Enzo Di Gregorio (Pd) su la sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea: passare dalla dicotomia salute o lavoro, al binomio salute e lavoro
Taranto – La sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea ribadisce un principio sacrosanto: la tutela della salute dell’uomo è un diritto primario e insopprimibile che va anteposto a tutto, anche al diritto al lavoro.
Questo non significa che il diritto alla salute e il diritto al lavoro siano in antitesi, ma anzi che non ci può essere un lavoro che uccide. Laddove questo pericolo dovesse manifestarsi le attività vanno sospese sino al ripristino delle condizioni di sicurezza per operai e cittadini.

Il pronunciamento della Corte di giustizia Europea, a seguito della class action di 136 cittadini di Taranto, procede nel solco già tracciato dalla Procura di Taranto con Ambiente svenduto e poi con la sentenza dei giudici della Corte d’Assise, in questi giorni approdata in Appello. La decisione, benché relativa all’ex Ilva di Taranto, ha valore universale e costituisce un precedente a tutela di tutti i cittadini europei. Tra i passaggi più significativi della sentenza ci sono quello di annoverare la valutazione del danno sanitario nell’ambito del rilascio dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e di porre finalmente un limite a proroghe e rinvii.
Cittadini e giudici hanno fatto la loro parte. Mi auguro che altrettanto facciano i manager di Acciaierie d’Italia e chi governa il nostro paese. L’ex Ilva vive uno dei suoi momenti più critici: produzione ai minimi storici, crisi di liquidità, massiccio ricorso alla cassa integrazione. Sul nostro territorio paghiamo le conseguenze di tutto ciò in termini economici e ambientali. Taranto non vuole e non può essere beffata due volte. Se ripartenza della produzione ci sarà, va fatta alle condizioni indicate dalla Corte di giustizia dell’Unione europea.
Come sostengo da anni, dobbiamo passare dalla dicotomia salute o lavoro, al binomio salute e lavoro.