APERTAMENTE dei lettoriPRIMO PIANOTaranto & Provincia

APERTAMENTE – “Non chiamatelo Natale … dal Virus”

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Vietato chiamarlo Natale, è la prima cosa che mi viene in mente quando guardo lo sfacelo presente nelle città italiane… no mi sbaglio è quello che penso quando vedo quello che accade nella mia città “natale”.

Sembrerà un pò forte o sistematicamente contrario, ma tutto ciò è dettato da una cosa semplicissima, mancano le luminarie.

Visitando il paese speravo di avere quel bel colpo d’occhio a cui ero diventato assuefatto negli anni, riprendendo una routine consolidata.

Arrivo, parcheggio nelle vie laterali di Piazza Principe di Piemonte e da lì prendo il viale contro mano per salire verso via Parini, inebetito dalle luci… ma…niente!

Avrò sbagliato giorno, forse son sceso troppo tardi, non c’è nulla… Eppure il programma l’ho letto. Ho controllato l’agenda per non sbagliare giorno.

Dovrebbero esserci i canti natalizi! Un leggero armonioso frastuono arriva dalla zona delle giostrine( foto di copertina). Eccoli son lì con gli addobbi… solo bambini per strada… per carità è bellissimo sentir cantare i bambini, ma non ci son né addobbi né palco, due  casse e tanta fantasia. Cerco di farmi coraggio ed ascolto i bimbi così meravigliosamente intimiditi e trepidanti di fare la loro parte. Bello!

Purtroppo la mia voglia di Natale non è appagata, rimane lì a rigirarsi come un animale irrequieto, prendo il programma e parto per via Parini. Ancora niente luci, qualcosa dei negozianti sulle vetrine, ma hanno lo stesso effetto del mercurio cromo su di una ferita, fa bene ma allo stesso tempo fa un male cane (idem i marciapiedi divelti… sicuramente un lavoro certosino di programmazione).

Via Parini, WOW! viva come negli anni ’90, vedo finalmente qualcuno seduto nuovamente sulla panchina in metallo più desiderata di quegli anni, un DJ, mascotte, dolcetti e mercatini… Aspetta mercatini? Chiedo se son permanenti, “no son solo per oggi” mi rispondono… chiedo se sarà rifatto da qualche altra parte, ma nulla è detto e nulla si sa… ok son finito in una mini festa patronale… poco male, qui almeno respiro un pò di atmosfera natalizia… ma voglio le luci!

Dopo la piccola passeggiata mi faccio coraggio e chiedo finalmente spiegazioni sulle luminarie e dove poterle trovare.

La risposta è alquanto spiazzante: “sono tutte al centro storico, quest’anno c’è da attrarre il turismo e ci si è concentrati per questo, dobbiamo fare tutti la nostra parte!”.

Finalmente so  dove devo andare, sicuramente il centro storico sarà bellissimo, ci sarà una vera passerella per raggiungere tutte le ‘nchiosce e guardare le meravigliose opere dei residenti, senza che debba chiedere, senza pensare, tutto pilotato ed immersi nelle luci.

Corro, la voglia  del Natale vuole guardare e passeggiare sotto un cielo di stelle  artificiali!

Ecco vedo porta San Giorgio… due croci luminose… dai va bene ci saranno le luminarie… BUIO!

Le luminarie dove sono? Dove vado? I percorsi? Va bene seguo la gente.

Non mi dilungo, i luoghi son più o meno gli stessi dello scorso anno, nessuna luce guida ma piccole luci un pò ovunque… niente punti di sosta (se non per quelli organizzati da alcune botteghe) e se non sai dove andare ti perdi sempre qualcosa… anche questa volta devo impegnarmi a cercare le piccole luci sparse e niente luci guida solo un pò di gente in processione… Arrivo in piazza.

Finalmente vedo l’albero e mi aspetto una piazza in festa e piena di luci sospese… niente, un’altra luce in mezzo al fragore dell’unico bar “più. festivo” sotto palazzo del principe… rimango fermo e penso che forse il Natale ha lasciato Grottaglie.

Ripenso alla conferenza stampa, ripenso al programma e capisco che son finito in una fiera di paese. Quest’anno non ci saranno luci a farmi da guida in una serata di rincorsa ai regali, quest’anno non ci saranno le interminabili code in macchina sotto un tappeto di stelle artificiali, quest’anno non ci sarà la bellezza decadente del guardare il centro del passeggio cittadino illuminato.

Ogni anno abbiamo perso pezzi di luce, quest’anno le hanno volute tutte nel centro storico. Un centro storico senza sbocchi commerciali, un centro storico da toccata e fuga, un centro storico atto ad ospitare un tipo di turismo transumante e non stabile.

Posso rimanere nel bar dell’ex teatro vicino la fontana, completamente illuminato, ma la birra non basta e il tempo al tavolo non ha magia.

Posso rimanere in piazza di fronte all’albero, ma anche lì è solo un pallido palliativo… voglio fare acquisti insensati sotto un cielo di finte stelle, acquisti che non piaceranno a chi li riceverà,

acquisti che mi faranno spendere più del dovuto, acquisti che faccio solo ed esclusivamente perché accecato da questa falsa luce, quest’anno non ci saranno acquisti “magici”.

Guardo il programma e guardo le strade subito dopo porta San Giorgio, vedo le luci del programma e il nulla per le strade, leggo di burattini, ma vedo solo la fila per i panzerotti alla torretta, cerco le luci ma trovo il solito sconfortante silenzio del buio.

I prossimi giorni sono un elenco fitto di attività, alcune ad orari decenti solo per i “non lavoratori”, altre per mangiare delle pettole stantie, altri ancora per 10 minuti di artisti circensi…

L’animale in me si placa, si accascia e muore.

“Non chiamarlo natale”, mi urla. Gli rispondo “il natale è in noi”, ma non mi degna di risposta.

Siamo qui, a guardare l’albero e la sua fioca luce, non voglio comprare, non voglio festeggiare.

Voglio avere torto e mi guardo per l’ennesima volta la presentazione del “Natale grottagliese”, ma l’unica cosa che vedo è il trionfo mediocre di una programmazione gretta e parrocchiale, dove una non ben specificata promessa ha dato vita ad un obbrobrio.

Io ricordo la mia infanzia dove via Parini e via Marconi si facevano la guerra sulle manifestazioni in strada, una guerra fatta di colori e senza l’ausilio delle roboanti propagande centrali.

Erano lì per vendere e pretendevano uno spazio consono alla magia natalizia. Niente, desisto.

La bestia sbotta e mi dice di cambiar paese.

Mi metto in macchina e parto, cerco il Natale da “furastiero”. Cerco di appagare il mio desiderio bambinesco.

Nel mentre sono alla guida e cerco parcheggio in altri lidi, non posso far altro che ripensare al Natale della mia Grottaglie…

Ma la bestia mi sveglia, grugnisce e ripete “non chiamarlo Natale” gli dò ragione, mi fermo, lo assecondo, prendo un pennarello e scrivo sul muro:

“Non chiamatelo Natale”.

 

Virus


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Redazione Oraquadra

La redazione.

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