“Il Secondo Avvento” di Yeats – Speranza o Profezia?

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di Stefania Romito

La poesia “Il Secondo Avvento“, che fa parte di una raccolta intitolata “Michael Robartes and the Dancer” (1921), rientra in quel periodo da tutti giudicato il più completo di Yeats.

Questa maturazione mette spesso in gioco i temi a lui cari come l’amore per la sua terra, la speranza e il proiettarsi verso un mondo migliore, abbandonando quei confini più soggettivi tipici dei suoi primi componimenti.

A segnare il trapasso tra il primo e il secondo Yeats è “Responsibilities” come a dichiarare una responsabilità che è anche pubblica. Trapasso che segna un affondo nei problemi non solo individuali.

Il falco e il falconiere sono immagini che rimandano all’uomo e a Dio. Il falco è colui che si allontana dal Dio falconiere. Nelle immagini di questi versi si avverte sia la situazione politica dell’Irlanda, sia le tensioni che in tutta Europa stanno preparando la Prima Guerra Mondiale.

Il titolo rimanda ad un passo del vangelo di Matteo in cui si parla di una seconda venuta del Cristo, ma a questa immagine ne sovrappone un’altra che è piuttosto l’immagine di una bestia, di un anticristo che spegne la venuta salvifica del Cristo.

L’uomo si è allontanato da Dio con i propri atteggiamenti. Si è sempre più staccato dalla verità, dal benessere e la pura anarchia si sta rovesciando sul mondo.

Proprio questo accentuarsi della violenza fa sorgere la speranza o il timore di qualcosa di nuovo. Si approssima il Secondo  Avvento. La speranza che qualcosa possa dare nuova luce all’umanità.

“Che un’immagine immensa sorta dallo Spiritus Mundi “, rimanda alle complesse idee filosofiche di Yeats in particolare l’idea neoplatonica dell’anima complessiva. Non è l’immagine in cui si sperava, ma è l’immagine di un mostro, una sorta di sfinge. Non si attende più il fanciullo portatore di pace, ma si teme che il suo posto sia occupato da questa rozza bestia. Non si comprende a che cosa tutto ciò potrà portare: “E quale rozza bestia, finalmente giunta al suo tempo, avanza verso Betlemme per esservi incarnata?”.

“Ruotano e roteando nella spirale che sempre più si allarga”, la spirale del primo verso ha a che fare con l’idea che Yeats ha dell’esistenza, come di qualcosa che sempre torna al suo punto, come in un cerchio, ma a un livello diverso. Una spirale conica. Questa sua idea, che è l’immagine dell’individuo, si scontra con quella di una spirale opposta alla quale si contrappone la realtà nel suo complesso.

Al di là di questi elementi, il testo ci ha costruito un mondo le cui immagini sono apprezzabili  indipendentemente da questi riferimenti. Conta più il tono profetico, la singolarità di questa costruzione, che non la possibilità di scorgere, verso per verso, le immagini.

Il primo Yeats offre un mondo fatato in cui la giovinezza aveva creduto di potersi risolvere e di potersi accontentare della contemplazione della bellezza e dell’amore, attraverso la disillusione che lo stesso amore comporta. In seguito la realtà concreta lo fa giungere ad una assunzione di responsabilità e a una considerazione dell’arte, anche più solida e profonda di quanto non fosse inizialmente, e all’apprezzamento della vecchiaia per la saggezza e la conoscenza che porta all’uomo.


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Stefania Romito

Stefania Romito è giornalista pubblicista e scrittrice.

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