Il Buongiorno di Pina Colitta. Le emozioni attraverso i luoghi, la casa.
In questo weekend mi è venuto in mente una parola importante e a me tanto cara, “conforto” deriva da confortare e significa rendere forti, ma anche essere forti insieme. Quando si parla di conforto solitamente si collega questa parola alla casa, alla propria casa, il luogo in cui si pensa di poter essere al sicuro e lì che sicuramente ognuno di noi pensa di trovare un vissuto di conforto.
Anche la casa è conforto, e tale deve essere, “conforto” se, spesso e volentieri si usa l’espressione “sentirsi a casa” quando ci si trova lontano dal luogo fisicamente che sicuramente ed emozionalmente crea dei punti di riferimento, grazie alle relazioni con alcune persone.
Quando si parla di conforto si può anche far riferimento, con grande realismo all’amore forte, quell’amore che ha la bellezza del conforto perché è un insieme di emozioni contrastanti e complesse che appunto la relazione ha con sé quando una porta con sé in “conforto”.
Quando non conforta mette in evidenza inquietudine che a volte si trasforma in disagio continuo, in insonnia.
E’ un inquietudine che purtroppo viene condivisa in due perché quando si è in un rapporto il peso della relazione viene appunto condiviso proprio in un luogo da cui poi diventa impossibile scappare e, paradossalmente, quel luogo è proprio il luogo che noi abbiamo dentro di noi, emozionalmente decretato, come il luogo in cui si sta bene e in cui si dovrebbe trovare conforto.
Insieme all’inquietudine ovviamente il rischio che l’altra persona scappi è assolutamente altissimo e non c’è metaforicamente la possibilità anche di chiudere una porta a chiave, anche quando quella chiave si trova nelle mani di chi ha deciso di scappare dalla relazione…
Eppure non lo fa. In questo caso si struttura una sorta di costrizione emotiva destinata a rimanere in una stanza dalla quale si può andare via, in una casa dalla quale si può andare via perché appunto si ha questo potere possedendone le chiavi.
Di fatto in quella relazione, in quella casa esiste una vicinanza, ma quella vicinanza fisica è completamente diversa dalla vicinanza emotiva.
Inevitabilmente si crea una discrepanza tra un luogo fisico, una stanza e una casa, in cui due persone sono vicine e il luogo emotivo in cui invece sono lontanissime.
Ecco perché la casa, che può essere considerata come un luogo di conforto, dove si ritiene di poter vivere bene tranquillamente e serenamente diventa un luogo di disagio.
Un disagio, peraltro, condiviso e forzatamente condiviso, in un movimento che risulta essere quello delimitato da pochissimi metri e da una vicinanza che esiste, ma che è una lontananza abissale da un punto di vista emotivo.
Ed è questo il motivo perché i luoghi e le emozioni sono profondamente collegati ed infatti è possibile parlare di emozioni attraverso i luoghi e di luoghi attraverso le emozioni.