Morire con Covid o di Covid: la salma dove la metto?
Senza voler entrare nel merito della questione spinosa del morire con il Covid o per Covid, questione che meriterebbe un articolo a parte, oggi vi voglio parlare di un fatto accaduto di cui sono stata testimone e coinvolta come famiglia. Tutto questo al fine di evidenziare la disorganizzazione vigente nel comparto delle procedure cimiteriali della nostra “ridente cittadina” del tempo che fu.
Da una anno, ovvero da quando ci è caduta tra capo e collo l’emergenza Covid 19, morire oltre che essere un evento straziante è diventato complicato e in alcuni casi cinico, oggi hanno più conforto nel morire i nostri animali domestici che i nostri defunti umani che ci hanno lasciato in questo anno orribile.
Giorni fa all’età di 82 anni è venuta a mancare una cara Zia, per una caduta in casa l’hanno dovuta ricoverare al SS.Annunziata di Taranto, dove dopo pochi giorni è stata trasferita al San Marco di Grottaglie, ovviamente reparto Covid, qui le cure di prassi, ma dato il suo stato di salute già precario, non ce l’ha fatta non per il Covid, ma per una sua patologia già presente e abbastanza grave e il covid le ha dato ilcolpo di grazia. La cara Zia, morta nella solitudine assoluta, pare nel sonno ( lei era una che non si lamentava mai, anche quando stava male). Una volta cadavere è stata “impacchettata” in un sacco ermetico sigillato e riavvolto in un telo di plastica di bio contenimento e la salma sistemata temporaneamente in una cella, in attesa che venissero espletate tutte le pratiche burocratiche da parte dell’agenzia delle pompe funebri incaricata dalla famiglia della defunta. All’indomani la salma viene sistemata nella bara, niente vestizione perché in involucro di biocontenimento e ovviamente nessun saluto da parte dei parenti causa emergenza sanitaria. La cara estinta aveva espresso in vita e in piena lucidità, di essere cremata e qui l’iter delle esequie si complica all’ennesima potenza, grazie anche a ciò che ormai è diventata la materia della gestione del cimitero e dei suoi “ospiti”, causa l’inadeguatezza di chi ci governa che non vuole sentire parlare di problematiche relative al Cimitero, e dove non c’è più spazio, tale carenza ha portato, tra l’altro, l’Amministrazione a chiedere a ogni congrega di cedere 40 loculi, ma di questo ce ne occuperemo in futuro.
Come molti sanno il Cimitero non è più nelle gestioni dirette dell’Amministrazione comunale, ma è stato dato in gestione alla ditta CVM srl di Cilifrese Vincenzo Multiservizi srl. Ovviamente detta ditta oltre a gestire le aperture e chiusure del Cimitero di Grottaglie, fa le pulizie, cura il verde, si occupa di tumulazione, estumulazione e esumazione, gestione della sala mortuaria e la cella frigorifero per tre posti bara, posti in cella non disponibili per morti Covid in attesa di cremazione.
Per la nostra cara estinta e per i suoi familiari comincia il farraginoso iter burocratico, fortunatamente gestito dall’agenzia incaricata che con grande delicatezza e dedizione si è dedicata alla dolorosa pratica, dove inutile sottolinearlo si incunea il disservizio e l’incapacità di chi dovrebbe rendere questo iter meno complicato agendo con più coraggio e umanità.
La cara estinta deve essere cremata per sua volontà, quindi comincia il giro di telefonate, prima al centro crematorio di Bari, tempo di attesa 20 giorni, ma non c’è posto per lo stazionamento della salma, tutte occupate le circa 30 celle frigo, telefonata a Foggia, tempo di attesa una settimana, anche qui esauriti i posti in cella frigo, si opta per Foggia , costo dell’operazione poco meno di mille euro, viene dato l’ok all’agenzia e non resta che attendere. Ma ecco l’ulteriore intoppo, la salma entro 24 ore deve sgombrare dalla piccola sala mortuaria dell’ospedale, giustamente con i tempi che corrono non la si può tenere occupata.
Dove mettiamo la cara Zia “imbustata e riposta nella bara? L’agenzia chiede di poterla riporre nella cella della sala mortuaria del Cimitero grottagliese, niente da fare! il Sindaco ha dato istruzioni che per le salme Covid destinate alla cremazione non è previsto questo servizio. Inutile protestare con la ditta, ordini dall’alto! Disperata la famiglia dà mandato alla ditta di onoranze funebri di informarsi quanto costerebbe tenere la salma della cara estinta nella sala privata dell’ultimo commiato, la risposta: una cifra da capogiro, opzione impraticabile. E pensare che a Bari presso il Cimitero ci sono celle frigorifero riservate alle salme in attesa della cremazione, al costo di 5€ al giorno, ma come già detto sono tutte occupate stesso discorso per Foggia.
Domanda: perché a Grottaglie c’è questo discrimine per chi è morto con il Covid o da Covid, se la salma è stata messa in sicurezza?
Torniamo alla nostra cara estinta “sfrattata” dall’ospedale e che deve essere cremata, ma a quanto pare non c’è posto per tenerla in attesa della cremazione.
Altro giro di telefonate, questa volta a Napoli e qui la cremazione può essere fatta in giornata, ovviamente il costo per la cremazione sale, per la famiglia l’esborso è di oltre mille euro, e ieri sabato 23 gennaio 2021 la salma è finalmente partita alla volta di Napoli per tornare cenere in un’urna e dove finalmente si potranno celebrare i funerali con una Santa Messa. Si perché questa povera anima non ha avuto nemmeno il conforto dell’estrema unzione ma solo una fugace benedizione nella sala mortuaria dell’ospedale San Marco con un ristrettissimo gruppo di parenti ad aspettare fuori, questo è il morire al tempo del Covid quando l’ultimo respiro viene esalato in una struttura sanitaria.
Cari lettori vi ho raccontato una triste storia come tante che da un anno a questa parte stanno vivendo sulla propria pelle centinaia di famiglie in tutt’Italia, il cui segno di questa dolorosa esperienza resterà come un solco indelebile nelle loro menti e nei loro cuori, con il dolore inconsolabile non solo della morte del proprio caro /a, a cui va aggiunto lo strazio per non aver potuto tenere la mano del proprio caro agonizzante nel momento del trapasso. Inutile sottolineare il cinismo e l’inadeguatezza di chi dovrebbe studiare procedure più consone e più umane in un momento in cui siamo costretti a convivere con questo nemico invisibile che a causa della narrazione terroristica, ci sta facendo diventare tutti mostruosamente cinici e disumani.
Tanto da dover raccontare nello scoramento assoluto una storia del genere e titolarla: