Lavoro agricolo fortemente dipendente dai migranti, ne ha discusso la FLAI CGIL Taranto
TARANTO – “La presenza di lavoratori immigrati in agricoltura sul territorio nazionale arriva al 40%. Considerando l’ampio spettro di irregolarità purtroppo presente, la platea si estende sicuramente oltre questa percentuale. Bisogna avere consapevolezza, quindi, che il lavoro in agricoltura è fortemente dipendente dai migranti e questo determina ancora di più la necessità di una accoglienza e di un’integrazione che, purtroppo, in Italia latitano”.

Lo ha detto il segretario generale della Flai Cgil nazionale Giovanni Mininni intervenendo all’iniziativa su lavoro agricolo e immigrazione organizzata dalla Flai Cgil di Taranto, svoltasi nella Masseria Amastuola.
“In Puglia ci sono 135mila immigrati di 167 paesi diversi. Se provassimo a trasformare queste presenze in opportunità sul piano culturale, non solo la nostra regione ma tutto il paese se ne avvantaggerebbe”. Ha aggiunto il segretario generale della Cgil Puglia Pino Gesmundo. Ad una presenza così elevata di immigrati spesso corrisponde una condizione di lavoro nero o irregolare. È ancora Gesmundo a offrire un dato interessante: “In Puglia – ha ricordato – l’87% delle imprese ispezionate, che sono una piccola parte rispetto al tessuto imprenditoriale regionale, è stata sanzionata dagli organi ispettivi e di controllo. Significa che c’è una violazione sistematica delle norme sul lavoro che non riguarda solo gli immigrati”.
I lavoratori stranieri, però, sono i più colpiti. “In provincia di Taranto – ha sottolineato Lucia La Penna, Segretario generale della Flai ionica – il nostro sindacato è costituito parte civile in nove procedimenti penali per sfruttamento del lavoro, sei dei quali riguardano lavoratori del Gambia e nigeriani”.
L’iniziativa della Flai Cgil di Taranto è iniziata con la proiezione del docufilm “Dust’s Tales. I racconti della polvere” del regista Davide Murri, con la sceneggiatura di Simona Fernandez, presidente dell’Associazione Salam. Voci, volti, testimonianze sulle due sponde del Mediterraneo: dall’inferno dei campi della Libia, alla vergogna del ghetto di Borgo Mezzanone. I lavori sono stati moderati dal giornalista Domenico Palmiotti.
“Chi lavora in agricoltura soprattutto in Puglia che si fa vanto di questo comparto produttivo – ha affermato Paolo Peluso, Segretario generale della Cgil Taranto – deve avere il riconoscimento dei diritti e questo deve valere per tutti: italiani e stranieri. Esiste, invece, un sistema di sfruttamento che consente ad alcuni di approfittare di una condizione di subalternità degli immigrati fino ad arrivare a casi limite di persone ridotte in schiavitù”.
“Negli elenchi anagrafici dell’Inps diminuiscono i lavoratori locali e aumenta la presenza di lavoratori stranieri – ha evidenziato Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai regionale – una forza lavoro che andrebbe meglio utilizzata e professionalizzata perché le produzioni di eccellenza della Puglia richiedono manodopera specializzata”.
Eppure, in tema di accoglienza “la Puglia è stata un laboratorio negli anni Novanta con lo sbarco degli albanesi a Bari”. Partendo da questo elemento il sociologo Aldo Bonomi ha invitato il Sindacato “a mettersi in mezzo sul tema immigrazione non solo in termini di rivendicazione dei diritti, ma per fare società”. “Sull’immigrazione – ha concluso – ci sarebbe bisogno di scelte innovative, invece sul terreno pratico si realizza il massimo della mediocrità”.