APERTAMENTE di Francesco Russo* – La guerra contro Giorgia Meloni
Napoli – Colgo l’occasione, per parlare della Guerra contro Giorgia Meloni, dopo aver visto, in differita, l’intervista che Nicola Porro le ha fatto durante l’ultima puntata in ordine di tempo di Quarta Repubblica. Qualcuno storcerà il naso, affermando che Nicola Porro è meloniano e questo storcere il naso costituisce la premessa del mio pensiero.
Parto dalla premessa che chi contrasta Giorgia Meloni, non la contrasta perché è Presidente del Consiglio dei Ministri ( lo stesso Governo, presieduto da altri non sarebbe stato contestato per la figura del Presidente), ma perché è Giorgia Meloni.
È donna, ha iniziato a fare politica da quando non era ancora maggiorenne, non è passata attraverso i salotti buoni, dopo essere stata terrorista, mai arrestata, mai fermata dalla Polizia, perché mai travisata e soprattutto mai manganellata, ancorché fosse definita all’epoca: fascista! Sempre rispettosa, quindi, della Legge e della Costituzione.
Una delle note stonate era il mancato passaggio nei salotti buoni, come la Boldrini, e il mancato passaggio tra le ragazze coccodè di Arbore, come la Boldrini, ma, quando la Boldrini andava da Arbore, forse Giorgia era davvero piccolina, neanche in età di fare la bimba pulcino, quindi nessun merito del genere le potrebbe essere attribuito. Un’altra nota stonata era l’appartenenza al Popolo romano, non adusa, quindi, a frequentare sia i salotti buoni che i salotti cardinalizi, ancorché per i suoi studi, conoscesse qualche lingua straniera, ma nei salotti di cui sopra bastava soltanto saper dire coccodè , espressione del linguaggio gallinaceo comune a tutte le lingue.
Tuttavia, le note stonate di cui sopra apparivano di poco conto di fronte ad una che non solo era stonata, ma era pericolosa: Giorgia Meloni aveva idee personali che intendeva far valere, perché Giorgia Meloni proveniva da formazioni politiche, o meglio da una formazione politica che aveva ben precisa l’idea su come dovesse conformarsi uno Stato democratico e repubblicano.
Dunque, Giorgia Meloni, figlia del Popolo, rifiutava l’ ordine che una presunta aristocrazia culturale voleva imporre ad un popolo bue, divenuto tale perché evirato delle proprie idee. Questo dato, mi è divenuto più chiaro, dopo aver sentito Giorgia Meloni, leggere, nel corso dell’intervista di Porro, qualche rigo del famoso Manifesto di Ventotene, che oggi è posto a base del credo Europeo, per quanto riguarda la formazione della “mentalità europea” degli italiani, successivamente esteso, per comodità, a tutti i cittadini europei.
In brevissime parole, i sottoscrittori del detto Manifesto, affermavano assiomaticamente che il Popolo non fosse in grado di ragionare e comprendere e che quindi solo gli intellettuali fossero in grado di stabilire come dovesse comportarsi un Popolo di ignoranti. Era questo un pensiero, frutto di un credo apodittico, nato ed adottato da Lenin, culminato nella nascita del Comunismo, successivamente sottoscritto ed autografato da Gramsci. Il delirante Manifesto di Ventotene è solo un proclama Comunista contestualizzato all’epoca in cui vi era una classe operaia e una classe intellettuale.
Il Manifesto di Ventotene, oggi esprime quanto di più antidemocratico esista ed è quello contro cui bisogna lottare per fondare una Nuova Europa. Questa è l’idea che dispiace agli “intellettuali”, patentati tali, da una Sinistra privata della presenza del Proletariato e quindi rimasta senza anima, formata solo da intellettuali autoreferenziati che vedono nella presenza della Meloni il pericolo di essere sconfessati perché senza idee, tutti diventati Tronisti, come quelli della Trasmissione della De Filippi. E allora la combattono, mettendo in campo tutti i loro seguaci, ancora abbindolati da questa presunta protezione intellettuale e dalla speranza di poter essere eredi di codesto intellettualismo.
La Storia era iniziata nel 1960, quando l’Italia del Boom economico voleva scrollarsi di dosso un pericolo di sovietizzazione, ma quella Storia si fermò a Genova. Oggi i Camalli ed i proletari, con i sottoproletari non esistono più, è vero esistono i Centri Sociali, ma non sono la stessa cosa, la loro violenza non paga più, gli intellettuali non hanno il Potere di scatenare le piazze, anche se ci provano, oggi non c’è più Tambroni al Governo e non c’è più l’humus che consentì al terrorismo rosso di agire per impedire che il PCI fosse normalizzato dal Potere. Oggi gli eredi nostalgici di quel Partito, autocerticatosi intellettuali, ectoplasmi degli autori del Manifesto di Ventotene che recitano la litania dell’Antifascismo per tenersi in vita, sono in via di estinzione. Essi consumano ogni giorno comparendo in TV, per insultare Giorgia Meloni, non per le sue idee, ma perché ha le idee, qualità che la rende superiore a chi idee non ne ha e quindi non è in grado di usarle per governare in Italia e per farsi valere in Europa, preferendo le prebende e le rendite parassitarie elargite da chi usa il Danaro per imporle.
Volete contestare Giorgia Meloni, è giusto che lo facciate, ma fatelo per come governa, adducendo motivi fondati alla vostra contestazione , esercitate l’Opposizione che è necessario che ci sia, ma non ascoltate il canto deli intellettuali che stanno morendo perché non hanno idee , perché tutto sommato non sono intellettuali veri. Possono mai essere intellettuali un Saviano, uno Scurati, a un Michele Santoro che, con i suoi seguaci, cerca solo visibilità, una Lucia Annunziata che va via dalla RAI, perché non le piace Giorgia Meloni. Ormai questi non sono più in grado di rilasciare patenti di intellettualismo ad una pletora di persone a cui è stato consentito di proclamarsi, Critico letterario, Critico cinematografico, Storico dell’arte, tuttologo in Scienze Naturali ed affini.
Ora il Popolo vuole prodotti alimentari sani, non vuole imposizioni vaccinali, vuole vivere storie fantastiche e soprattutto vuole autonomia, tutte cose negate dal Manifesto di Ventotene.

*Illustre avvocato del foro di Napoli
oggi in quiescenza