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APERTAMENTE di Pina Colitta. Ma chi siamo noi per sporcare così questa libertà?

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Oggi, e per questa settimana, ho deciso di scrivere un unico articolo, perché abbia un significato simbolico ma senza scrivere parole di commemorazione, come dovrebbe essere e come tutti si aspettano in una giornata come questa, la “Giornata della memoria”. Ho sempre scritto tanto e ho sviluppato tematiche diverse a riguardo, sia come docente sia come scrittrice e comunicatrice, ma oggi voglio fare altro…

In effetti, potrei provare a dire ciò che in questo giorno si dirà in tutte le scuole italiane, insieme a lezioni e dibattiti sul tema della Shoah e dell’Olocausto: “rivivere” tragedie storiche a cui fortunatamente non abbiamo preso parte fa pensare a chi quei giorni li ha vissuti, all’orrore e alla sofferenza di uomini, donne e bambini, per sviluppare la sensibilità umana dal momento che l’odio razziale si sta diffondendo a macchia d’olio. Potrei, volendo, riportare citazioni di film, documentari e interviste fatte a chi è sopravvissuto a quell’orrore, quello che le tv italiane trasmetteranno oggi. Potrei aggiungere persino ciò che, in modi diversi, si ripete sempre: ascoltare le testimonianze di chi è sopravvissuto infonde un messaggio di speranza e incoraggiamento a non arrendersi mai nella vita ed è un insegnamento molto utile per tutti quei giovani che oggi si abbattono al primo fallimento, che cedono di fronte alle prime difficoltà.
E potrei concludere che, oggi, in questa giornata di commemorazione pensare a coloro che non sono impazziti di fronte allo sterminio di amici, parenti e figli, aiuta a capire che l’umanità ha delle risorse inimmaginabili ed è in grado di trovare dentro di sé la forza per andare avanti anche nelle situazioni atroci. Tutto questo mio dire lo potrei impreziosire con una conclusione ad effetto:
l’importanza del ricordo come strumento per non ripetere gli stessi errori due volte! Ecco, potrei dire tutto questo e tanto altro ma, per me che nella mia esperienza di docente non è mai stata soltanto la “giornata” ma la “memoria” indelebile, tutto ciò ha senso solo in piccolissima parte. Come potrebbe non esserlo se solo la memoria di ogni giorno, di ogni momento è fondamentale per stigmatizzare un periodo della Storia che, in modo assolutamente trasversale, ha condizionato e condiziona popoli, persone, culture da decenni e decenni? 

Tempo fa, dopo un mio pellegrinaggio ad Auschwitz, sì, proprio un pellegrinaggio da me voluto fortemente dopo il mio prematuro pensionamento, scrissi su Facebook una riflessione relativa a  questa esperienza per me molto toccante. Raccontavo del mio bisogno di comprendere come questa nuova vita, senza i miei alunni, così brutalmente impostami, potesse avere un senso. Forse, in cuor mio, volevo dare questo senso con un cammino catartico, quello tra i luoghi della memoria. Ero convinta che questa mia esperienza avrebbe dato la giusta motivazione a ciò che mi stava accadendo di doloroso, motivazione che avrei potuto comprendere, forse, solo incrociando il percorso doloroso di tante anime, vittime di un’ingiustizia. Sì, perché tale mi sentivo, vittima di un ingiustizia. E così è stato… 

Ho recuperato il senso della mia vita che, come quella di tanti di noi che, oggi viviamo in assoluta libertà. Ho dato meno peso al mio dramma di quel momento e ho recuperato la dimensione di ciò che realmente ero e sono, persona fortunata e libera, libera di vivere, di “esserci”.  Sicuramente il periodo complesso di questi ultimi, lunghissimi mesi, ci costringe ad una vita restrittiva, fatta di tanti piccolissimi impedimenti, ma nulla sono rispetto alla libertà che abbiamo, grazie anche al sacrificio di tante vite umane che pagine di storia riportano per conoscere e comprendere. Quella mia riflessione su Facebook fu accompagnata da una serie di foto che io stessa feci nel campo di Auschwitz… Le stesse che vi propongo oggi.

E fu proprio in quell’occasione che ebbi la conferma amara: non può bastare una giornata per fissare i ricordi e le conoscenze nella memoria. Pochi, pochissimi “amici” fecero caso a quella riflessione che parlava di memoria per apprezzare le libertà di cui godiamo oggi…  

Sui social i “mi piace” fioccano sempre se si racconta della propria vita privata, esibendo corpi in piena forma fisica con abbigliamento preferibilmente succinto. Spesso e volentieri, quando noto che si racconta della propria vita personale e familiare, coinvolgendo perfetti sconosciuti eletti quali ” amici” in questioni che riguardano il proprio intimo, mi chiedo per quale motivo non vengano utilizzati altri strumenti, quali ad esempio WhatsApp o Messanger, che garantiscono maggiormente la riservatezza personale. Credo che solo qualora volessimo esprimere opinioni e punti di vista, in un contesto di confronto, sicuramente i social potrebbero essere uno strumento di comunicazione efficace.

In quell’occasione ho compreso e tutt’ora ne sono convinta che riflettere fa male e soprattutto mettersi in discussione, al di fuori del proprio mondo di “marzapane”, fa peggio. Ecco perché una giornata della “memoria” basta e avanza! 

Con questo spirito, rifletto oggi, sulla nostra libertà.

Libertà di essere persone perbene, di essere persone con una alta potenzialità per scegliere la non mediocrità; persone che guardano alla opportunità, che tutti potremmo avere, di non essere strumento mediatico e schiavi di nessuno… E, invece, distruggendo il sacrificio di tanti eroi che la storia ricorda, lo si è schiavi e spesso solo schiavi di se stessi e di uno stile di vita fatto, in alcuni casi, di immagine, di falso protagonismo, di falso eroismo, con centinaia di “mi piace” per aver esibito un bikini ed un corpo perfetto, per aver scovato una citazione ad effetto, per aver migliorato i tempi di prestazione per la corsetta quotidiana, per aver scoperto un efficace modo di fare introspezione con “ricette” di psicologia prese da ogni dove e da ogni “santone”.

Ecco, mentre visitavo il più famoso campo di sterminio che la storia ricordi, Auschwitz,  pensavo: ma chi siamo noi per sporcare così questa libertà, con squallide banalità, questa libertà che ogni giorno ci viene donata per essere persone dignitose grazie anche al sacrificio di chi ci ha preceduto, affrontando l’inimmaginabile? La risposta è semplice…

Siamo … Nessuno.

Riflettiamo…


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