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L’INTERVISTA: La silenziosa realta’ del volontariato a tutela degli animali abbandonati

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L’avvocato Patrizia Argento è da molti anni una volontaria che si prende cura degli animali domestici abbandonati o in difficoltà. Parliamo oggi con lei di questo mondo nascosto, composto da tante persone che si impegnano quotidianamente fra mille ostacoli, per garantire loro un pasto, cure sanitarie e tutela legale.

Buongiorno avvocato, la domanda è d’obbligo: da quanti anni si occupa di volontariato e di tutela di animali abbandonati?

Buongiorno e grazie per aver posto la sua attenzione su un problema così diffuso sul nostro territorio. Da circa un ventennio svolgo attività di volontariato cercando di alleviare le sofferenze degli animali più sfortunati, che vagano senza meta cercando di sopravvivere come meglio possono.

Gli abbandoni malgrado la presenza delle leggi sono sempre molti: cosa è cambiato, rispetto a tanti anni fa e cosa andrebbe fatto ancora per migliorare la situazione?

Indubbiamente gli abbandoni sono sempre tanti. Pensi che secondo la Lav (Lega anti-vivisezione), “si stima che ogni anno in Italia vengano abbandonati una media di 80.000 gatti e 50.000 cani, più dell’80% dei quali rischia di morire in incidenti, di stenti o a causa di maltrattamenti”. Si tratta, peraltro, di dati sottostimati perché riferiti solo a cani e gatti e non ad altri altri animali domestici. Il motivo per cui le cose non cambiano è probabilmente legato alla inadeguatezza delle leggi. La legge 189 del 2004, che ha introdotto l’articolo 727 del codice penale, infatti, punisce l’abbandono di animali con l’arresto o l’ammenda da mille a diecimila euro, sanzionando quindi l’abbandono di animali non come un delitto, cioè la forma più grave di reato, ma come una contravvenzione (art. 17 c.p.). Queste sanzioni si sono dimostrate insufficienti perché negli anni non è cambiato nulla dal punto di vista comportamentale. La gente continua a cercare cuccioli, per far giocare i figli piccoli o far regali inaspettati che, trascorso qualche tempo, conoscono un unico epilogo, l’abbandono, senza alcun ripensamento e timore di infrangere la legge, oltre che il cuore del malcapitati.

Patrizia Argento

Esistono dei periodi dell’anno in cui gli abbandoni di animali domestici aumentano o c’è un andamento costante tutto l’anno?

Si parla sempre dell’estate, ma, in realtà, gli abbandoni ci sono tutto l’anno. C’è anche gente che, addirittura, pensando di fare una cosa buona, preferisce accompagnare il proprio cane in canile, luogo che spesso finisce per essere per l’animale, l’inferno sulla terra. Altri, pensano, ancora, di lanciare i propri cani da finestrini o all’interno di recinti dove ci sono altri animali i quali, il più delle volte, attaccano lo sconosciuto senza lasciargli scampo. L’ignoranza purtroppo è tanta e l’informazione pochissima.

Come si procede una volta ricevuta una segnalazione di abbandono e che cos’è lo stallo?

Se un cane viene segnalato, intervengono dapprima i vigili urbani e di seguito, su chiamata di questi ultimi, il servizio preposto ASL che preleva il cane e lo conduce nel canile sanitario. Verificata l’eventuale presenza del chip, viene contattato il proprietario, diversamente, il cane, rimarrà per sempre dietro le sbarre di un canile in una gabbia. Solo l’intervento dei volontari potrebbe dargli una possibilità di adozione.

Lo stallo consiste in un “soggiorno” temporaneo, di animali in difficoltà, presso strutture o privati, perlopiù a pagamento, rarissimamente gratuitamente, che consente all’animale di strada di essere curato e messo in condizione di essere adottato.

Come è organizzato il mondo del volontariato: quante associazioni ci sono attualmente sul territorio fra Taranto e Provincia e, soprattutto, esiste un coordinamento fra le varie associazioni?

Nella nostra città e provincia le Associazioni sono molteplici, dalle più note a livello nazionale fino a quelle locali, ma, ognuna, segue prevalentemente un percorso autonomo. Anche i volontari sono tanti, sebbene spesso con poche risorse e poco tollerati anche dagli enti pubblici, malgrado spendano migliaia di euro per il mantenimento di animali di proprietà del Comune. Il vero problema è che non esiste purtroppo un coordinamento fra tutte queste realtà.

Si parla spesso di canili lagher, fabbriche di soldi per il malaffare, lei cosa ne pensa in proposito e cosa viene fatto per la tutela degli animali che sono nei canili?

L’esistenza di queste realtà è ormai nota a tutti. Purtroppo ad oggi lo Stato non ha dato un segnale forte per contrastare questo fenomeno che è molto diffuso ed emerge solo tramite denuncia. Cosa viene fatto? Nulla. La verità è che i canili per come sono strutturati sono una delle vergogne umane. Tenere un animale rinchiuso tutta la vita in una piccola gabbia di cemento e sbarre, con una tettoia di lamiera è una ingiustizia ed una crudeltà. I volontari, laddove consentito dalle autorità, cercano di portare un poco di sollievo “ai reclusi” facendo uscire gli animali per qualche minuto dalle gabbie. Per questi motivi ritengo che per sconfiggere il randagismo l’ unica arma esistente siano le sterilizzazioni. Ma anche qui ci sono delle difficoltà perché per sterilizzare oggi un randagio, la norma prevede una serie di passaggi burocratici che rendono difficile l’operazione. E’ una sorta di sfida alla pazienza dei volontari, perché, i volontari devono segnalare i cani da sterilizzare ma, al tempo stesso, non hanno facoltà di condurli autonomamente al canile sanitario, ove avviene l’intervento chirurgico. Non vi è alcuna volontà di voler eliminare davvero il problema. Sterilizzare un solo cane, può evitare la nascita di 70.000 nuovi randagi, questo è il numero di discendenti che un gatto o un cane può generare in soli sei anni. Nella nostra provincia, dove il fenomeno del randagismo è ben diffuso, molti Comuni, peraltro, non si sono dotati del canile sanitario (presidio presso il quale, anche, possono essere praticate le sterilizzazioni) ed in assenza, non hanno neanche predisposto una convenzione con veterinari o strutture adeguate per ottemperare a quello che è un obbligo di legge.

Qual è il rapporto fra le associazioni animaliste e i canili?

Spesso i canili sono gestiti dalle “associazioni animaliste” anche se una sentenza della Corte costituzionale ha dichiarato illegittimo che esse possano godere, nell’assegnazione, di una corsia preferenziale. Le situazioni peggiori si verificano quando sono dei privati ad avere le concessioni e, per loro scelta, non consentono l’ingresso ai volontari. Di ciò che ne sarà dei “detenuti” nessuno ne avrà più traccia.

Cosa può fare un cittadino che trova un animale ferito o abbandonato in difficoltà? Esistono dei numeri e strutture di riferimento a cui fanno capo servizi di sostegno per gli animali feriti, come un esempio un servizio veterinario o di ambulanza?

La procedura prevista dalla legge nel caso di un animale ferito è: informare i vigili urbani che dovrebbero raggiungere il luogo, constatare la circostanza, ed, a quel punto, chiamare il servizio veterinario Asl. E’ una operazione che richiede tempo e, questo, non giova a favore dell’animale.

Colgo l’occasione, per fare un appello a tutti coloro i quali, spesso, vedendo un cane da solo, chiamano immediatamente l’Asl per la cattura. A tutti voi, chiedo, di non essere affrettati. Con questa segnalazione, il cane sarà portato in canile, quando potrebbe, invece, essere un cane che è scappato o vive libero da anni seguito dai volontari di zona. Ciò che conviene fare, è, se può sembrare un cane smarrito, verificare con un lettore, se è dotato di microchip di riconoscimento e, magari, riconsegnarlo al proprietario o comunque prendere informazioni del caso.

Quante vite si riescono a salvare ogni anno con il vostro intervento?

E’ triste dirlo ma sempre troppo poche, rispetto a ciò che si potrebbe fare disponendo di migliori mezzi. Ogni giorno ci scontriamo con gli stessi problemi, ossia, mancanza di stalli gratuiti ed aiuti economici. Noi paghiamo tutto con nostro denaro e non godiamo di alcuna sovvenzione, come talvolta, i male informati affermano.

In conclusione una curiosità. Lei è anche un attivista per i diritti degli animali. Come vede oggi la situazione in questo settore rispetto a tanti anni fa e cosa si potrebbe fare a livello nazionale ed internazionale?

Sicuramente qualche piccolo passo avanti è stato fatto, ma siamo lontanissimi dal raggiungimento di una coscienza civile tesa alla tutela di queste creature più deboli. Le leggi esistenti, come detto, sono inadeguate e, spesso, atroci delitti vengono giudicatati in maniera fin troppo superficiale in Italia e all’estero. Gli interessi in questo settore sono tanti e, non sempre, ricomprendono anche quelli degli animali. Ogni Stato ha delle norme e, purtroppo, sappiamo che spesso in esse non è contemplato il rispetto dei diritti degli animali. In ogni caso tutti insieme possiamo fare tanto e, per questo, vorrei invitare tutti coloro che sentono di amare gli animali, a contribuire, sempre, anche con poco, cibo, finanche coperte vecchie e altro, alle richieste di aiuto da parte dei volontari. Se grazie a voi, salveremo anche una sola vita in più, faremo la differenza per chi si sarà salvato, perché nessuno dovrebbe morire solo e abbandonato.

 


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Pierpaolo Piangiolino

Avvocato e grafologo giudiziario iscritto all'albo dei CTU e periti del Tribunale di Taranto. Calligrafo e Tecnico di Biologia Marina specializzato presso l’Università di Bari. Romanziere, vignettista e cruciverbista

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