IL BUONGIORNO DI PINA COLITTAPRIMO PIANOWellness

Il Buongiorno di Pina Colitta. Da persona a personalità: la via della Resilienza

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Non è facile pensare di ricominciare quando si è travolti da una terribile “burrasca” che sta coinvolgendo ogni aspetto della nostra esistenza. Eppure c’è sempre un modo per venirne fuori e per ricominciare.

E’ indubbio che ci sono persone maggiormente predisposte ad avere forza d’animo perché aiutati da alcuni tratti delle personalità, che evidenziano forza e capacità di reagire agli eventi.

Se dovessimo creare una scaletta di attributi per essere resilienti e ricominciare, potremmo azzardare di mettere in alto, al primo posto, la Personalità che può consentire ad ognuno di noi di assumere atteggiamenti positivi, rifiutando l’etichetta di sfortunato e di vittima. E’ lei, la personalità, che contribuisce a vedere la vita come qualcosa dalla quale trarre il meglio per cui qualsiasi evento potrebbe essere considerato un punto di partenza dal quale ricominciare a costruire. Ciò vuol dire che rivangare un passato che non c’è più e soffermarsi sulle disgrazie presenti, ipotizzando un futuro incerto, non permetterà mai un recupero obiettivo del presente e la possibilità di notare i fattori positivi esistenti in esso. Mi direte, c’è poco da essere ottimisti “nei tempi della Burrasca o, per rimanere in tema di cronaca, nei tempi di un’alluvione”.

Certamente ottimisti no ma resilienti si!!! Se dobbiamo volgere il nostro pensiero ad un passato che ci possa sostenere, sicuramente in questo passato dobbiamo ripescare le figure che hanno avuto su di noi una importante influenza affettiva, oppure quelle figure di riferimento per cui, fin da piccoli, sono state per noi un sostegno, come la mamma, la nonna o addirittura una figura educativa, e perché no, una figura amicale. E’ a loro che dobbiamo la nostra forza d’animo e a loro che va il nostro pensiero per recuperare, nella difficoltà del presente, le nostre salde radici.

Ciò crea un forte sostegno alla nostra psiche per vivere i nostri interessi, in apparenza sopiti, considerati “portatori sani” di una socialità soddisfacente al di fuori delle mura domestiche, come unici possibili. Possiamo addirittura ipotizzare le attività sportive, gli interessi legati alla musica e alla recitazione, al ballo, al volontariato, come una zona franca in cui ritemprarsi e accumulare energie anche se i nostri spazi esistenziali sono ridotti. Organizzare il nostro quotidiano, di oggi, in modo tale che ogni spazio della nostra vita diventi uno spazio etero sociale dove insieme alle attività scolastiche, attività lavorative, attività domestiche ed attività del tempo libero, possiamo creare ordine e disciplina in una vita che magari, per una serie di eventi negativi, si ha l’impressione si svolga all’insegna della staticità e della casualità.

In questo ci aiuta, sicuramente il contatto con gli altri, attraverso le telefonate, i messaggi, come un ottimo modo non solo per condividere informazioni serie e ludiche, ma anche per sentirsi parte di una relazione, di una condivisione, in cui la comunione virtuale può essere viatico di una serie di gratificazioni, anche a livello domestico, per la foto condivisa di un luogo, di un affetto, per uno scambio di consigli ed opinioni di carattere politico e culturale. Questo contatto virtuale, con il patrimonio di situazioni che potrebbe portare, ci aiuta a mantenere un buon livello di autostima anche quando le cose non vanno per il verso giusto. Si configura, in questo modo, una piazza virtuale dove “ad personam” ci si scambiano video, foto, riflessioni e si evita, nel solipsismo voluto o forzato, di divenire apatici perché frustrati dallo scarso rendimento nella vita sociale e lavorativa. Una presenza si, virtuale, che però diventa condivisione, diventa ascolto, sorriso, percorrendo quasi naturalmente la via della resilienza per schivare quel vortice che ci ha trascinati in una dimensione quasi surreale.

Grazie ai social network, ora ci sono più persone che dicono di amarti senza sentirlo che persone che sentono di amarti senza dirlo.
Fabrizio Caramagna


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