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L’Iliade di Omero ci presenta tantissimi eroi che, per coraggio e valore, appaiono simili agli dΓ¨i. Achille, Aiace, Agamennone, Diomede, Ettore, sono uomini capaci di imprese straordinarie, impossibili per la gente comune, modelli di comportamento da seguire e da cui prendere esempio. Possiedono valori che chiunque dovrebbe avere: sono coraggiosi, impavidi, difensori del bene e della patria. Ma l’Iliade non Γ¨ un racconto monocorde ed incompleto e, al modello di eroe perfetto, ci contrappone il β€œperfetto contrario, poco noto nelle cronache, il cosiddetto antieroe, impersonato da Tersite. Chi era Tersite e perchΓ© puΓ² essere definito un β€œantieroe”? Tersite partΓ¬ per la guerra di Troia con la fama di usurpatore di troni, avendo suo padre Agrio cercato inutilmente di spodestare il fratello Oineo dal trono di Calidonia, supportato proprio dal primogenito Tersite e dagli altri figli. Omero ce lo descrive come il peggiore tra i guerrieri achei: pavido e codardo, oltre che brutto fisicamente: gobbo, zoppo, dalle gambe arcuate, con la testa ovale e poco maschile. Insomma β€œuna schifezza”… Eppure niente di nuovo, anzi un elemento tipico dei racconti greci che ci descrivono gli antieroi all’opposto degli eroi che erano kaloΓ¬ kaΓ¬ agathoΓ¬, ovvero β€œbelli e buoni”, spesso anche megas β€œgrandi, alti” nell’aspetto. Uno stereotipo dell’antica Grecia secondo cui chi era brutto di corpo era brutto anche nell’animo. E Tersite, anche in questo, era un condensato di difetti. Viene descritto, infatti, da Omero come un incallito giocatore di dadi che giocava spesso contro Palamede prima che questi venisse ucciso con un inganno da Ulisse, e come un abile oratore ma, soprattutto, arrogante ed irrispettoso dei ruoli. Nonostante fosse un soldato semplice senza nessuna importanza particolare Tersite insultΓ² a gran voce il re Agamennone, cosa impensabile a quei tempi in cui non esisteva ancora la parresia tipica della societΓ  democratica. Quando quest’ ultimo volle mettere alla prova i suoi uomini, inventando la storia secondo la quale ormai si erano perse le speranze di conquistare Troia, Tersite fu il primo a incitare i compagni ad andar via, venendo perΓ² ferocemente interdetto da Ulisse (Odisseo) che, con un colpo di scettro, lo fece zittire. Di fronte a quelle percosse nemmeno uno come Tersite riuscΓ¬ piΓΉ a ribattere e, piangendo, ritornΓ² alle navi. Va detto, in proposito, che i valori militari erano considerati i piΓΉ importanti per gli antichi. Prevalevano su qualsiasi altro tipo di valore, anche su quelli affettivi, e la codardia non era accettata. Ad ogni modo, come visse cosΓ¬ morΓ¬ Tersite. Omero ci racconta che dopo la morte di Ettore per mano di Achille, nuovi alleati giunsero a Troia. Fra questi vi era anche la regina delle Amazzoni, Pentesilea che, abile nei combattimenti, spedΓ¬ nell’Oltretomba molti greci, finchΓ© duellΓ² con Achille e da lui fu uccisa. Dopo la morte Achille spogliΓ² l’amazzone delle sue armi com’era consuetudine e, ammirandone la bellezza, non potΓ© che innamorarsene e cedere all’insano desiderio di possederne il cadavere. Fu allora che Tersite, osservando la scena, cominciΓ² a deridere l’eroe che, in preda al furore, gli saltΓ² addosso e con un pugno lo uccise.
Per quanto Tersite appaia un personaggio fin troppo vituperato e difettato, una considerazione va fatta sulla scia di quanto detto dal critico Concetto Marchesi. Tersite Γ¨ probabilmente il personaggio piΓΉ reale ed umano dell’Iliade, colui che dΓ  voce ai diritti della massa dei soldati che vedevano la guerra condotta solo negli interessi degli aristocratici. Tersite, infatti, denigra i potenti e rappresenta la voce della massa dei soldati. Ma Tersite Γ¨ anche la prima figura di una persona con disabilitΓ  presente in letteratura: egli, infatti, non sa controllare il tono della voce, nΓ© selezionare ciΓ² che Γ¨ opportuno dire o non dire. Il contrario dell’ideale greco della kalokagathΓ¬a che prevedeva che gli eroi fossero sempre belli (καλοί) e (ΞΊΞ±Ξ―) buoni (αΌ€Ξ³Ξ±ΞΈΞΏΞ―).
Tersite diventa cosΓ¬ il simbolo del popolo silenzioso che non accetta la guerra dei potenti combattuta dai deboli, il popolano che smitizza gli eroi dando voce al popolo nettamente sottorappresentato nell’epica omerica.

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Pierpaolo Piangiolino

Avvocato e grafologo giudiziario iscritto all'albo dei CTU e periti del Tribunale di Taranto. Calligrafo e Tecnico di Biologia Marina specializzato presso l’UniversitΓ  di Bari. Romanziere, vignettista e cruciverbista

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