APERTAMENTE dei lettoriCostume&SocietàPianeta GiovaniPRIMO PIANO

APERTAMENTE di Angela Carraro. Social e influencers: cause ed effetti

Condividi

Oramai il mondo dei social sta diventando così vasto, tanto che queste applicazioni non si possono più contare su una sola mano, come pure sta crescendo il numero anche delle persone che cercano di mettersi in mostra perché si sentono belle e magari attraenti. Come molti, anche chi scrive, si è inserita in alcuni social network, tanto per citare come esempi Instagram o Tiktok. Se entriamo in quest’ultimo, TikTok, chiamato anche app orologio, si può trovare una miriade di persone che amano mettere in mostra il proprio corpo. Alcune di esse potrebbero possedere – nel caso delle ragazze – i fianchi stretti o la pancia piatta, oppure – nel caso dei ragazzi – muscoli da culturisti o capelli perfetti.

Ma la maggioranza dei cosiddetti users possiede un corpo che molti sono portati a definire difettoso oppure imperfetto. Gli utenti che sono più soggetti a questo tipo di giudizio sono quelli leggermente più in carne, quelli senza muscoli o addirittura quelli troppo magri. Questo aspetto della tecnologia e dei social è molto criticato specie da chi ritiene di far parte delle persone imperfette, che si dedicano a praticare una sorta di tecnica chiamata body positivity, che sta a esprimere il rifiuto dei giudizi espressi sul proprio status corporeo da parte di altri: in altri termini, ciò significa accettarsi nel senso di dire: anche se non seguo i criteri della moda, mi piaccio comunque. Purtroppo, però, è soltanto il 20% degli users che usa e manifesta questi termini.

E’ di comune accettazione il ritenere che la bellezza sia un fatto astratto e inviolabile, ma non si comprende il perché, se una persona è in carne rispetto ad altre, non possa pubblicare i contenuti che più essa desideri. E’ ormai diffusa l’opinione che chiunque può postare gli elementi che maggiormente preferisce anche sforando le barriere della bellezza e della moda, perché, è vero che la bellezza è un dono unico, ma non è un regalo al servizio della popolarità. Questa qualità non è utile alla fama e non è neppure una qualità fondamentale per il successo. Secondo l’Università di Oxford, il 40% dei social utenti è più in carne rispetto ad altri, ma solo il 20% è partecipe del comportamento del body positivity: esaminando questo dato facente parte di questa piccola percentuale, viene spontaneo ricordare quella ragazza afroamericana molto corpulenta che presentava numerose smagliature sulle gambe e sul ventre: la teen-ager stava semplicemente ballando, mostrando quasi tutto il proprio corpo. Un qualsiasi pervertito andrebbe in questi casi a guardare quello che gli interessa, come già risaputo, ma una persona che sa usare meglio il proprio cervello, apprezzerebbe, invece, quel ballo oppure i movimenti che la ragazza ha filmato, astenendosi dal criticare o giudicare. Infatti, i commenti erano zeppi di frasi come cool moves !, i bei movimenti, ovvero what a great performances, la bella esibizione, e nella descrizione del video, la creatrice aveva scritto soltanto body positivity.

Fa piacere che ora le persone comincino ad aprire la mente; infatti, anche se quella ragazza che stava ballando era priva di un certo appeal fisico, riscuoteva invece più di centomila follwers. Tutto ciò per dire che nella società odierna importa il contenuto dei post, non solo la bellezza di chi li crea. Il body positivity sembra un’iniziativa molto bella, ma per diventare realmente famosi è necessario possedere la necessaria fantasia per creare i contenuti che possano piacere alla maggioranza  della gente.

Passando, invece, ad un esempio maschile, tempo addietro nella rubrica Per te – dove passano video appositamente scelti in base ai gusti degli spettatori – è apparso un ragazzo, un chitarrista: questi non aveva i capelli molto belli, erano di color verde pistacchio. Anche la sua chitarra era del medesimo colore, seppur fluorescente. Stava suonando l’introduzione della canzone Where is my mind, scritta nel 1988 da una band chiamata Pixes, ma soprattutto la stava suonando in una strana posizione. Osservando quel video, chi scrive ha deciso di imparare a suonare quella canzone: segno che il messaggio era stato positivamente recepito. Il ragazzo ha, poi, anche inserito un sondaggio interattivo con su scritto are you liking this type of content? Should I post more? (vi sta piacendo questo tipo di contenuto? Dovrei pubblicarne ancora?) Il 97% dei votanti ha risposto di sì, sicuramente perché la chitarra o la musica sono piaciuti, rispetto a quel 3% di voti negativi.

Esiste una persona che nei social posta solo temi e argomenti che spaziano dalla scuola ai libri, dai libri ai film o alla conoscenza delle lingue straniere, pubblicando poco o nulla ciò che riguarda la propria persona sotto l’aspetto fisico. Riceve commenti solo dagli amici, ma che trattano spesso e volentieri l’ambientazione o il disordine della propria camera. Ebbene, quella persona è la scrivente – che non è una body posivity, perché ritiene un privilegio il fatto che i giudizi si basino solo sull’ambientazione del video e non su chi ha postato il messaggio, che ad onor del vero è un utente che riceve in media quattrocento visualizzazioni per ogni video. E’ da tener presente che social non è l’equivalente di realtà: in origine queste piattaforme sono, infatti, nate per far conoscere i propri interessi, non necessariamente coniugabili con la messa in mostra del proprio corpo.

Concludendo, non si può che ribadire che la bellezza non serve alla ricerca della fama. Può certamente aiutare, ma non è fondamentale. Purtroppo, molte persone credono che essere belle o belli sia tutto, che sia l’unica qualità che conta possedere e che la bellezza sta dentro di noi, non fuori.

Angela Carraro

in copertina: Gianfranco Coccia, senza titolo, tecnica mista. Collezione privata

Condividi

Lascia un commento