Ottino De Caris, il Malacarne signore di Grottaglie
La storia è intrisa di personaggi famosi, ma spesso poco conosciuti. Uno di questi è Ottino de Caris, signore della Grottaglie quattrocentesca, meglio noto come il Malacarne.
Un condottiero che ha fatto la storia in Puglia e in Italia nella prima metà del 1400 scontrandosi con i più importanti soldati di ventura dell’epoca, con un soprannome che evoca brutti pensieri.
Dare a qualcuno del “malacarne” equivale, infatti, ancora oggi, a definire questa persona malvagia e disonesta, capace di qualunque bassezza. La malacarne è, infatti, in senso figurativo, l’insieme dei tagli più bassi ed economici del banco del macellaio. Un termine dispregiativo, per paragonare una persona, ovvero la sua carne, ad un qualcosa di talmente infimo, perché privo di qualunque moralità.
Ed effettivamente non si può dire che Ottino De Caris, detto il Malacarne, fu uno stinco di santo e che quel nomignolo non se lo fosse guadagnato con la violenza e il mancato rispetto delle regole, andando persino contro la chiesa stessa dalla quale venne scomunicato avendole sottratto il feudo di Grottaglie ed essendosi rifiutato poi, al termine di vero e proprio processo in contumacia, di obbedire alla ingiunzione di restituire al vescovo di Taranto, Alemanno degli Adimari, il castello Episcopio di cui la chiesa tarantina aveva preteso la proprietà in virtù di una precedente donazione di Roberto il Guiscardo.
Insomma un personaggio tenebroso come l’innominato del Manzoni, che però non ci pensò proprio a pentirsi, ma al contrario si comportò da vero “malacarne”, dopo la condanna alla restituzione del castello di Grottaglie e al pagamento di 10.000 fiorini come multa, in quanto non solo non ottemperò, ma addirittura occupò nel 1404 altri due castelli della diocesi tarantina, quelli di Soleto e Monacizzo, fino a quando Giovanni Antonio Orsini del Balzo principe di Taranto nel 1426 gle li strappò con la forza, su invito del Papa Martino V.
Ma chi era Ottino e da dove veniva?
Soldato di ventura dapprima, poi asceso al ruolo di condottiero al servizio del re di Napoli Ladislao d’Angiò, trascorse la sua vita sui campi di battaglia, uccidendo, depredando, vivendo fra mille nefandezze della guerra che lo rese ricco, potente e … malacarne.
Fu un guerriero temibile sul campo di battaglia definito in battaglia “rapace soldato di ventura” sia nella guerra contro il principe di Taranto Raimondo Orsini del Balzo, nel 1406, nella quale si impossessò dei castelli di Parabita, Neviano, Bagnolo del Salento, sia in quella contro il ribelle Ottaviano da San Severino, nel 1407 che gli fece ottenere la terra di Galatone con i villaggi di Fulcignano, di Neviano, di Bagnolo del Salento ed i feudi adiacenti di Fiumenegro, di San Cosma, di Tabelle, di Tabellucci, di Aradeo e di Collemeto.
Sempre al servizio di Re Ladislao d’Angiò raggiunse all’apice della sua carriera il ruolo di maresciallo del regno e membro del consiglio regio, carica che gli venne confermata quando passò al servizio della sorella, la regina Giovanna d’Angiò alla morte del sovrano napoletano.
Del Malacarne, ad ogni modo, ben poco si sa sulla sua nascita e sulla sua provenienza – alcuni dicono albanese, altri barese – mentre è nota la sua morte avvenuta a Napoli nel 1423, combattendo per Giovanna d’Angiò contro gli aragonesi all’assedio di Napoli ad opera del famoso condottiero nemico Jacopo Caldora. Mistero anche sulla sua parentela.
Secondo il Crassullo, Ottino od Ottone era fratello di Francesco de Caris, antiarcivescovo scismatico di Taranto dal 1408 al 1419 che come lui nel 1422 venne scomunicato con Filippo de Caris “percettore dell’Ordine di San Giovanni”. Innumerevoli furono i feudi ed i titoli acquisiti dal rapace condottiero con la guerra, oltre a Grottaglie, il più importante.
Fu, infatti, conte di Copertino e signore di Bagnolo del Salento, Cellino San Marco, Galatone, Maruggio, Monacizzo, Parabita e Soleto, su concessione del suo padrone, il Re di Napoli Ladislao I d’Angiò-Durazzo che lo nominò, infine, maresciallo del Regno di Napoli e viceré di Terra d’Otranto.
Innumerevoli anche le battaglie che lo videro protagonista non solo contro i signorotti della Puglia, ma anche contro le truppe dello Stato Pontificio che lo prese prigioniero nel gennaio del 1408 tenendolo recluso prima a Monterotondo e poi a Roma, dove venne liberato da Paolo Orsini. Innumerevoli le battaglie combattute insieme a grandi condottieri dell’epoca come Muzio Attendolo Sforza, Fabrizio di Capua e Conte da Carrara e contro altri della stessa fama come Braccio da Montone, Paolo Orsini e Tristano di Chiaromonte che spogliò di quasi tutti i suoi beni.
Una vita da soldato in perenne guerra in ossequio al suo personaggio, terminata come previsto violentemente su un campo di battaglia.