Le magiche atmosfere de “Il buio dell’alba” di Stefania Romito
di Lidia Caputo
La trama della vicenda si svolge in un ritmo incalzante, scandito dalle emozioni e dalle reazioni dei personaggi, poiché il narratore eterodiegetico non interviene mai direttamente nel racconto con delle descrizioni dei protagonisti. La narrazione non è costituita solo da fabula e intreccio, ma è magia di atmosfere, brivido nella notte, gioco di scoperte ed emozioni, desideri e premonizioni.
La scrittura stringata, non descrittiva, ma dialogica e dialogante, non contemplativa, ma performativa, presenta personaggi, che non vengono delineati fisicamente o valutati moralmente, ma colti psicologicamente nei gesti e nelle parole dense di tensione e di pathos, talvolta provocatorie e dissacranti. Sono, difatti, proprio i giovani abitanti di Rapolano ad animare nel bene e nel male la vita sonnolenta del paese. Alcuni ragazzi, come Tonino e Uccio, sono persone fragili, arroganti, ribelli, ma alla ricerca di una loro identità, desiderosi di distinguersi dalla massa, liberarsi dall’oppressione dei familiari.
Essi suscitano empatia nei lettori tanto da coinvolgerli emotivamente nelle loro azioni temerarie e spericolate. Sono ragazzi difficili, ma nelle loro modeste abitazioni non si avverte il puzzo della droga e della prostituzione. Le loro amiche Maria e la cugina Nina, vivono in un orizzonte di attese e di speranze, dimostrando interesse per la cultura e in primis per la storia.
La gente del borgo ama una vita tranquilla, rispettosa dei valori tradizionali dell’unità familiare, della solidarietà e della viva partecipazione alle sventure dei compaesani, quasi come nei cori della tragedia greca che esprimono sgomento e pietà per le vittime innocenti. Eppure i colpi di scena, in cui sono coinvolte famiglie stimate, suscitano in noi il sospetto che dietro le rispettabili facciate dei palazzi borghesi e nobiliari di Rapolano si celino vicende delittuose, abilmente mascherate dall’ipocrisia e dall’omertà.
Il genere letterario a cui appartiene quest’opera non è il giallo poliziesco, ma un thriller psicologico, in primis un romanzo di formazione (Bidungsroman), poiché i personaggi principali della narrazione sono degli adolescenti che si affacciano per la prima volta sul palcoscenico della vita e della storia, come i giovani protagonisti dei romanzi di Goethe, di Ippolito Nievo, di Robert Musil, di James Joyce, di Thomas Mann, Elsa Morante, Paolo Giordano.
La ricerca della propria identità, delle radici nascoste, è altresì il Leitmotiv dell’ultimo romanzo della scrittrice brasiliana Beatriz Bracher, Antonio, trad. P. Augustoni, Casa ed. Utopia, 2021. Il protagonista del romanzo, Benjamin, quando sta per diventare padre, decide di tornare a San Paolo e scavare nel passato della propria famiglia. Egli scopre, come accade a Tonino nel romanzo Il buio dell’alba, che le vicende della sua famiglia sono costellate da eventi drammatici, tra cui la scomparsa di uno zio in circostanze misteriose. I racconti dei parenti sono pieni di buchi e contraddizioni. Inoltre ognuno dà una versione personale dei fatti, in contrasto con quella degli altri testimoni. Il passato non appare mai una serie di eventi oggettivi, ma sempre ricostruibili parzialmente: c’è sempre qualche tessera del mosaico che è andata perduta, cosicché non è mai possibile pervenire a conclusioni definitive.
Il mistero rimane la cifra dei fatti storici o individuali, cosicché i conti non tornano e la ricerca di Benjamin non approda a nessun chiarimento del passato.
Il thriller della Romito, invece, possiede una prospettiva ermeneutica di graduale rivelazione non solo della matrice degli eventi criminosi, ma anche delle identità celate dei personaggi, che come nelle opere pirandelliane, hanno un io scisso e complesso.
Il percorso dei ragazzi di Rapolano verso la maturazione psicologica e l’integrazione sociale nel thriller della scrittrice italiana, pur essendo segnato da emarginazione, solitudine, comportamenti ribelli o asociali, si apre ad una progressiva evoluzione interiore e a una presa di posizione contro gli aspetti degenerativi e criminosi della società.
Un altro aspetto innovativo consiste nel fatto che non sono le forze dell’ordine a scoprire gli indizi fondamentali per giungere agli autori e ai mandanti dei crimini, bensì Tonino, Maria e la cugina Nina, che riescono a districare il bandolo della matassa, nonostante i depistaggi, l’inquinamento delle prove, l’improvvisa scomparsa di Uccio, autore del furto del motorino, nonché presunto assassino di Mauro.