APERTAMENTE di Cosimo Lombardi – La Resistenza rapita
Parafrasando Alessandro Tassoni, possiamo senz’altro parlare di “resistenza rapita”.
La resistenza fu quel movimento che si oppose al regime fascista che dopo l’armistizio del 9 settembre 1943 dovette subire anche l’ingerenza pesante e feroce dei nazisti.
Nella resistenza confluirono sì comunisti e azionisti, ma anche socialisti, cattolici, monarchici, militari regolari dell’esercito italiano.
La propaganda successiva al 25 aprile ed il terrorismo rosso successivo a tale data, finanziata in rubli e capillarmente organizzata, ha fatto sì che nell’immaginario collettivo si volesse indurre ad una esclusività comunista della resistenza.
“Se la Resistenza non portò alla deriva rivoluzionaria (marxista e bolscevica in epoca staliniana n.d.r.) lo si deve al ruolo decisivo delle componenti cattolica e liberale », spiega Francesco Perfetti. Allievo di Renzo De Felice, docente di storia contemporanea alla Luiss e direttore della rivista “Nuova storia contemporanea”, Perfetti è uno degli storici che più hanno contribuito negli ultimi decenni a una lettura diversa e più completa dei fenomeni di quegli anni. Ma decenni di lavoro per allargare la condivisione della Resistenza, sembrano essere trascorsi invano dalla radicalizzazione di queste ultime settimane della forza egemone della sinistra italiana.
Il rischio è che la condivisione della memoria sulla guerra civile invece di favorire il livello storiografico si spinga a quello politico, di per se divisivo.
«Guerra civile», dice il prof. Perfetti. Definizione di per sé non condivisa.
Non era condivisa fino all’inizio agli anni ’90. Fino all’uscita del volume di Claudio Pavone la definizione era usata solo dalla pubblicistica anticomunista e guardata sdegnosamente dagli altri.
Nell’immagine ufficiale che si voleva e si doveva far passare era che la Resistenza era un movimento unitario di massa sotto la guida del Partito comunista e degli azionisti.
Immagine completamente falsa.
Ci sono state poi negli ultimi anni ricerche che hanno fatto luce su alcuni aspetti di cui prima non si parlava.
Ma tutto sommato la condivisione resta ancora oggi un auspicio.
Per evitare letture sbagliate va ricordato che nella parte che ha dato vita alla Resistenza ci sono state componenti (offuscate dalla propaganda del Partito comunista) che hanno avuto un ruolo importante: cattolici, liberali monarchici, cioè a tutte quelle formazioni autonome rispetto alle Brigate Garibaldi e a Giustizia e Libertà. Indicativo, ad esempio, è il silenzio a lungo registrato su vicende come l’eccidio di Porzûs.
Ebbene, la efferata vicenda è stata a lungo ignorata, e tuttora è sottovalutata, perché contraddice alla lettura che si vuol dare del fenomeno. C’era il disegno deliberato di far sparire le altre componenti che davano fastidio, ritenute ostacolo per un processo rivoluzionario staliniano, marxista leninista che si aveva in mente di realizzare.
Lo stesso dicasi per il militari. Fu Giulio Andreotti, in occasione del ventennale, intervenendo su “Famiglia Cristiana” e con un editoriale su “Concretezza”, che iniziò ad occuparsi del ruolo dei militari, che costituirono il corpo dei volontari italiani dopo l’8 settembre». Qual è l’aspetto più importante della rivisitazione recente della storiografia della Resistenza?
La riscoperta delle pagine oscure delle Foibe e del cosiddetto Triangolo della morte, aspetti che erano stati del tutto ignorati in precedenza.
Un fatto che vide eliminati italiani, rei di essere italiani e perciò infoibati ma anche tanti parroci e sacerdoti, rei di non essere atei e comunisti e che registra ancora resistenze da superare e accertamenti da completare.
E qual è l’aspetto più negativo? «La constatazione che, dopo tutto, il 25 aprile è ancora un momento divisivo, mentre una festa nazionale dovrebbe di per sé unire».
Consapevolmente e colpevolmente sottovalutato l’apporto dei cattolici «I cattolici ( sostiene il prof. Perfetti) sono stati una delle componenti più forti, accanto a comunisti e azionisti. Portatori di una tradizione politica e diversi dagli altri, che avevano un inquadramento politico-militare finalizzato a un progetto rivoluzionario. “Se non fu rivoluzione lo si deve proprio alle componenti cattolica e liberale”.
Togliatti quando parlava di “democrazia progressiva” si riproponeva la conquista del potere e teorizzava un disegno di tipo stalinista.
Si è evitata quella deriva solo grazie agli eventi successivi, alla vittorie elettorali delle forze anticomuniste che l’hanno impedito.
Ecco perché è corretto parlare di “Costituzione rapita”, come la “secchia” di Alessandro Tassoni.
Buon 25 aprile a tutti.
W l’Italia.
Cosimo Lombardi