L’ardente passione di Didone
di Stefania Romito
Didone è una tra le più affascinanti figure mitologiche. Era figlia di Belo, re di Tiro. La sua successione al trono fu ostacolata dal fratello Pigmalione che uccise il marito Sicheo per prenderne il potere.
Didone fu quindi costretta a lasciare Tiro e ad iniziare un lungo pellegrinaggio che la condurrà fin sulle coste libiche dove fonderà la città di Cartagine, divenendone la prima regina.
Personaggio di spicco dell’Eneide di Virgilio, Didone, sotto l’influenza di Eros, si innamora di Enea, l’eroe troiano giunto naufrago a Cartagine.
Dopo la distruzione di Troia, Enea aveva iniziato il suo viaggio nel Mediterraneo orientale con l’intento di raggiungere il Lazio dove avrebbe dovuto fondare la stirpe dei romani, destinati a diventare i padroni del mondo.
Quando incontra Didone, Enea le racconta il suo viaggio avventuroso e di tutti i pericoli che ha dovuto affrontare. Didone si rende subito conto che tra di loro sta nascendo una grande passione e si confida con la sorella Anna, ricordando il voto di fedeltà pronunciato sulla tomba del marito Sicheo. Ma nonostante i sensi di colpa, la regina di Cartagine si lascia travolgere dalla forza impetuosa dell’amore.
Durante una battuta di caccia, i due iniziano un rapporto amoroso molto intenso. La notizia del loro amore giunge al potente Iarba. Preoccupato che lo straniero Enea potesse acquisire potere su Cartagine, il re de Getuli invoca suo padre Giove affinché l’eroe troiano venga allontanato da quelle terre.
A Enea viene imposta la partenza dagli dei. Costretto ad andarsene, incontra per l’ultima volta Didone. La donna è straziata dal dolore, prima lo supplica di rimanere, e al suo rifiuto, lei lo maledice. Quando lui se ne andrà, Didone si trafiggerà con la stessa spada che Enea le aveva donato, gettandosi tra le fiamme.
Termina tragicamente la storia di una donna molto innamorata e abbandonata da un uomo che doveva proseguire il suo viaggio seguendo un destino che era già stato scritto.
Didone è senza dubbio uno dei personaggi più passionali dell’Eneide. E questa sua resa finale è data dalla sua grande personalità, la più umana di tutto il poema virgiliano. Non vuole apparire fragile alle sventure e ai tradimenti subiti, nonostante perduri in lei un’insicurezza nei riguardi del futuro.
Modesta, sola, umile, nobile. Non si vanta mai del suo grande potere femminile. È padrona di se stessa. Nel suo cuore affamato di affetto, che lei credeva di aver chiuso per sempre all’amore, si ridesta l’antica fiamma. Il suo amore è impeto, passione, desiderio turbinoso. Ardore di sensi.
L’amore per Enea le fa trascurare ogni affare di stato perché lei vede in lui il sicuro sostegno della sua vita e del suo recente regno. La delusione, quindi, è bruciante. Il disinganno crudele.
Quando si rende conto che l’eroe tanto ammirato non versa neppure una lacrima per la sorte della donna che sta per abbandonare, il sublime amore che nutriva per lui si trasforma all’istante in infinito odio. Rassegnata del destino, Didone riacquista la propria austera dignità di regina, prorompendo con fiere parole di sdegno in un’amarezza che gradualmente trasforma l’amore in odio.
Didone, una donna potente, una regina, una lottatrice. Una donna vinta dal destino ma, soprattutto, una donna innamorata.