Covid: limitazioni ingiuste agli italiani nel Regno Unito. Idea di proposta al Ministro degli Esteri Di Maio
While European countries should facilitate international travel in case of family emergencies, the UK government should also consider to put in place measures setting out the exceptional circumstances under which international travel is to be allowed, including family reasons
LONDRA – Qualche ora fa il primo ministro inglese, Boris Johnson, ha annunciato le misure che il suo governo intende attuare per avviare il paese verso l’uscita dal lockdown nazionale annunciato il 4 gennaio e in vigore fino all’8 marzo. L’attuale lockdown in Inghilterra, in vigore fino all’8 marzo, è il terzo nazionale imposto dal Governo come risposta all’impatto devastante della pandemia nel Paese, preceduto da un primo lockdown annunciato il 23 marzo 2020 e un secondo entrato in vigore il 5 novembre 2020 per solo un mese. Dopo quasi due mesi di lockdown nazionale, l’Inghilterra dà notizia che, a partire dall’8 marzo, alcune delle restrizioni imposte dal lockdown nazionale tra cui la possibilità di incontrare persone al di fuori del proprio nucleo familiare e/o persone con cui si convive vengano allentate.
Ascoltando il discorso di Johnson alla Camera dei Deputati (House of Commons) tenutosi ieri, noto che a partire dal 29 di marzo si potrà in Inghilterra incontrarsi fino a sei persone al giorno in luoghi all’aperto. Noto anche nel discorso un accenno alle restrizioni sui viaggi all’estero da e verso l’Inghilterra, restrizioni che il governo intenderebbe allentare a partire dal 17 di maggio, anche se non sono stati forniti dettagli a riguardo. Non è ancora noto al pubblico se il Governo inglese continuerà a richiedere l’obbligo di effettuare tamponi Covid a pagamento per poter viaggiare (tamponi il cui valore supera i £200) e l’obbligo di effettuare una quarantena di 10 giorni una volta di ritorno dal Regno Unito. Da cittadina italiana (e grottagliese) residente all’estero, ho subito pensato: come è possibile che mi venga data l’opportunità in Inghilterra di socializzare con cinque amici ma mi venga negata l’opportunità di poter rivedere la mia famiglia, soltanto perché risiede in un altro Paese? Cosa succederebbe se le condizioni di salute di uno o più miei familiari dovessero peggiorare, se dei miei parenti fossero in fin di vita o addirittura morissero? Un cittadino italiano residente all’estero si aspetterebbe di poter viaggiare senza pesanti restrizioni verso il proprio Paese d’origine in caso di emergenze familiari.

Purtroppo non è così. In linea con l’ultimo decreto del Governo Italiano, i cittadini italiani residenti all’estero hanno il diritto di fare ritorno nel proprio luogo d’origine durante la pandemia a patto che effettuino dei tamponi prima di partire e si isolino all’arrivo in Italia per circa 14 giorni. Il decreto non contiene alcun tipo di eccezione alla regola. Questo comporta che se io, come molti altri italiani, volessi fare ritorno in Italia per emergenze familiari, come quelle citate sopra, non potrei farlo a meno che non mi sottoponessi a una quarantena in Italia di 14 giorni, da effettuarsi a prescindere dall’esito del tampone Covid (come imposto dall’ultimo decreto italiano) e pagassi una cifra spropositata nel Regno Unito – oltre 200 sterline – per effettuare dei tamponi Covid. Dinanzi a tutto ciò, mi chiedo: è possibile che il nostro Governo non abbia ancora pensato a delle misure che consentano e semplifichino il ritorno in Italia dei cittadini italiani residenti all’estero per emergenze familiari? È inaccettabile che si neghi a dei cittadini italiani la possibilità di essere vicini o dire addio a un parente in fin di vita o di partecipare al suo funerale se dovesse morire. Essere cauti nel consentire la ripresa dei voli internazionali è auspicabile, ma privare i propri cittadini del diritto di ricongiungersi con la propria famiglia in momenti critici è ingiusto. Concludo con una proposta a cui i nostri politici potrebbero ispirarsi per cambiare questa situazione che aborro con tutta me stessa.
Propongo che il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio intervenga affinché il Consolato a Londra e l’Ambasciata Italiana nel Regno Unito lavorino con il Governo inglese per consentire ai cittadini italiani residenti all’estero di viaggiare in Italia per comprovate ragioni, incluso emergenze familiari, senza che siano costretti a pagare di tasca propria oltre £200 di tamponi Covid e senza effettuare la quarantena di 14 giorni, a patto che il tampone Covid risulti negativo all’arrivo in Italia. Continuare a imporre una quarantena di 14 giorni al ritorno in Italia significherebbe non poter dire addio a un caro parente in fin di vita e non poter partecipare al suo funerale se dovesse lasciare questo mondo.
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