Il Buongiorno di Pina Colitta. Scalare la vetta della felicità (Parte II)
Esiste un percorso che si può fare nelle nostre esistenze per raggiungere la felicità?
La bella notizia è questa: in un percorso, in cui fondamentalmente ci si aspetta positività ci può essere una variante che invece porta al contrario di ciò che noi, a priori, abbiamo etichettato come qualcosa di positivo.
Un esempio può essere quello di aspirare ad un certo tipo di lavoro e, magari poi, quando questo lavoro arriva e una volta ottenuto, però, ci si trova in un ambiente e condizioni di lavoro opprimenti; quello che, a priori, risultava essere un percorso verso una realtà positiva e di felicità, si rivela invece qualcosa che è completamente al contrario.
Ci sono persone che per rendere felici altre persone fanno di tutto perché sono mosse d’amore da cure e d’attenzione e magari poi vengono ricambiate con egoismo, che si trasforma in infelicità.
Certamente per la felicità non c’è una ricetta, non esiste un manuale di istruzione per ottenerla.
Ciò che si rivela come una realtà positiva per alcuni, per altri può portare miseria emotiva e sconcerto. Quello che sembra eccitante per alcuni, per altri può essere devastante.
E non dimentichiamo che il destino a volte gioca con noi e fa cadere il nostro castello di carte della felicità.
Ognuno di noi deve essere preparato ad accettare l’incertezza, ma soprattutto ad accettare il fuori programma che può alterare tutto. Ognuno di noi, però, nonostante la variabilità dell’incertezza, non deve mai rinunciare ad un’aspirazione, quella di raggiungere la pienezza e il benessere.
Inseguire ossessivamente la felicità sicuramente non fa bene a nessuno come non farebbe neanche bene arrendersi di fronte ad ogni delusione, fallimento o scherzo del destino.
E forse sono proprio gli effetti controproducenti di un progetto, che poteva sembrare di portare verso la felicità, a spronare ogni individuo, a non arrendersi e a selezionare meglio quali sono le attività, quali sono le relazioni e quale è lo stile di vita in cui bisognerebbe essere coinvolti.
La felicità autentica non è altro che il benessere psicologico cioè stare bene con sè stessi e con ciò che ci circonda.
Qualcuno potrà dire: <<ecco la solita litania sullo stare bene con sè stessi, ovunque !!!>>
Ebbene sarà pure una litania, ma accettare le cadute, le delusioni e soprattutto accettare i propri errori è il primo passo per stare bene.
Ma un suggerimento è d’uopo: mai lanciarsi a caso verso certe esperienze bisognerebbe prima riflettere, meditare e scegliere bene cosa fare e chi avere nella propria vita.
Il tutto accettando l’imprevedibilità della vita stessa.
La ragione? Intanto, perchè non si può mai controllare tutto ciò che ci circonda, semplicemente perché l’esistenza che ci appartiene come esseri umani è molto complessa e la si può vivere solo mettendo in conto il caos insito in essa.
E allora cosa sarebbe questa felicità?
Sicuramente uno stato mentale e non come qualcosa che possiamo trovare, dopo aver scalato una vetta altissima e come tale irraggiungibile!
Che dire, beati gli alpinisti a cui sarebbe dato il privilegio di raggiungerla!!!
“– Secondo me tu hai paura di essere felice, Charlie Brown.
Non pensi che la felicità ti farebbe bene?
– Non lo so. Quali sono gli effetti collaterali?
Charlie Brown, Charles M. Schultz