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Festinante (Consigliere comune Taranto): Sei pugliesi su dieci non hanno il diploma secondo i dati Istat.

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Ascensore sociale bloccato: l’istruzione unico rimedio

Taranto – In questi giorni uno studio elaborato su dati ISTAT delinea un quadro allarmante per il mezzogiorno e per la Puglia: sei pugliesi su dieci non hanno il diploma.
Il confronto diviene impietoso se paragonato a Regioni come il Veneto, con dati che mostrano come in Puglia via siano almeno il doppio di analfabeti.
La mobilità intergenerazionale risulta quasi immobile rispetto al titolo di studio secondo gli ultimi dati Inapp (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) e l’ascensore sociale appare bloccato sul pulsante istruzione. Il figlio di un padre laureato ha oltre il triplo della possibilità di laurearsi rispetto al figlio di chi ha conseguito la terza media: dato del Rapporto Plus 2022 sulla mobilità intergenerazionale dei titoli distudio.
Questa situazione insieme al numero basso di laureati rispetto alle esigenze pone la questione critica della “ineguale distribuzione dei laureati rispetto alle caratteristiche di istruzione e di reddito dei nuclei familiari di provenienza”;  a tale elemento occorre aggiungere anche i fenomeni della disoccupazione intellettuale, della “sotto-occupazione” e della “fuga dei cervelli” per percepire quanto grande e complesso sia il problema della formazione e della utilizzazione del capitale umano nel nostro Paese.
L’analisi del dato segnala un’ incremento della quota di laureati che passa dal 14% fascia di età dai 50-64enni al 28% fascia di età dai 30-39enni ma in rapporto al dato demografico, si evidenzia una sostanziale costanza del numero assoluto di laureati che concorrono a formare l’offerta di lavoro qualificata. Occorre pertanto sostenere le politiche e i servizi che consentono il raggiungimento di livelli “europei” di istruzione terziaria, rilanciando operativamente una formazione orientata al mercato del lavoro; tutto questo è fondamentale per poter avere una componente di forza lavoro strategica nel futuro, in grado di farci competere con gli altri Paesi.
Oggi il titolo di studio non è più percepito dalle famiglie meno istruite come una chiave per l’affermazione lavorativa e ciò può indurre i genitori a non investire nell’istruzione del proprio figlio, anche perché effettivamente in Italia i rendimenti dell’istruzione sono più bassi di quelli registrati in altri paesi OCSE.
Una società giusta ed equa implica che sia l’impegno, e non le posizioni iniziali o il contesto familiare, a determinare lo status socioeconomico dell’individuo. Il sistema educativo dovrebbe garantire a tutti i ragazzi e le ragazze l’opportunità di partecipare a processi di apprendimento efficaci, in grado di sviluppare le loro potenzialità e il loro talento separando così le loro prospettive da quelle della famiglia d’origine.
E ciò può avvenire sviluppando non soltanto i percorsi universitari ma anche gli altri percorsi di formazione professionale fino al livello terziario e garantendo processi continui di aggiornamento delle competenze per soddisfare i bisogni emergenti dalle trasformazioni strutturali in atto.

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Redazione Oraquadra

La redazione.

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