Spiragli di luce nell’ultimo libro di Giuseppe Selvaggi il 14 settembre a Taranto al Castello Aragone

Tutto qui? non proprio, le più belle conversazioni, dice l’autore, le faremo senza formalismi, con chi ha conservato il piacere dell’ascolto e dell’incontro. Le sue riflessioni contengono in filigrana la ricerca delle nuove primavere. Sugli sfondi dei cangianti paesaggi naturali si intrecciano vivide considerazioni nate dall’arguzia dell’autore, dalla sua esperienza di vita e dal suo costante interrogarsi sul grande mistero della vita. Così si esprime: “Nelle mie lunghe passeggiate provo a pregare ma non ricordo più le parole.
La storia dell’umanità è piena di ‘eroi’ di secondo piano la cui grandezza risiede in un animo non contorto e per questo puro. Voglia la mia sorte essere benevola e la follia accompagnarmi sino all’ultimo istante senza rinsavimenti”.
Ecco allora il fluire dei ricordi che si dipanano attraverso le stagioni e le loro immagini tipiche che Selvaggi descrive nei contesti rurali e marinari della sua Puglia e in quelli più cittadini, talvolta asettici della Milano che lo ospita da tanti anni. Alle immagini delle feste patronali, con luminarie e fuochi d’artificio, del mare in burrasca, della terra rossa, delle memorie dei genitori, della loro sapienza antica, fanno da ponte le immagini di treni che partono, di valigie, di nuvole in fuga che conducono ad uno scenario cittadino di luci, vetrine e … clochard, segno di una dolente umanità.