Arte, la costruzione della Pace in un opera in terracotta: “Conflitti – Componimento Costruttivo 02” di Francesco Spagnulo
L’opera dal titolo Conflitti – Componimento Costruttivo 02 è la forma plastico-visiva di un pensiero (inteso nei suoi aspetti razionali ed emotivi) che attraverso la componente simbolica, intende focalizzare l’attenzione sul concetto di “costruzione delle condizioni di pace” e relative implicazioni.
L’opera è composta da 7 elementi, in terracotta trattata, del diametro di cm 60 e spessore di cm 2 caratterizzati plasticamente dal segno-simbolo della pace (derivante da una elaborazione grafica di Gerald Holtom, realizzata nel 1958 per il nuclear disarmament) modellato come la classica forma nervata della barra di costruzione, 9 elementi in acciaio (barra di costruzione nervata in acciaio) più filo metallico di connessione.
L’Opera – installazione, così strutturata, sviluppa in altezza cm 60, in larghezza cm 60 e cm 135 di lunghezza (profondità).
È diritto e dovere di tutti comporre i conflitti, senza ricorrere all’uso della violenza.
La guerra e la pace hanno a che fare con i nostri comportamenti quotidiani, con il modo in cui ci esprimiamo e relazioniamo con gli altri, con la coerenza tra ciò che diciamo e ciò che facciamo.
L’impegno teso a costruire le suddette condizioni passa necessariamente attraverso un nuovo paradigma culturale che sia in grado di riconsiderare i diversi aspetti degli attuali sistemi di convivenza civile generale.
Bisogna saper agire, personalmente a livello locale, per generare e costruire pace ad un livello globale.
L’etica è la forma dell’agire, ed oggi più che mai l’urgenza più pressante è assumere concretamente un comportamento etico, perché sono a serio rischio, per varie ragioni, le nostre stesse condizioni di esistenza.
Ma ancor prima che etico, credo che il problema sia soprattutto estetico nel senso etimologico del termine e cioè la capacità (per molti aspetti anestetizzata) di sentire, di avvertire e percepire sia ciò che ci circonda e consideriamo vicino che quello apparentemente lontano.
Occorre far valere di fronte ai “segni del potere” il “potere dei segni” come sosteneva Don Tonino Bello.