Taranto: Una storia tragica e sublime di morte e bellezza
Tutto in una sola immagine: passato e presente di una città che vuole evolversi verso una economia eco-sostenibile, ma rimane legata al vecchio ricatto degli anni ’70, quello dello scambio tra lavoro e salute.
Un mare da favola che non ha nulla da inviare a quello tropicale, la nostra storia, i nostri musei, i siti dal valore storico e architettonico aperti al pubblico gratuitamente dalla Marina Militare, primo fra tutti il Castello Aragonese, hanno cominciato ad attirare a Taranto decine di migliaia di turisti, eppure, lì nascosto dietro l’angolo, celato da una misera cortina della vergogna c’è il passato di Taranto, la sua zona industriale, creata negli anni in cui tutte le produzioni altamente inquinanti furono destinate a questo piccolo pezzo di paradiso, ma senza cibo per i suoi abitanti, se non quello prodotto dal duro lavoro della nuda terra.
Si parla di bonifica, si parla di riconversione economica ma la strada è lunga e la lungimiranza della politica è incerta. Ad ogni decreto legge bisogna lottare per evitare che attraverso cavilli, articoli e microscopici commi si sottraggano le risorse economiche destinate a noi, al nostro futuro e alla nostra transizione ecologica.
E quindi, al di là del potere evocativo e di sintesi di foto come questa, c’è da domandarsi se al di là dei grandi progetti, nella attualità del presente, il rispetto della normativa sulle emissioni inquinanti sia effettivamente garantito, oppure se nel gioco degli equilibri si preferisca ancora chiudere un occhio su filtri e processi produttivi obsoleti.
Domande che rimangono senza risposta nello scontro tra statistiche confliggenti sulla salubrità dell’aria di Taranto, una città perla di bellezza, ma nella quale è necessario bonificare il terreno prima di piantare un nuovo albero affinchè non muoia.
Una storia tragica e sublime di bellezza e morte che questa foto sintetizza alla perfezione, mentre le parole scivolano nel silenzio, come le lacrime per chi non c’è più, e mentre su tutto questo, una nuova e densa nuvola di fumo nero nuovamente si posa sui tetti della nostra città e sul respiro delle nostre vite.