possa fare a meno. Al contrario.
La nobile beccaccia, che è stata immortalata nella foto oggetto di confronto, è una specie che sta a cuore a tutti i cacciatori e, proprio a Grottaglie, nel mese di ottobre, è stato organizzato, dalla locale sezione dell’Enalcaccia, un convegno sulla ricerca scientifica legata allo scolopacide che vede, proprio in questi giorni, alcuni cacciatori dedicarsi al rilevamento dei dati della specie, utile per attivare il suo monitoraggio, nonché comprenderne il suo stato di conservazione. Questa è la realtà dei fatti. Non la demagogia o la deviata ideologia.
Per quanto concerne il “depauperimento” menzionato nell’articolo non trova ragione nella condizione dello stato di conservazione delle specie, in quanto, il prelievo venatorio delle stesse (tra l’altro oggetto di continuo monitoraggio) ha un impatto minimo a fronte di altre cause dovute all’attività dell’uomo, quale, ad esempio, l’uso dei fitofarmaci in agricoltura.
Questo è il percorso intrapreso dal’Enalcaccia grottagliese, che ha preso le distanze dalla vecchia forma di associazionismo e ha posto in essere politiche venatorie importanti, anche, per il nostro contesto cittadino.
Siamo rimasti, quali massimi fruitori della natura, l’ultimo baluardo sincero, utile e appassionato del vero ambientalismo, con la sola pecca di non riuscire a promuovere quanto di buono facciamo per l’ambiente e per la collettività. E forse di non riuscire, specie a livello locale, a distaccarci da forme associative puramente anacronistiche. “Non siamo arroganti portatori di fucile”, parafrasando Adelio Ponce De Leon, già figura nobile e autorevole della caccia, bensì uomini che con la loro forza di volontà, la loro opera, difenderanno sino all’ultimo anelito, la propria passione.

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Redazione Oraquadra

La redazione.

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