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Giovedì 9 Febbraio alle 18:30 l’autrice Rosanna Cassano presenta il romanzo gotico La casa sul limitare del castello, pubblicato dalla casa editrice locale Anyname. Dialoga con l’autrice l’editore Giuseppe Gallo.
La casa sul limitare del castello è una storia varia. Il racconto di una famiglia, il racconto di un popolo, la storia di una città. La narratrice di questo romanzo è Angelica, il fantasma che “dimora” nel castello di Pulsano, un paese in provincia di Taranto. Una terra dove la vita di mare e quella di campagna s’intrecciano in un unico connubio di emozioni. Si narra che Angelica fosse la figlia diciottenne di Renzo Delli Falconi, dei signori di Pulsano, morto in una cruenta battaglia. La bionda fanciulla fu imprigionata nella torre del castello. Venne uccisa e decapitata, ma la sua testa non fu mai ritrovata. Ancora oggi pare che appaia, nella notte, dalle finestre o sul terrazzo del castello.
Intorno al castello si snodano strade e case. Ed è proprio in una di queste abitazioni che Angelica segue, affezionandosene, le vicende di chi vi abita.
La storia si svolge nell’arco di circa cinquant’anni, tra il 1920 e la prima metà degli anni Settanta. Una storia che parte con Maria e che termina con sua nipote Teresa. Una storia ispirata alla vita di tutti i giorni: fatta di gioie, di dolori, di lavoro, di amore, di morte, di amicizia, di gelosie che portano a menzogne; di vendetta, ma anche di carità.
Un’appassionante sequela di vicende e conflitti umani dove la menzogna fa da contorno alle vicende. Nella narrazione sono state conservate alcune espressioni dialettali del tempo, tipiche della società contadina e non solo.
Venerdì 10 Febbraio alle 18:30 ospiteremo il politologo Vittorio Emanuele Parsi che ci parlerà del saggio Il posto della guerra e il costo della libertà, edito da Bompiani. Dialogherà con l’autore l’avvocato Rocco Suma.
Vittorio Emanuele Parsi è professore ordinario di Relazioni Internazionali sia presso l’Università Cattolica di Milano, sia presso l’Università di Lugano, facoltà di Economia. È inoltre direttore dell’ASERI ed editorialista de “Il Sole 24 ore” e “Avvenire”.
Dal 2013 è co-chair dello Standing Group Relazioni Internazionali della Società Italiana di Scienza Politica.
Ha insegnato e tenuto conferenze, seminari e lezioni in numerose università in Italia e all’estero, tra cui: Princeton University (Princeton, N.J.), Georgetown University (Washington, D.C.), Cornell University (Ithaca, N.Y.), Catholic University of America (Washington, D.C.), St. Anthony College (University of Oxford), Université de Saint Joseph (Beirut, Libano), Royal University of Phnom-Penh (Cambodia), Novosibirsk State University (Russia), Kazakh Law Academy (Kazakhstan).
Gioca come ‘centro’ negli Old del Rugby Monza. È capitano di fregata (SM) della riserva selezionata della Marina Militare.
 
Sinossi
Dopo quasi ottant’anni la guerra è ricomparsa sul Vecchio Continente. L’aggressione scellerata che Vladimir Putin ha scatenato contro l’Ucraina il 24 febbraio 2022 ha rotto decenni di pace e ha fatto sì che l’Europa tornasse a essere ciò che per secoli era sempre stata fino alla conclusione del secondo conflitto mondiale: ‘il posto della guerra’.
Come è potuto accadere uno scempio simile proprio nella ‘civile Europa’? Nel luogo che ha rappresentato un pilastro di quell’ordine liberale che ha trasformato il sistema internazionale stringendo attorno a sé una famiglia di democrazie affratellate e tessendo una fitta trama di istituzioni e trattati garanti della cooperazione e della pace? Se la pace, dunque, è stata infranta proprio dove le condizioni per mantenerla erano le migliori possibili, che speranza resta per evitare che la forza ricominci a essere la sola ‘regola del mondo’? La risposta a questa domanda passa per la consapevolezza che la possibilità di escludere la guerra come prospettiva deriva proprio dalla credibilità e dalla sopravvivenza di quell’ordine liberale che la guerra di Putin ha messo sotto attacco: l’invasione russa dell’Ucraina non è infatti solo una dichiarazione di ostilità mortale nei confronti di quel paese, ma è anche un’esplicita aggressione all’Occidente democratico e ai principi e alle regole su cui si fonda.

Ripensare la guerra, e il suo posto nella cultura politica europea contemporanea, dopo l’Ucraina è il solo modo per non trovarsi di nuovo davanti a un disegno spezzato senza nessuna strategia per poterlo ricostruire su basi più solide e più universali. Perché se c’è una cosa che la fiera resistenza del popolo ucraino ci ha insegnato è che non bisogna arrendersi mai, che la difesa della propria libertà ha un costo ma è il presupposto per perseguire ogni sogno, ogni speranza, ogni scopo, che le cose per cui vale la pena vivere sono le stesse per cui vale la pena morire.


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Valentina D'Amuri

Laureata in Progettazione e Gestione Formativa nell'era digitale, consegue il Master di II livello in Studi Strategici e Sicurezza Internazionale in concomitanza con il Corso Normale di Stato Maggiore della Marina Militare. Instructional Designer, collabora alla produzione di diversi progetti in ambito civile e militare."Non chi comincia ma quel che persevera"

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