LA DANZA DEI PENSIERI, di Loredana Fina. L’integrazione favorevole
Istruzioni per seminare e coltivare ….SOGNI!
Ogni anno aspetto trepidante il periodo della semina, così quando finalmente la primavera si appresta a far capolino coi suoi primi timidi sorrisetti, capisco che è arrivato quel magico ed irripetibile momento nel quale potrò piantare qualche sogno. Procedo raccogliendo alcune manciate di terra appena fresata dall’ortale della mia casa, la ripongo con cura in minuscoli vasetti insieme ai semi che daranno vita a piccolissime vezzose e giovani piantine che a breve, lo so, saranno tutte intente a mostrarsi nella loro ammiccante, aggraziata freschezza.
Da quel momento in poi, ha inizio l’attesa e l’affascinante evolversi della loro crescita. È un vero è proprio prodigio quel momento straordinario in cui i primi piccolissimi puntini verdi incominciano a spuntare dal terriccio prendendo velocemente forma di piccole foglioline che in poco tempo diventano grandi; saranno piantine che necessitano di crescere ulteriormente, perciò dovrò provvedere presto a cambiar loro dimora.
Ecco che allora scelgo un tiepido crepuscolo non troppo ventilato per accompagnare le “mie principessine” alla loro nuova casa: la terra piena. Ogni vasetto viene svuotato e le giovani piantine ancora fragili e vacillanti vengono riposte ad una ad una nelle buche del terreno preparato ed inumidito precedentemente. Una volta sistemate tutte in fila, distanziate l’una dall’altra, avranno spazio e nutrimento a volontà, potranno aggrapparsi al terreno attraverso le radici e trarre da esso tutta l’energia necessaria per crescere e diventare vigorose e robuste.
Questo è un momento molto delicato: le piantine vanno tenute sotto controllo, hanno bisogno di molta cura ed attenzioni costanti, hanno bisogno di sentire la vicinanza amorevole della mano che le assiste, le cura, le accarezza, hanno bisogno di sentirsi amate!
Dopo alcuni giorni, finalmente, faranno capire che si trovano bene nella nuova dimora, metteranno in posa le foglioline un po’ cresciute e, contente, ci riveleranno che hanno attecchito, che cresceranno e potranno dare fiori e frutti. Quei fiori e quei frutti sono i sogni di ognuno di noi che, se non vengono adeguatamente seminati, coltivati e curati, non potranno svilupparsi manifestandosi in tutta la loro bellezza.
A volte, durante la cura delle piccole piantine, capita che alcune di esse non cresceranno bene come tutte le altre; sono avvizzite, sofferenti e nonostante gli sforzi profusi da parte di chi le cura rimangono gracili, qualcuna ancora non ce la farà o rischierà di morire seccando nel giro di poche ore; quelle che riusciranno a sopravvivere avranno un aspetto comunque più appassito rispetto alle altre, ormai rigogliose.
Mi sono spesso soffermata a riflettere su questi aspetti dell’adattamento delle piante ad una nuova vita in “terra”, e il percorso di questa riflessione mi ha portata a chiedermi se ciò potesse capitare anche alle persone immaginando appunto che le mie persone fossero piantine.
Ci sono persone che, trasferite in un nuovo ambiente da quello natio, specie nei casi in cui si ritrovino in un ambiente chiuso e ostile, cercano invano di adattarsi sentendosi come pesci fuor d’acqua, portandosi dentro il dispiacere di non essere più tra “a casa propria ” e, se non riescono a riconoscere subito il “dolore” del trauma di quel passaggio e del disadattamento che stanno vivendo nel nuovo luogo, finiscono col disorientarsi fino al punto di diventare inermi, lasciandosi vivere e senza correre ai ripari rischiano conseguenze irreparabili, conseguenze che potrebbero portare alla malattia o addirittura alla morte proprio come le piccole piantine che non riuscivano ad attecchire.
Poi invece vi sono altre persone che impiegano molto, molto tempo prima di riuscire a superare con successo il processo di adattamento, un processo che è facilitato quando trovano un ambiente favorevole, inclusivo, che le faccia sentire a proprio agio e ben accolte.
Infine, vi sono quelle persone che potendo contare su un’innata curiosità, un senso dell’avventura e della ricerca insieme ad uno spirito di adattamento molto spiccato, se trasferite in un nuovo ambiente riescono ad adattarsi in poco tempo talmente bene fino a fondersi completamente con usi, costumi e cultura del posto, facendoli propri.
Così, manifestando la propria “gioia di stare” come le nostre famose piantine che, mettendosi fra “in posa” per farsi ammirare, cresceranno rigogliose manifestando il proprio “stare bene e in armonia” con il proprio ambiente esterno. Ovviamente, vi chiederete quale attinenza abbia tutto questo con i “sogni” espressi nel titolo di questo scritto. A questa domanda possiamo tranquillamente rispondere che uscire vittoriosi da un percorso di adattamento, che si tratti di piantine o di persone, è concretamente il raggiungimento di un bellissimo sogno, quel bellissimo sogno chiamato “integrazione favorevole”.
Loredana Fina


scrittrice