Il Buongiorno di Pina Colitta. l’insegnante…per amore!
Il mestiere dell’insegnante, non è solo un lavoro ma è un’esperienza profonda, molto faticosa, che porta il medesimo, ogni giorno, nella classe, di fronte ai suoi alunni, a mettere in discussione il suo vissuto, continuamente, guardandosi dentro e osservando attentamente loro, gli alunni, come in uno specchio, per vedere come la loro anima deve solo trasmettere trasparenza, tolleranza, tenerezza..
La trasparenza è data dalla luminosità del vivere, del pensare e dell’agire.
Sempre con la trasparenza posso entrare nella comprensione di voi, della classe, in un percorso formativo che comporta solo scelte in una continua gratuità assoluta.
E’ in classe che un buon insegnante conquista la capacità di donare, senza aspettarsi altro, con la consapevolezza che la strada è ancora lunga e tortuosa.
La tolleranza mi ha aiutato a comprendere l’importanza delle convinzioni altrui. L’accettazione dell’altro, del diverso, senza la volontà di cambiarlo.
La volontà di accoglienza è fondamentale nel mio lavoro. La capacità di far aprire il cuore a chiunque, senza farsi problemi di religione, di lingua, di colore, di sesso, di cultura, è una prerogativa per chi sceglie la vocazione del docente.
Raggiungere, dunque, come stato di “garanzia”, un comportamento accogliente e disponibile, è l’obiettivo che mi prefiggo ogni giorno, ogni ora, in vostra compagnia.
La tenerezza, per me, si concretizza ogni giorno tra di voi in un divenire fiducioso e accogliente.
Non è stato sempre facile, e forse non lo sarà ancora in futuro, soprattutto nelle dinamiche di relazioni difficili.
Questa, però, potrà essere la molla di un futuro successo di serenità di vita e di convivenza pacifica nel gruppo-classe.
I nostri incontri-scontri, il riconoscimento della persona, le famose “carezze”, tutto ciò, credetemi è stato e sarà sempre all’insegna della spontaneità. Affetto dato e ricevuto.
Insomma, negli incontri positivi, nei conflitti risanati, il confronto tra docente e alunno rappresenta, comunque, una ricchezza anche quando non sempre si sono condivise opinioni e modalità. Nella presenza dell’altro esiste il nostro stesso essere che trova “ragione di esistere” proprio nel suo con-sentire, con-dividere, con-esistere.
Cari ragazzi, la cura per l’altro non è altro che la cura verso sé stessi e verso il mondo che ci circonda. Allora la relazione con l’altro diventa una grande opportunità che non può essere “bruciata” ma deve rappresentare una circostanza favorevole, sia nella relazione con l’ambiente sia nella relazione con la persona.
Il “prendersi cura” presuppone attenzione, preoccupazione verso l’altro ma, soprattutto, rispetto per tutti gli altri esseri viventi. Il prendersi cura va oltre una simpatia dettata dall’emotività e dalle ideologie; perché ciò accada bisogna aver cura del valore della vita e del significato che ogni gesto, ogni azione umana, ascrive ad esso,
E’ un progetto, quello dell’apprendimento che presuppone l’aver cura e il curarsi, nel quale il senso di amare il prossimo non vuol dire mai dimenticare sé stessi ma conquistare un amore, adeguato, di sé.
A questo progetto mi piace pensare di lavorare insieme, in un’atmosfera di gratitudine nei confronti di chi come voi, i miei alunni, siete sempre garanzia, per me, di una continua crescita dove la mia simpatia nei vostri confronti ha quel profondo significato di sentire insieme all’altro.
A presto, la vostra Prof.
Da “Nell’Anima” di Giuseppa Colitta