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Apertamente: Che cosa è un ristorante

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Ieri si parlava di che cosa è un ristorante e credo che mai come in questo momento possiamo capirne il senso.

Il ristorante non è soltanto una attività commerciale, ma è il luogo in cui i corpi sottili della socialità si intrecciano tra le persone in una comunicazione profonda e spontanea che passa direttamente dalla pancia prima ancora che dalla mente.

La comunicazione è fatta di sorrisi, battute, brindisi e le parole si mescolano con l’alcol come un buon vino nel bicchiere si mescola all’aria dopo la lunga costrizione della bottiglia.

In ogni sapore c’è una storia antica che prende forma nella narrazione del gusto.

In ogni piatto c’è una intera generazione all’opera secondo i dettami severi di madre natura.

C’è il bracciante che coltiva la terra, l’imprenditore che coordina l’azienda, c’è il comparto dei servizi che assicura la commercializzazione, c’è la mano sapiente del cuoco che trasforma la materia prima in un’opera di armonia, salute e bellezza e c’è il proprietario del ristorante che fonde la propria personalità con quella della clientela in una grande famiglia sempre mutevole, dove ad ogni tavolo imprime il suo tocco personalissimo di personalità, consigli e confronto umano.

Non ce ne siamo mai resi conto abbastanza ma nel ristorante, noi viviamo un lato importantissimo della nostra socialità, al ristorante sono legati i ricordi dei nostri momenti più importanti, dal battesimo alle nozze d’oro per chi ci arriva, passando dalla comunione, alla laurea, al semplice compleanno passato con gli amici.

Ogni luogo del mio cuore ha un ristorante di riferimento: all’Airport c’è una pizza che porta il mio nome, al Macchiaviva Bistrot ci sono Anna e Loredana con cui l’amicizia di vecchia data si fonde con proposte eno-gastronomiche sempre azzeccate, forse perchè mi conoscono da sempre, ed in cucina c’è la madre Carmela che sin dalla mia infanzia donava a mia madre dolci buonissimi che mi sono rimasti nel cuore e nel ricordo del palato.

Ogni ristorante, anche quello dove si entra per la prima volta, se è un vero ristorante, diventa un pezzo della propria casa. Non a caso quando non si vuole dare confidenza ad una persona si suol dire “io e te non abbiamo mai mangiato insieme”, perchè è nel mangiare insieme che tutte le sfere del nostro essere si coniugano in un’unica comunicazione profonda, dando voce alla parte istintiva che trova soddisfazione nel cibo e alla parte nobile che si realizza nella bella conversazione.

Io ricordo i miei viaggi in base ai ristoranti dove sono stato: la cacio e pepe in una osteria di Roma vicino l’ex Ministero dell’aeronautica, le tagliate in un rifugio di montagna in Calabria dopo una bella sciata, i canederli sul passo dello Stelvio a 3000 metri di quota, le crepes al cioccolato al bar dell’Operà di Parigi carissime un accidenti ma contornate dal cuore della cultura europea che si fa arte e architettura, passando per la locanda del carbonaio in un posto sperduto della Basilicata, dove prima ancora di capire che si trattava di carbone, scambiai una montagna fumante ritratta in foto per concime dei campi e trovai la cosa poco adatta alla sala di un ristorante 🙂 , senza tralasciare il sorriso di Francesca del Sunrise e l’amicizia sorniona del fratello.

Insomma, ora che fanno solo cucina da asporto, capiamo che i ristoranti sono più che semplici attività economiche ed essere un ristoratore è più che un semplice lavoro, se solo si pensi che per stare aperti a pranzo e a cena, questa gente lavora dalla mattina presto fino a notte fonda, con margini di guadagno sempre più ridotti, ma lo fa nello stesso modo in cui si coltiva un amore antico e sofferto, perchè un vero ristoratore la sera a casa propria non ci sa stare, sconfitto dalla mancanza di quella folla bonaria che si rimetteva a lui per avere consigli e per passare qualche ora spensierata sottratta al travaglio della vita.

Presto i nostri ristoranti torneranno ad accoglierci, e quando saremo di nuovo seduti al tavolo, al primo sorso di vino ricordiamoci tutto questo e dedichiamo a loro il primo brindisi, ai ristoratori, che da sempre ci hanno coccolato e di sicuro faranno il possibile per farci tornare ad assaporare il sapore più dolce della vita: quello della libertà.


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Redazione Oraquadra

La redazione.

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