Il lungo giorno ucraino
Il presagio che qualcosa di brutto durante la notte sarebbe accaduto è stato palese sin da quando nella serata di ieri Zelensky, Presidente dell’Ucraina, in un discorso alla nazione ha ammesso che la Russia, dopo che Putin aveva rifiutato di confrontarsi telefonicamente con lui, ha approvato un attacco contro l’Ucraina. Sono le 00:00, ora italiana, e mentre il Presidente ucraino chiede la pace e circa 200mila soldati e migliaia di veicoli da guerra russi posizionati ai confini attendono ordini, arriva la conferma che l’offensiva russa partirà alle ore 03:00.

Si attende con paura quell’ora mentre si susseguono, nel territorio ucraino, blackout e chiusure degli spazi aerei. I leader militari russi si recano al centro delle forze armate russe. Una prima esplosione avviene nel porto di Mariupol, dal quale si eleva una colonna di fumo. Perché proprio Mariupol? Semplice, il controllo di questa città per la Russia sarebbe fondamentale non solo per via dell’importante posizione geografica che gli consente anche di entrare immediatamente in Ucraina, ma anche per il proprio rilievo economico e logistico. Controllare Mariupol significa nei fatti controllare l’intera costa nord del Mar d’Azov, vale a dire garantirsi l’ambita contiguità territoriale con la Crimea. Non dobbiamo dimenticare infatti che la Crimea è priva di fonti di gas, elettricità ed acqua e che questa sua completa dipendenza dall’Ucraina ne impedisce la ripresa socio-economica. La Russia non potrebbe mai accettare una penisola altamente militarizzata ma in costante deficit di beni e servizi essenziali. Mosca perseguirà pertanto i propri obiettivi cercando di creare e consolidare un corridoio terrestre che colleghi le regioni orientali dell’Ucraina alla Crimea. Impossessarsi della costa nord del Mar d’Azov significherebbe, inoltre, stroncare sul nascere future discordie connesse alle preziose Zone Economiche Esclusive del quadrante nord-est del Mar Nero e allo sfruttamento delle sue preziose risorse. Le ultime immagini che ci arrivano dalle telecamere al confine tra Ucraina e Crimea ci mostrano delle guardie fuggire, dopodiché il buio.
Attorno alle ore 03:30 (n.d.r. tutti gli orari si riferiscono al fuso orario italiano) si vedono in volo bombardieri strategici russi, Mariupol è sotto bombardamenti, inizia la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e Putin dichiara ufficialmente guerra all’Ucraina. L’esercito russo entra in Ucraina e il numero di esplosioni che si susseguono è indecifrabile: Kulbakino, Kramatorsk, Odessa, Kharkiv e Berdyasnk sono sotto un massiccio attacco. A Kiev, capitale dell’Ucraina, viene colpito l’aeroporto internazionale dove vi sono anche sparatorie in corso. E’ il momento in cui vengono attivate le sirene di allarme che ancor ora risuonano in maniera costante e angosciante. Jet russi sorvolano la regione di Belgorod, direzione Kharkiv, e secondo diverse fonti le navi russe attraccano al porto di Mariupol.

L’intera notte continua così, tra esplosioni, raid aerei e cittadini terrorizzati che cercano di lasciare le città, in fila ai distributori di benzina. Il Segretario Generale della Nato Stoltenberg condanna l’attacco, definendo l’operazione una violazione del diritto internazionale e una minaccia alla sicurezza euro-atlantica. La Germania chiede alla Russia di interrompere immediatamente l’operazione militare ma altre truppe navali russe sbarcano ad Odessa e l’avanzata si sviluppa anche verso nord, direzione Kiev.
Alle prime luci dell’alba, Putin si rivolge all’esercito ucraino e a tutti coloro che potrebbero intervenire con queste dure parole: “La risposta della Russia sarà immediata e vi porterà a conseguenze che non sono mai state affrontate nella storia. Siamo pronti per qualsiasi sviluppo di eventi. Tutte le decisioni necessarie al riguardo sono state già prese“. Nel frattempo, il Ministro degli Esteri ucraino condanna Putin che “ha lanciato una guerra su vasta scala contro l’Ucraina. Questa è una guerra di aggressione ma ci difenderemo e vinceremo. Il mondo può e deve fermare Putin“. Viene proclamata la legge marziale in Ucraina, la borsa crolla e il Brent supera i 101 dollari al barile per la prima volta dal 5 settembre 2014. Le armi ad alta precisione della Federazione russa disabilitano le infrastrutture militari, le strutture di difesa aerea, gli aeroporti militari e l’aviazione delle Forze armate ucraine.
Alle 6 del mattino Johnson, Primo Ministro del Regno Unito, dopo una lunga conversazione con Zelensky, afferma che la Gran Bretagna risponderà in modo decisivo alle azioni della Russia mentre ogni Paese raccomanda ai propri cittadini di lasciare immediatamente l’Ucraina e qualora non fosse possibile di rifugiarsi in luoghi sicuri. Le truppe bielorusse, invece, si uniscono a quelle della Federazione russa. Alle 7 inizia l’attacco anche a Lviv, unica città che fino a quel momento non era ancora stata toccata dai russi. Le sirene di emergenze risuonano in ogni città del Paese e l’Ucraina perde i primi due insediamenti: i villaggi di Melovoe e Gorodishche nella regione di Luhansk. Viene distrutto il 72° Centro per l’Informazione e le Operazioni psicologiche delle forze armate a Kiev.
E’ un susseguirsi incessante, per tutta la mattinata e sino ad ora, di immagini di bombardamenti, basi militari distrutte, aeroporti colpiti, navi affondate, scontri armati su terra e cittadini in preda al panico che fuggono. Lituania e Moldavia proclamano lo stato di emergenza. A mezzogiorno è dichiarata la caduta di Kharkiv mentre due navi mercantili civili russe, SGV-FLOT e SERAPHIM SAROVSKIY, cariche di petrolio sono sottoposte ad attacco missilistico da parte dell’Ucraina nel Mar d’Azov. Durante questi momenti drammatici, il Cremlino afferma che l’operazione speciale in corso non mira ad occupare l’Ucraina, bensì ad epurarla dai nazisti. Il Consiglio di Sicurezza dell’Ucraina brucia numerosi documenti nel centro di Kiev mentre rivolge un accorato appello a tutti coloro che sono pronti ad imbracciare le armi per difendere il Paese.
E’ delle 13 la notizia della cattura di due militari russi da parte della 93a Brigata Meccanizzata ucraina dei quali viene diffusa la foto. Il Comitato per l’integrazione “Russia-Donbass” invita Zelensky e la massima leadership dell’Ucraina a dimettersi, mentre diviene chiaro che nella DPR l’operazione offensiva è portata avanti dalla milizia popolare e nella LPR vengono distrutti 19 pezzi di equipaggiamento, tre plotoni di mortai e fino a due compagnie delle forze armate ucraine. Vengono diffuse ulteriori foto di altri militari russi catturati dai soldati ucraini ma l’elenco delle infrastrutture militari ucraine disabilitate si allunga, contando anche 11 aeroporti dell’Aeronautica Militare, 3 posti di comando, una base navale, 18 stazioni radar dell’S-300 e sistemi di difesa aerea Buk-M1.
Alle 15 Biden, Presidente degli Stati Uniti d’America, convoca il Consiglio di sicurezza nazionale e le autorità di Kiev invitano la popolazione rimasta a recarsi nei rifugi antiaerei.

Mentre scrivo questo articolo, l’esercito russo tenta di prendere il controllo della centrale nucleare di Chernobyl, l’Ucraina propone di tornare sulla via della pace, un ospedale clinico pediatrico a Donetsk è danneggiato e la UE si chiede se sia giusto estromettere la Russia dal circuito SWIFT (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication).
Le reazioni delle autorità italiane e di quelle degli Paesi? Si possono riassumere in una esplicitata solidarietà, espressa anche dal Presidente Draghi, accompagnata dalla richiesta a Putin di mettere fine allo spargimento di sangue. Ogni organizzazione valuta quale pacchetto di sanzioni applicare alla Russia. Tuttavia, come anche diffuso dal servizio stampa del Governo russo, il Paese dispone di risorse finanziarie sufficienti per garantire la stabilità del sistema finanziario di fronte a sanzioni e minacce esterne. Insomma, mentre Putin uccide gli altri gli fanno il solletico.
“Nel mondo ci sono state, in egual numero, pestilenze e guerre; e tuttavia pestilenze e guerre colgono gli uomini sempre impreparati” A.C.