Il Buongiorno di Pina Colitta. Quattro emozioni “emozionanti”
Oggi, nel caos in cui viviamo, tra pandemia e guerra, nella paura di un futuro incerto, assistiamo a un progressivo aumento nelle persone di stati d’ansia e di stress.
Oltre al momento delicato, si tratta di un fenomeno tipico della società moderna, soprattutto di quella occidentale e delle grandi metropoli, perché viviamo in una società molto incentrata sull’apparire, dove bisogna per forza essere belli e in forma, avere casa e famiglia perfette, un lavoro di un certo livello.
È una società di doveri, competitiva, frenetica; in cui si fanno poche cose pratiche mentre si sta sempre a pensare al passato pensando a cosa non è andato bene, cosa si poteva fare di diverso, oppure al futuro pensando di poterlo prevedere o controllare. E vogliamo dire dell’impegno in più attività e compiti differenti contemporaneamente, che è la cosa che manda maggiormente nel panico le persone e dove, paradossalmente, diventano stressanti anche le cose piacevoli?
Mi sembra doverosa una riflessione sul dolore fisico e psichico provocato da un malessere interiore in cui protagoniste sono le quattro emozioni: ansia, paura, collera e senso di colpa.
L’ansia, spesso dettata da un rifiuto, può agire anche come un dolore.
Come il dolore lancinante di un crampo che può avvertire un individuo quando i muscoli sono sovraffaticati e così l’ansia avverte che, in quel momento, per quell’ individuo c’è un carico emotivo.
È l’ansia, soprattutto provocata da un rifiuto che si configura con tre componenti: la paura, la collera e il senso di colpa. Eppure l’ansia o l’angoscia, è una sensazione di apprensione emotiva apparentemente immotivata. L’ansia diminuisce man mano che vengono identificate le paure che la generano. Questi quattro sentimenti sono alla base di tutte quelle emozioni che possono colpire chiunque e per qualsiasi ragione, come il risentimento, l’odio e la solitudine. Mi sembra chiaro che una possibile guarigione sarà possibile solo attraverso il loro superamento. Il superamento della collera e del senso di collera sicuramente coinvolge tutti e quattro i sentimenti di base, ma, come già riconosciuto dalla Chiesa e dalla scienza medica, solo la guarigione dei ricordi facilita la guarigione fisica prendendo in considerazione la collera e il senso di colpa.
La paura che spinge a fuggire e la collera che spinge a lottare, stimolano il sistema nervoso provocando cambiamenti fisici. Quando per stress si avvertono problemi alla digestione, quando il processo di assimilazione del cibo è sconvolto, una spiegazione c’è ed è legata al fatto che in uno stato di tensione e di preoccupazione il sangue affluisce abbondante negli organi come il cervello, il cuore, i polmoni e i muscoli esterni, importanti per la decisione di fuggire o lottare. Il cuore e i polmoni accelerano il ritmo, mentre i bronchi si rilassano per lasciar entrare più ossigeno. Anche nel sangue avviene un certo numero di cambiamenti.
A seconda di come reagisce alle differenti situazioni, la risposta lotta-fuggi può essere più o meno duratura; ciò può avvenire in qualsiasi momento o situazione se per tutta la giornata si è fatto continuamente un lavoro di repressione della rabbia e della collera. Qualche esempio? Mentre si fa colazione per un comportamento scorretto di un figlio; a lavoro per un rimprovero ingiusto del capo; in un luogo qualsiasi per aver subito del fumo di un fumatore distratto; in tutti questi casi ed altri ancora il meccanismo lotta-fuggi potrebbe subire dei guasti e da ciò può nascere un malore fisico da una leggera stitichezza all’ipertensione.
Ora senza addentrarmi in argomentazioni che non sono propriamente di mia competenza, non posso non affermare con certa convinzione che i danni fisici potrebbero divenire maggiori se l’equilibrio lotta – fuggi è stato subito e ignorato per molto tempo.
Quando si attribuisce ad una malattia lo stress emotivo è ovvio che un medico vede in questo una concausa per cui una patologia causata normalmente e oggettivamente da un batterio o un virus può essere favorita o limitata da reazioni emotive. Le tensioni e le frustrazioni abbassano i meccanismi fisici di immunizzazione, aprendo le porte ai batteri e ai virus che causano la malattia fisica.
Scientificamente è provato che nelle persone con uno stress emotivo della collera e del senso di colpa è più facile una malattia fisica per cui ci si può aspettare che le persone in condizioni di stress si ammalino più spesso.
Situazioni che provocano stress sono molto numerose e tutte riguardano comunque cambiamenti di vita, ad esempio il licenziamento dal lavoro, le difficoltà sessuali, la malattia fisica. Tuttavia da una ricca ed esaustiva letteratura sullo stress e depressione si comprende che le due situazioni che provocano la maggiore tensione interiore in un individuo sono la morte del coniuge e il divorzio.
La tensione provocata da situazioni di cambiamento si misura in base all’intensità dell’ansia, della paura, della collera e del senso di colpa. Quando si ha la sensazione di perdere il controllo della situazione entra in scena l’ansia, quando si pensa che nessuno mai potrà aiutarti si fa spazio la paura, quando si ha la certezza che chi può aiutarti non lo vuole fare si è catturati dalla collera. In tutto ciò che cosa ci azzecca il senso di colpa? Il senso di colpa è protagonista quando siamo certi di non aver dominato la situazione abbastanza e potevamo invece farlo. Quanto più si è impegnati personalmente tanto più può provocare tensione perché viene sperimentata una vasta gamma di emozioni. In ogni caso accettare queste emozioni come parte di sé stessi può voler dire ridurre le possibilità di ammalarsi.
Nella gestione delle emozioni bisogna entrare, prima in punta di piedi, poi con maggiore professionalità e tecnicismo per cui affidarsi ad una figura professionale competente, potrebbe essere un buon inizio, in un momento di confusione in cui le emozioni gestiscono il nostro IO in modo esagerato togliendo qualsiasi capacità di reazione e distruggendo la nostra forza di reagire alle situazioni.
È importante un intervento attraverso le dinamiche di relazione, attraverso una ricostruzione attenta e attentiva del vissuto di chi vive un disagio cercando di lavorare sul primo tratto per cui ha una forte tendenza a conservare rancore e una notevole incapacità a perdonare gli altri, ma anche sul secondo e terzo tratto quando vi è una tendenza a commiserarsi e ad avere poca stima di se stesso e ciò porta a non avere capacità di perdonarsi.
Si dice che chi non perdona gli altri e se stesso non può essere fiducioso; da qui si sviluppa il quarto tratto l’incapacità di svilupparsi e di mantenere a lungo una relazione profonda, relazione di qualsiasi natura. La bella e ovvia notizia? Tutto ciò sarà possibile, prendendo le distanze da tutto ciò che ha intossicato la nostra esistenza e che, magari, continua ad intossicare, per la mancanza di un cambiamento. Ebbene si, solo il distanziamento fisico potrebbe portare a conoscere consapevolmente e con obiettività ciò che ci ferisce e porta sofferenza. Il distacco diviene una soluzione necessaria quando vi e stato il tentativo di cambiare ciò che si può e guardare da un altro punto di vista ciò che non si può cambiare, utilizzando la dinamica coinvolta nella guarigione dei ricordi come forza per tentare una via di fuga, da ciò che ha fatto perdere ogni senso alla vita.
Tutti abbiamo dei bisogni affettivi; se ci prendiamo cura di noi stessi e di chi ci sta intorno, non subendone la presenza, creiamo le condizioni per non vivere un disagio emotivo. Dove nasce il senso di colpa? Nel sotterraneo in cui vengono depositati i sentimenti, specialmente quelli negativi.
Potrebbe accadere in ogni momento della vita, per esempio, fin da bambini, quando in alcuni casi viene insegnato a non piangere, a sorridere, e a nascondere sentimenti di collera per aver ricevuto un rimprovero o una sberla. Ai bambini spesso viene dato il messaggio che per ottenere l’amore dei genitori e l’approvazione dei compagni, bisogna nascondere la paura, la collera e gli altri sentimenti “negativi” nell’inconscio che rappresenta il famoso interrato.
Nominare i sentimenti può voler dire dominarli. Di solito i sentimenti sono la voce del bambino che è in noi, il quale non pensa, ma si lamenta, ride, è sulle spine, ama, ed invece di esprimere il desiderio per qualcosa esprime la negazione di un desiderio. Ascoltare le proprie emozioni è un desiderio che va esaudito !!! E concludo questa riflessione, che non lasci amaro in bocca, con questa bella filastrocca.
Sono tutto arrabbiato,
Cosa mai mi è capitato?
Ho il faccin tutto rosso.
e mi sento un po’ scosso.
Pesto i piedi per terra
e vorrei far la guerra.
Sento tutti nemici
anche i miei cari amici:
non ci voglio parlare
e nemmeno giocare.
Il pancino mi duole
e mangiar lui non vuole,
neppure un boccone
neanche per colazione.
Son tutto nervoso
e mi sento furioso,
una bomba che scoppia
un tornado che soffia,
un vulcano che erutta
un’ onda che spruzza.
Come faccio a calmarmi?
Io vorrei rilassarmi!
Ho bisogno di urlare,
di correr e saltare,
di una parola d’amore,
di un abbraccio dal cuore.
Questo è quello che mi aiuta
e la rabbia tramuta
in una pace tranquilla
in una calma che brilla!
filastrocche tratte da “HomeMadeMamma.it”