Emanuela Maggi (Aisha), orafa toreuta, verso Orbetello per le eccellenze d’autore (EDA)
I primi segnali significativi che la sua passione per l’arte orafa l’avrebbe portata alla ribalta, dopo anni di studio e sperimentazione, Emanuela Maggi li ha avuti quando è stata selezionata a Tolentino, l’anno scorso, tra 708
opere, con la sua Volpe e l’uva, è stata la prima volta che ha esposto al pubblico una sua opera, una collana, esattamente nella 31 esima Biennale internazionale dell’umorismo nell’arte (Tolentino 25- 26-27 novembre 2021), opera che è entrata anche nel catalogo della stessa 31 esima Biennale internazionale dell’umorismo nell’arte, la collana è stata esposta al Palazzo Sangallo, a Tolentino, per tre mesi. Il significato che ha voluto dare all’opera “Chi mi ha dato la scala?” è nell’aiutarsi a vicenda, quindi ci dice Emanuela: «se noi aiutiamo quella povera volpe con una scala, lei quando arriverà all’uva ci ripagherà, molti maestri mi hanno aiutata in questo percorso e io spero di ringraziarli donandogli quello che loro stessi mi stanno donando.»
Emanuela Maggi, è un artista pugliese nata a Grottaglie. Si diploma come assistente ai servizi sociali nel 2011, nonostante nutrisse sin da piccola l’interesse per il disegno, per la lavorazione del metallo e per il mondo della moda (soprattutto quello del settore orafo).
Col passare degli anni, oltre a lavorare per mantenersi agli studi, ha dedicato sempre più tempo allo studio della storia del gioiello, delle tecniche antiche di lavorazione del metallo, tipiche della Magna Grecia. Completa così il corso per operatore/operatrice per le lavorazioni orafe promosso dalla Regione Puglia nel 2015, poi inizia ad affiancare maestri orafi in presenza e in smart working.
Dopo aver svolto i lavori più umili è riuscita assieme a Cosimo Vestita, suo compagno di vita e di lavoro, a mettere in piedi il “ME-tal lab“, un laboratorio d’arte non aperto al pubblico per la lavorazione del metallo, il design e la scultura. L’esaltante esperienza di Tolentino quella della Biennale Internazionale dell’umorismo nell’arte si sente pronta a mostrare il suo punto di vista: «La mia idea di arte non può prescindere dalle radici classiche della magna Grecia, – ci dice con lo sguardo che gli brilla come gioielli – da un contatto diretto e continuo con la materia. Il processo fisico della lavorazione basato sulla pratica e l’esperienza viene filtrato dalle emozioni personali provate osservando la natura. La fisica e la chimica percepite sotto i colpi del martello o con la fiamma. Amo questa materia ecosostenibile e riciclabile all’infinito che, abbinata alle doti dell’anima, diventa terreno sconfinato e inesplorato». Il resto lo racconta nell’intervista video allegata.
A luglio, la nostra Emanuela avrà la sua prima esposizione della collezione dedicata alla vita, ci dice che si sente molto fortunata ad essere stata selezionata come rivelazione al fianco di maestri stimati e rinomati come Bruno Villani, Stefano De Robert, Maddalena Rocco, Raimondo Oliviero, Simona della Bella, dove conoscerà anche nuovi emergenti come Maria Elena Abbate, Ebi Rahbarian e quando ci racconta dei suoi prossimi incontri di luglio con questi grandi artisti orafi si emoziona e ci dice che ancora stenta a crederci che anche lei ci sarà.
Nel primo spettacolo di EdA – il Teatro del Gioiello contemporaneo ad Orbetello nella Galleria/ laboratorio del maestro Stefano De Robert organizzata da EDA ( eccellenze d’autore), Emanuela Maggi presenterà tre pezzi inediti dedicati alla vita, userà un pizzico di ironia ma non esclude delle sorprese, «tutto dipenderà da “l’umore “del metallo» ci dice sorridente.
Di seguito l’intervista alla meravigliosa Emanuela Maggi (Aisha), giovane promessa dell’arte orafa in chiave artigiana.