“Il berretto a sonagli” pirandelliano nel teatro di Eduardo
di Stefania Romito
Che Eduardo de Filippo sapesse cogliere nel profondo l’anima pirandelliana e rappresentarla sulla scena in tutta la sua carica tragicamente umana, è un fatto indiscutibile tanto più se si pensa che l’indimenticato drammaturgo e attore teatrale, nato nel teatro dal teatro, aveva avuto il privilegio di lavorare a stretto contatto con Pirandello.
Tuttavia, vederlo interpretare il ruolo di Ciampa ne “Il berretto a sonagli”, una delle commedie pirandelliane più significative, è sempre un’esperienza da ripetere nella piena consapevolezza di assistere a un vero e proprio capolavoro di arte recitativa.
Ciampa è un umile scrivano al servizio del Cavaliere e di sua moglie Beatrice la quale, sospettando che il marito la tradisca con la moglie di Ciampa, decide di denunciare alla polizia il marito per adulterio.
La denuncia ha come effetto il disvelamento non solo dei due “amanti”, ma anche di quella onorabilità, o presunta tale, che Ciampa aveva sempre difeso a discapito della verità. Ora sono due le possibili soluzioni che si prospettano agli occhi di Ciampa per recuperare il rispetto dei suoi compaesani: l’uccisione dei due traditori oppure convincere Beatrice a dichiararsi pazza.
La pazzia della donna infatti sistemerebbe tutto, poiché, secondo Ciampa “è facile simulare la pazzia, basta gridare in faccia a tutti la verità”. E Beatrice, costretta anche dai propri parenti, si fa passare per pazza, convincendo tutti dell’innocenza di Ciampa e di sua moglie.
La follia diventa, quindi, la soluzione ideale per ripristinare la “maschera” a una parvenza di verità in grado di garantire stima e rispetto. Pirandello, maestro indiscusso del teatro delle maschere, trova nell’arte di Eduardo il summa di una rappresentatività in cui la tragedia del vivere palesa le sue infinite contraddizioni riuscendo a donare all’assurdo e al paradossale una onorata veste di credibilità.