Lisippo, lo scultore che fece grande Taranto
Lisippo è stato uno dei più grandi scultori del mondo greco-antico nel quale godeva giustamente di una fama smisurata.
Con la sua arte contribuì molto al progresso dell’arte statuaria riproducendo il corpo in forme snelle, raffigurandone i particolari e le minuzie, finanche nei dettagli esteriori ed interiori più piccoli.
Anche per questo Lisippo è considerato il fondatore del ritratto individuale, riproducendo nelle sue statue non solo l’aspetto esteriore del soggetto, ma anche le implicazioni psicologiche ed emotive.
La grandezza delle opere di Lisippo è una grandezza che si esprime non solo nella perfezione realizzativa, ma anche nella tecnica e nella maestosità.
Un esempio di quest’ ultima è dato proprio dalla mastodontica statua di Zeus eseguita a Taranto che, con i suoi 18 metri fu, fino all’erezione del colosso di Rodi, da parte del suo allievo Carete di Lindo, la statua più alta del mondo antico.
Un opera impressionante, lo Zeus, nelle dimensioni, che ci permettono di fare paragoni con la statua della libertà per i suoi quaranta cubiti (circa 18 metri) con cui sovrastava gli edifici dell’Agorà tarantina.
Il Dio era rappresentato nell’atto di scagliare il fulmine, mentre un pilastro, posto a breve distanza, garantiva stabilità dai venti all’enorme statua cava all’interno, dotata a quanto pare di una base mobile.
Quest’ultimo artificio, fa presumere che la statua potesse girare su se stessa o comunque oscillare davanti alla forza dei venti marini che la attraversavano muovendola.
Purtroppo di questa statua non rimane traccia essendo stata abbattuta dai romani.
Ma Lisippo a Taranto non fu famoso solo per questa statua. Un’altra statua commissionata dai tarantini lo rese famoso. L’Eracle di Lisippo, una statua bronzea di dimensioni anch’essa monumentali collocata nell’acropoli della colonia magnogreca, realizzata anch’essa nel IV secolo a.C. periodo di massimo splendore della città.
Un opera più piccola dello Zeus, alta 5 metri, che ritraeva Eracle in posizione seduta con la testa sorretta dal braccio destro, mentre il sinistro reggeva la clava poggiata in punta al terreno.
L’intera figura era seduta su una cesta coperta dalla pelle del leone di Nemea.
La produzione di Lisippo fu considerevole. Molte sono le statue di personaggio famosi, sovrani, atleti vincitori dei Giochi olimpici, e si ha inoltre notizia anche di numerose quadrighe in marmo ed in bronzo.
Del resto Lisippo morì sicuramente in età molto avanzata sebbene in data non precisata, come testimonia la notizia di un ritratto di Seleuco I Nicatore, vissuto alla fine del IV secolo.
Certa invece era la sua nascita a Sicione, città dell’Arcadia sul golfo di Corinto, nei primi anni del IV secolo a.C. dove si formò osservando le opere di Policleto e la scultura peloponnesiaca.
Ma Lisippo non fu solo bronzista nei vari centri della Grecia (Olimpia, Corinto, Rodi, Delfi, Atene) e dell’Italia (Taranto), ma anche un grande educatore.
Tra il 343 e il 340 a.C. infatti soggiorno’ a Mieza, insieme ad altri artisti da Filippo II di Macedonia, per l’educazione del giovane Alessandro Magno.
In questa occasione Lisippo incontrò anche Aristotele che influenzo sul concetto di mimesi quale si sarebbe sviluppato nel pensiero del filosofo.
Lisippo ritrasse Alessandro in combattimento in tante opere e fu anche l’autore del suo sarcofago, perduto durante le guerre tra cristiani e pagani.
Lisippo lascia una grande eredità al mondo ed una grandezza ineguagliata, continuata in parte dalla sua scuola fiorita secondo Plinio intorno al 296-293 a.C.
Ne facero parte il fratello Lisistrato e i tre figli di Lisippo, Euticrate, Daippo e Boida; il primo è ricordato come il migliore.
Altri allievi continuarono con lode la strada del maestro e fra questi va ricordato Carete di Lindo e Eutichide.
Il primo fu autore del notissimo colosso di Rodi, eretto a cavallo tra III e II secolo a.C., una delle sette meraviglie del mondo antico.
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