Il candore di un’anima immortale nell’ultimo indimenticabile libro di Pierfranco Bruni “Quando mio padre leggeva Carolina Invernizio”
di Stefania Romito
Quando mio padre leggeva Carolina Invernizio è un libro connotato da un angelico candore che accarezza le corde più intime dell’anima. I sentimenti aulici che emergono delineano il ritratto amabile di un padre per il quale la coerenza e la nobiltà hanno rappresentato dei veri e propri capisaldi esistenziali. Un animo che custodiva in sé la fierezza delle origini arbëreshë e che amava affiancare all’innocenza narrativa dei romanzi di Carolina Invernizio le complessità filosofiche e inquiete di Goethe e Nietzsche.
Un padre nel cui cuore convivevano profondi ideali e passioni e la prodigiosa consapevolezza che l’esistenza va vissuta come un’opera d’arte, cercando di essere “creativi fino all’ultimo istante di vita”. Un testamento spirituale inciso nel tronco di un albero a sancire l’appartenenza della creatività umana al mondo della natura. Un panteismo magico che disvela il suo incanto nell’amore per la letteratura e in una fede politica vissuta non come ideologia ma come autentica spiritualità. Una intrinseca dedizione raccontata dal figlio-autore con la delicatezza dell’emozione che commuove per la sua integrità e onestà e che non può non provare orrore di fronte alla barbarie umana.
E il racconto procede così tra un narrare e un raccontare nei dialoghi di incontri e abbandoni preceduti sempre dai ritorni. Tra il rammarico e il rimorso di un figlio per non aver saputo bruciare quel lasso di tempo che lo ha allontanato dal padre quando ha spiccato il suo ultimo volo d’aquila per intraprendere l’eterno viaggio. Una mancanza che ha il peso dell’assenza. Una assenza che ha la nostalgia di un rimpianto rivissuto ogni ventunesimo giorno del mese e che rinviene la sua dolce quiete soltanto nelle rassicuranti atmosfere di un tramonto dai toni rossi.
Un libro che si innalza fortemente su certi testi in auge in questo periodo di mediocrità intellettuale, in cui la letteratura sempre più spesso funge da strumento politico. L’arte letteraria, in quanto generata dall’essenza umana, non può e non deve essere manipolazione ideologica, bensì elevazione spirituale esattamente come questo libro che nobilita l’animo del lettore, a prescindere da qualsiasi schieramento politico appartenga.
La Bellezza non ha colori politici, ma solo innocenza d’anima per permettere di elevarci sempre più verso l’Assoluto. Proprio come tutti i libri di Pierfranco Bruni sono in grado di fare.