Il popolo tarantino (cittadini, associazioni e comitati) scrivono al Ministro Urso
Ministro Adolfo Urso,
con entusiasmo, nei giorni scorsi, lei ha annunciato che sarà a Taranto il 16 ottobre per riavviare personalmente la produzione dell’altoforno 1, che affiancherà quella di AFO4.
Probabilmente, lei schiaccerà un tasto, un interruttore o qualcosa del genere. Sarà un atto simbolico, naturalmente, del quale andrà fiero.
Quel tasto, quell’interruttore non avvierà un altoforno, ma innescherà una nuova bomba di elevato potenziale inquinante, i cui venefici risultati ricadranno su centinaia di migliaia di esseri umani – bambini, donne uomini -, minandone ulteriormente la salute.
In quei momenti, lei sorriderà, stringerà mani di personalità istituzionali e non, forse brinderà a un successo che il suo governo ha così prepotentemente voluto.
Fino a dove può spingersi un servitore dello Stato che presiede un ministero del governo di questa democratica nazione? Fino a che punto può negare le evidenze medico-scientifiche, prodotte in gran numero, sui danni che una produzione altamente inquinante, quale è l’acciaieria tarantina ancora alimentata come nel 1800? Fino a che punto può chiudere gli occhi davanti a ben 5 condanne dello Stato italiano da parte della CEDU per non aver tutelato la vita dei cittadini di Taranto?
Naturalmente, da lei non ci aspettiamo risposte, così abituati al modo antidemocratico, proprio della politica italiana, di svicolare, di eludere, di nascondere, di tacitare le critiche e chi le manifesta.
Si chieda, allora, quanto costerà un chilo di acciaio. Un po’ più di quanto è costato fino ad oggi: danni all’ambiente, alla salute umana di bambini, donne e uomini, morte; diritti costituzionali negati, danni alla crescita sostenibile di un territorio che (vergogna assoluta e incancellabile per la Repubblica italiana) è stato inserito dall’ONU tra le zone di sacrificio (create dalla collusione tra governi e imprese, in queste zone i cittadini vengono trattati come usa e getta!), impoverimento, continua emigrazione di giovani, con conseguente spopolamento del territorio e aumento dell’età media dei residenti, disoccupazione; danni alle attività commerciali, isolamento. Questi sono alcuni elementi che contribuiscono a calcolare il costo dell’acciaio. È una vergogna insopportabile, e lei, con il suo agire, rientra a pieno titolo tra i colpevoli di tale situazione.
Gli esseri umani si distinguono per intelligenza, coscienza, conoscenza, empatia, sostegno, vicinanza, amore per il prossimo, per la natura e la giustizia, per l’impegno sociale. Ci chiediamo, noi esseri umani, cittadini italiani comuni, sicuramente imperfetti, ma dotati di una coscienza, di sentimenti e di tutto quello che differenzia gli umani dalle amebe; come potremmo descrivere lei, ministro: un essere umano come noi? Anche lei prova sentimenti, paure, preoccupazioni? Sa il perché di queste domande? Perché non riusciamo a comprendere come un essere umano, un ministro italiano, sapendo che il popolo tarantino continua a perdere parenti e amici, in particolare bambini, possa pensare di riavviare un’ altra fonte altamente inquinante che causerà altre lacrime di quei cittadini che lei dovrebbe tutelare. Ci può spiegare chi è il ministro Urso? Un essere umano o un robot?
Da parte nostra, continueremo la battaglia contro il proseguimento di un’attività che ora è diventata apertamente illecita perché viola la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea, rendendo anche lei responsabile dei danni inflitti ai residenti.
Non retrocederemo di un solo millimetro. Fino alla fine di questa vostra inumana gestione della res publica.
Il popolo tarantino (cittadini, associazioni e comitati)
(Ringraziamo Vauro per aver dedicato una vignetta di pungente sintesi a questo intervento)