Quell’incontro fatale tra Dorigo e Laide in “Un amore” di Buzzati
di Stefania Romito
Quando Antonio incontra Laide rimane subito colpito dal candore e dalla dolcezza dei suoi lineamenti, tanto da ricordargli la Madonna di Antonello da Messina. I lunghi capelli neri incorniciano un volto fanciullesco che lo intenerisce e lo riporta a un’idea di purezza e innocenza che contrasta con lo sguardo provocante e malizioso dei suoi occhi. Di fronte alla sua bellezza si sente del tutto a disagio e viene colto da un senso di inferiorità.
«Guardò, cercando di misurare il piacere che ne sarebbe presto seguito. Si accorse che l’ovale del volto era bellissimo, puro, benché non avesse niente di classico. Ma soprattutto colpivano i capelli neri, lunghi, sciolti giù per le spalle. La bocca formava, muovendosi, delle graziose pieghe. Una bambina. La bocca aveva labbra sottili ma rilevate, non apertamente sensuali, però maliziose. Il labbro inferiore, relativamente, sporgeva un poco, tanto più che il mento era piccolo, stretto e di profilo rientrante. Non aveva rossetto. La bocca era ferma e tesa, molto piccola in proporzione alla faccia, ma importante. Tutta la faccia era compatta per la tensione estrema della giovinezza. Era una faccia decisa, spiritosa, ingenua, furba, pulita, provocante. Lui si ricordò di una Madonna di Antonello da Messina. Il taglio del volto e la bocca erano identici. La Madonna aveva più dolcezza, certo. Ma lo stesso stampo netto e genuino».
E mentre Antonio la osserva, si sorprende nel constatare che queste ragazze-squillo (così vengono definite nel romanzo) sono in apparenza molto diverse dalle prostitute delle case chiuse, dei bordelli, dei postriboli, che sembrano far parte di una categoria sociale ben definita e identificabile. Esse, invece, appaiono ragazze comuni perfettamente integrate nella società senza nessun particolare atteggiamento che le possa identificare e classificare all’interno di una discriminante categoria.
Mentre lei indossa l’abito portato dalla sig.ra Ermelina (poiché ufficialmente la donna possiede un negozio di abbigliamento) Dorigo si rende conto di avere già visto quella ragazza camminare ben vestita, sicura di sé, in un vicolo nei pressi di corso Garibaldi. Una zona povera della città.
Una ragazza del popolo che palesava determinazione e una eleganza naturale. Ora quella ragazza, che allora gli era parsa irraggiungibile, era a sua disposizione. Tutto questo non fa che aumentare il senso di mistero nei confronti di quella minorenne che già sente diversa da tutte le altre che ha incontrato.
Nel film il regista sposta questo pensiero del protagonista dalla prova dell’abito al dialogo che ha con la ragazza nei momenti di intimità. Ha, quindi, trasformato il ricordo pensato del protagonista in parola. Questo, perché, per i registi è sempre più semplice riprodurre un pensiero, una sensazione, un risvolto psicologico, mediante una esplicita dichiarazione del personaggio.
Nel libro fin da subito tra i due si avverte una certa sintonia. Non c’è disagio tra loro. Buzzati ci descrive il momento di intimità in maniera molto naturale, limitandosi a sottolineare la mancanza di pudore della ragazza. Mentre nel film, nel dialogo preliminare al momento intimo, si percepisce già uno degli aspetti fondanti della storia: la distanza generazionale che Laide tenderà sempre a sottolineare nel rapporto che seguirà. Creando disagio e fragilità in lui.
Lei non perderà mai occasione di sottolineare l’eccessiva austerità dell’uomo, soprattutto riguardo il suo abbigliamento. Il regista sembra voler porre in evidenza il contrasto generazionale tra i due che si riflette in una dicotomia di classi: lei giovane e popolaresca, lui borghese e di mezza età. Una distanza generazionale che viene rimarcata molto più nella trasposizione filmica che nel libro.
Dorigo comprende subito che quella ragazzina non è come tutte le altre. Ancora non se n’è reso conto, ma gli è già entrata nell’anima. Mentre Laide si sta vestendo in bagno, si interroga su chi realmente sia quella ragazza e sul motivo che la spinge a prostituirsi. Tenta di delinearne un ritratto e, alzandosi dal letto, guarda fuori. In lontananza scorge il quartiere popolare dal quale lei proviene e, quasi come se potesse volare sui tetti di quelle case, si immagina quale possa essere la sua vita.