Mario Guadagnolo: Caro Nichi ti scrivo…
Caro Nichi
leggo sulla stampa questa sua reazione alla condanna da lei subita nel processo Ambiente svenduto la cui sentenza è stata emessa qualche giorno fa: “Mi ribello ad una giustizia che calpesta la verità. Una sentenza che colpisce chi non ha mai preso un soldo dai Riva, che ha scoperchiato la fabbrica, che ha imposto leggi contro i veleni. Ho taciuto per 10 anni, difendendomi nelle aule di giustizia. Ora non starò più zitto”.

Premetto, affinché lei non fraintenda il senso di questa mia nota, che chi scrive è un garantista per cultura e formazione per cui per me lei è innocente fino al terzo grado di giudizio. Premetto altresì che io non appartengo alla categoria di quelle persone che quando parlano di giustizia fanno precedere sempre il loro dire dall’affermazione che “ho piena fiducia nella magistratura”. Dopo le rivelazioni del dott. Palamara pubblicate nel libro di Sallusti, io non ho più alcuna fiducia nell’azione di quella parte della magistratura che si è fatta “sistema” al servizio di una casta.
Fatte queste premesse vengo alla sua reprimenda nei confronti di “una giustizia che calpesta la verità”. Giustamente e legittimamente lei si “ribella” ad una sentenza a suo dire ingiusta e immeritata e promette sfracelli annunciando che se fino ad ora “ha taciuto per 10 anni e si è difeso nelle aule dei tribunali da ora in poi non starò più zitto”. Mi perdoni ma lei non è tra coloro che da sempre col ditino alzato vanno esortando i loro avversari politici che incappano nelle maglie della giustizia che occorre “difendersi nei tribunali e non dai tribunali?”.
Ma lasciamo perdere e veniamo ad alcune osservazioni che leggendo le sue parole sorgono spontanee. Ovviamente non entro nel merito della sentenza che non metto in discussione poiché, come la stragrande maggioranza degli italiani, non conosco le carte e quindi posso solo prendere atto delle conclusioni a cui i magistrati sono arrivati dal momento che esse sono supportate da indagini, testimonianze, riscontri e lettura dei documenti di cui io non dispongo. Badi bene ho detto “prendere atto” il che non significa automaticamente condividerla poiché, ribadisco, per me lei è innocente fino alla sentenza di terzo grado. Ma le dico di più. Considero la sua reazione giusta e legittima sapendosi in coscienza innocente. Quello che non mi convince è la sua reazione, mi perdoni, un po’ scomposta.

Altra cosa rispetto all’equilibrata, contenuta e moderata reazione di Gianni Florido che forse avrebbe qualche cosa in più di lei da eccepire sulla sentenza di condanna nei suoi confronti. Ho spulciato nel suo lungo curriculum di battaglie politiche per i diritti civili ma non vi ho letto una, dicasi una, reazione nei confronti delle decine e decine di casi analoghi di giustizia ingiusta di cui si è resa protagonista la magistratura italiana, simile a quella che ha assunto in questo frangente. In questi anni nel nostro Paese si sono verificati decine e decine di casi di persone attinte da condanne o da provvedimenti restrittivi ritenuti ingiusti. Questi casi in più e di diverso rispetto al suo, che è ancora al primo grado di giudizio, hanno avuto il fatto che a derubricare quelle condanne come “una giustizia che calpesta la verità” non è stata solo la persona interessata ma la stessa magistratura che ha annullato con altre sentenze definitive passate in giudicato i precedenti provvedimenti restrittivi o le precedenti sentenze. In neanche uno di questi casi ho visto levarsi la sua indignata “protesta”, neanche in quei casi nei quali, dopo anni di gogna mediatica e di persecuzione giudiziaria, una sentenza definitiva ha stabilito che la prima sentenza era stata una palese violazione della verità o come lei preferisce una sentenza emessa da “una giustizia che calpesta la verità”.
In quei casi o lei è stato zitto o comunque si è schierato con la magistratura. Adesso invece per una condanna che tocca lei personalmente esprime la sua indignazione contro la magistratura e promette sfracelli. Non sarò certamente io a difendere una magistratura la cui credibilità per gran parte di essa in questo momento è sotto i tacchi ma mi permetta in punta di piedi di dubitare sull’autenticità di questa sua indignazione. Ho infatti il dubbio che essa non scaturisca da una disinteressata battaglia di principio ma piuttosto dalla tutela, per carità legittima, della sua persona e che lei muova delle critiche alla sentenza solo perché essa stavolta tocca lei personalmente. Mi creda questa sua reazione odierna sarebbe stata molto più credibile e molto più legittimata se nel suo curriculum di combattente della sinistra ci fosse stata anche una sola presa di posizione garantista a favore di uno solo di quei casi magari di un suo avversario politico.

Sindaco di Lodi
Insomma caro ex Presidente il suo in sostanza è semplicemente un problema di credibilità. Senza andare troppo in là nel tempo a Mani pulite e alla famigerata Prima Repubblica le ricordo qualche fatto di cronaca di malagiustizia più recente di cui si è occupata la stampa nazionale. Parlo della vicenda dell’ex sindaco PD di Lodi Simone Uggetti arrestato, messo alla gogna, costretto alle dimissioni, distrutto nella sua carriera politica e nei suoi affetti familiari, oggetto di una forsennata campagna di stampa giustizialista e poi assolto con formula piena, parlo dell’ex ministra Maria Elena Boschi attaccata per via di presunte

responsabilità del padre nel fallimento di Banca Etruria e poi assolto, parlo di Berlusconi e della gogna mediatica a cui è stato esposto per oltre un ventennio a causa di processi e sentenze di condanna dalle quali poi è stato assolto in sede di giudizio definitivo. Potrei continuare a lungo ma mi fermo qui.
In tutti questi casi prima di scriverle questa nota ho cercato un suo intervento o una sua presa di posizione che legittimasse e rendesse credibile questa sua indignazione per la sua condanna ingiusta. Non ne ho trovato neanche una. E allora ho il fastidioso sospetto che lei sia un po’ il dottor Jekyll e Mr. Hyde della situazione nel senso che appartiene alla fastidiosa categoria dei Robespierre per i quali la giustizia “è bene che faccia il suo corso” quando si tratta di condanne nei confronti dei loro avversari politici e che diventa garantista alla bisogna e ad intermittenza contro la “giustizia che calpesta la verità” quando la sentenza di condanna riguarda lei o i suoi amici. In materia di giustizia o uno è garantista sempre e magari soprattutto quando ad essere attinti da una condanna ritenuta ingiusta siano i suoi nemici e avversari oppure è un garantista alla bisogna e a corrente alternata a seconda del colore politico e allora è solo un ipocrita opportunista.
Vede caro Nichi chi si iscrive al partito dei moralisti doppiopesisti, giustizialisti con i propri avversari politici e garantista con se stesso e con i suoi amici è certamente legittimato alla protesta e conserva ovviamente il diritto a difendersi, a “non stare più zitto e a criticare la sentenza che lo ha condannato ma non può pretendere di essere credibile. Questo proprio no.
