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LA SOCIETA’ DELLE NAZIONI E L’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE, DUE GRANDI ORGANISMI INTERNAZIONALI DAI PIEDI D’ ARGILLA

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di Gianfranco Coccia

È stato accertato che attualmente sono attivi ben cinquantasei conflitti internazionali dislocati in ogni angolo della terra, il numero più alto mai registrato dalla fine del secondo conflitto planetario. Questo triste dato è desunto dall’edizione di giugno 2024 del Global Peace Index pubblicato dall’Institute for Economics & Peace.

Ci sono guerre a bassa intensità, come quella tra India e Pakistan, che da anni si disputano la regione del Kashmir, e quella da tempo in atto all’interno del Sudan, e d’altra parte, conflitti ad alta intensità, come quella scoppiati negli ultimi tempi tra Russia e Ucraina e in Medioriente, i cui esiti non sono al momento ipotizzabili o quanto meno prevedibili nelle loro conclusioni con annesse loro conseguenze. Una domanda in punto è ineludibile: nonostante la presenza di due organismi internazionali, in primis l’ex Società delle Nazioni, poi l’Organizzazione delle Nazioni Unite, da più di cent’anni i popoli della Terra continuano a farsi guerra. Ma questi organismi intergovernativi non erano stati concepiti proprio per prevenire i conflitti o scongiurarli attraverso gli strumenti della diplomazia negoziale? Cerchiamo allora di capire perché due organismi così superbi per imponenza, la Società delle Nazioni prima, l’Onu poi, sono sempre stati condizionati da una debolezza congenita di base, evocando l’immagine biblica del gigante verrebbe da dire con i piedi d’argilla.

La Società delle Nazioni

Partiamo, quindi, dal 1919, allorquando dopo il  primo conflitto mondiale, a Versailles, vengono gettate le fondamenta della Società delle Nazioni, la SDN, con lo scopo di assicurare la pace mondiale: in buona sostanza e, secondo i migliori auspici e intendimenti di quel tempo, la SDN doveva costituire un’ autorevole organizzazione intergovernativa ben strutturata numericamente, in grado di impedire lo scoppio di altre guerre, proprio perché intesa come soggetto conciliatore di future controversie internazionali. Da un punto di vista geopolitico la SDN rappresenta il primo passaggio per addivenire ai trattati di pace che verranno stipulati negli anni successivi. E sin qui tutto bene, con gioia ed entusiasmo da parte di tutti i paesi promotori, perché il mondo si era finalmente dotato, dopo l’inutile strage, come ebbe allora a definire il conflitto mondiale Papa Benedetto XV, di uno strumento atto a cooperare fattivamente per risolvere pacificamente i problemi che da sempre accompagnano i popoli nel loro cammino.

Purtroppo la SDN dimostra subito la propria debolezza costituzionale quando si avvede tardivamente, a causa della propria miopia, della mancanza di due pilastri su cui doveva poggiare tutta la sua architettura:

  • l’impossibilità regolamentare di poter intervenire militarmente in caso di violazioni di norme cogenti;
  • la mancata ammissione nel suo consesso delle maggiori potenze del pianeta.

Non è cosa di poco conto se poi pensiamo che proprio gli Stati Uniti d’America – promotori principali dell’iniziativa voluta dal proprio presidente Wilson – disattendendo ogni più lontana percezione e nella generale incredulità, finanche dello stesso Wilson da poco rientrato in patria da Versailles, decidono di non aderirvi adducendo la risibile giustificazione di voler mantenere un ruolo super partes nello scacchiere internazionale. A ciò si aggiunga il fatto che la Germania, già pesantemente afflitta dalla pace cartaginese di Versailles, non viene ammessa, e che la Russia, alle prese con la guerra civile tra zaristi e bolscevichi, non aderisce.

Nel corso degli anni successivi, la SDN, nonostante un discreto avvio, dimostrerà poi tutta la sua inadeguatezza rispetto ai problemi che il panorama politico internazionale del suo tempo le porrà, specie quando si scontrerà con l’arroganza delle grandi potenze, che la porterà inesorabilmente a subire questi storici fallimenti:

-l’inefficienza nel contrastare le mire territoriali dell’Asse Roma-Berlino-Tokyo

-l’abbandono della Germania (entrata nel ’26) avvenuto nel 1933

– l’espulsione dell’URSS (entrata nel ’34) a causa della guerra con la Finlandia

– l’assoluta inerzia dimostrata per evitare l’invasione della Polonia da parte di Hitler, con il conseguente scoppio della seconda guerra, prima continentale, poi mondiale.

In conclusione la SDN non possedendo una coesa volontà politica dei propri aderenti  a  causa dei palesi conflitti di interesse tra loro,  non era grado di contrastare politicamente le velleità di quelle nazioni soprattutto inclini all’uso arbitrario della propria forza militare; ma anche se avesse potuto disporre di un proprio autonomo apparato militare, i veti di cui si dirà qui oltre, ne avrebbero vanificato la possibilità d’intervento.

Un bel de profundis, quindi, alla Società delle Nazioni!

L’Organizzazione delle Nazioni Unite

Si riparte nel 1945 con la nascita dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’Onu, con l’asserito forte proposito di non ripetere la fallimentare esperienza della defunta SDN.

I Grandi di quell’epoca, Roosevelt, Stalin e Churchill decidono di incontrarsi a Yalta nel febbraio del ’45 -a guerra ancora in corso ma già in fase terminale – per ridisegnare il quadro geopolitico mondiale post bellum. Una delle questioni che essi pongono fra le prioritarie, è quella di dar vita a una organizzazione intergovernativa sovranazionale di largo respiro. Per attuare tale disegno, i Tre decidono di convocare entro il successivo 25 aprile una conferenza alla quale invitare quei paesi che, avendo partecipato alla guerra in posizione anti-nazifascista e nipponica, avevano titolo per essere ammessi a redigere il testo della bolla di fondazione del novello soggetto politico internazionale. Il proposito di Roosevelt di istituire un organismo con funzione di poliziotto del mondo, traeva la sua origine da quel Concerto Europeo ideato nel secolo precedente al Congresso di Vienna, concerto inteso come guardiano del nuovo equilibrio continentale dopo le guerre napoleoniche. Si arriva così al 26 giugno, quando a S. Francisco viene firmato dai primi cinquanta aderenti l’atto fondativo dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, entrata in funzione il 24 ottobre immediatamente successivo.

Gli scopi e le finalità del nuovo organismo non si discostano da quelli della SDN; non meno diverso, purtroppo, è il meccanismo del suo funzionamento. Positive, invece, si appalesano alcune sue innovative proposizioni, quali l’assistenza ai paesi più poveri e la difesa dei Diritti dell’Uomo attraverso proprie agenzie e commissariati.

NDR- Giornalisti sul balcone d’ingresso della sede dell’Assemblea della Società delle Nazioni a New York
Il sogno del presidente attraverso un racconto per immagini. L’idea di questo professore di scienze politiche, diventato presidente americano è di creare un sistema politico e giuridico in grado di prevenire e gestire i conflitti internazionali. La Società delle Nazioni, si concretizza e comincia la sua attività dal 1920. Curiosamente gli Stati Uniti, promotori dell’iniziativa, restano fuori dall’organizzazione. I membri originari sono quattro: Francia, Gran Bretagna, Italia e Giappone a cui si aggiunge la Germania che si ritira però nel 1933.
La Società delle Nazioni, si concretizza e comincia la sua attività dal 1920
L’Unione Sovietica ammessa nel 1934, viene espulsa nel 1939. Purtroppo l’intera organizzazione paga l’incapacità di fronteggiare la crisi internazionale degli anni Trenta e di fatto fallisce di fronte allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Ufficialmente si scioglie nel 1946, dopo l’entrata in vigore dallo statuto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (Onu). (fonte Rai Cultura)

Nei primi decenni di attività, in tutta evidenza si manifesta, però, il dissidio tra i due principali attori ed ex-alleati, gli USA e l’URSS, dissidio che sfocia in quella che poi verrà definita Guerra Fredda, nella quale vengono subito coinvolti i rispettivi alleati e sodali presenti nelle zone di influenza stabilite a Yalta. In questo periodo, che dura sino alla caduta del Muro di Berlino, la neonata organizzazione trasnazionale si trova massivamente impegnata nei focolai accesi soprattutto nell’ambito dell’inarrestabile processo di decolonizzazione, processo che coinvolge diversi paesi africani e asiatici, dove nella seconda parte del secolo scorso, vengono impegnati contingenti militari multinazionali forniti da diversi paesi aderenti. Si ricordano, in punto e in particolare, gli interventi dei Caschi Blu nell’ex-Indocina, nell’ex Congo Belga, nella Guerra del Golfo dei primi anni’90, nella Guerra dei Balcani, per non dimenticare la tutt’ora presenza in Libano e via dicendo. Ma quello a cui stiamo in questi tempi assistendo in Ucraina e in Medioriente, ci lascia molto perplessi circa la capacità dell’Onu di poter fermare la scia di sangue che si sta spargendo in questi angoli della terra; infatti, secondo alcuni commentatori, l’inerzia del suo massimo organo decisionale, il Consiglio di Sicurezza, é a dir poco inquietante. Per comprendere meglio le cause di questa deplorevole inerzia, giova richiamare la patologia congenita che ne condiziona negativamente il funzionamento che, a propria volta, non si discosta da quello della SDN. Il Consiglio di Sicurezza, infatti, è composto da quindici membri, di cui dieci a rotazione biennale e cinque permanenti, i Big five, ossia Usa, Urss/Russia, Cina, Regno Unito e Francia: le decisioni in seno al CdS vengono assunte col voto favorevole della maggioranza dei suoi componenti, con la previsione che tra i voti favorevoli, vi sia anche quello di tutti i Big Five, che hanno la  facoltà di bloccarne la votazione esercitando, anche singolarmente, il proprio voto non favorevole, meglio conosciuto nella vulgata popolare col temine  di veto… Tale modus operandi è stato oramai da diverso tempo considerato la causa del fallimento di numerose risoluzioni assunte negli anni in sede di assemblea generale, quella cioè che dovrebbe rappresentare l’universo dei paesi aderenti, il che stride con il concetto di democrazia veramente rappresentativa in tutte le sue declinazioni. Questo meccanismo é stato, come già ricordato, mutuato dalla SDN, in seno alla quale allora incideva molto più negativamente essendo, la facoltà di veto, concessa a ben quindici dei suoi paesi membri permanenti. Oggi che il mondo è cambiato rispetto  all’epoca immediatamente post bellica quando è sorta l’Onu, tale questione è controversa perché c’è chi considera il veto come uno strumento che assicura la stabilità internazionale, e al contrario, la maggioranza dei paesi aderenti che lo critica in base al principio dell’uguaglianza degli Stati e della disposizione di cui all’art. 27) par.3) fissato nell’atto fondativo.

Se poi spostiamo il focus sulla questione dei Diritti Umani, l’azione a loro tutela ha incontrato un limite di non poco conto da parte delle Nazioni Unite, i cui regolamenti vietano l’intervento negli affari interni degli Stati aderenti (Dominio Riservato), finendo per impedire l’esercizio di qualsiasi iniziativa in situazioni acclarate di grave violazione dei diritti in parola, salvo la non pacifica dimostrazione che tale violazione possa costituire una minaccia per la pace(?).

Come stiamo in questa sede argomentando, il mondo è cambiato. Il Club Nucleare, il cui accesso era riservato a pochi soci, nel frattempo si è allargato con la successiva presenza di altri paesi, alcuni dei quali non sembrano offrire garanzie certe circa la responsabilità di non far uso in un futuro, oltre la forza deterrente, dell’arma atomica. Nazioni come la Germania e il Giappone, grazie alla loro fervida intraprendenza economico-industriale, sono da tempo lontane dalla devastazione dei loro territori subita durante il secondo conflitto mondiale, mentre potenze – come l’India e il Brasile – stanno spingendo per assumere un ruolo più di rilievo per poter entrare nella stanza dei bottoni dove tutto si decide o si dovrebbe decidere. Alcuni paesi europei in ambito UE vorrebbero, altresì, che il seggio permanente francese in seno al CdS diventasse un seggio comunitario, impresa ardua specie ove poniamo mente all’atavica grandeur transalpina.

Quid agendum?

Si potrebbe attuare una seria riforma di tutta o parte del suo apparato burocratico e normativo dell’Onu, che possiamo sinteticamente riassumere nei punti che seguono:

  • in primis l’abrogazione della facoltà di veto in seno al CDS, peraltro vanamente invocata da più parti all’inizio di ogni anno;
  • un più efficace e incisivo contrasto delle violazioni in ogni dove dei diritti umani (negazione di diritti politici, sfruttamento del lavoro minorile, riduzione in schiavitù di essere umani di qualunque sesso ed età, lotta alle ingiustizie)
  • lo snellimento dell’elefantiaco apparato burocratico assai dispendioso per riallocare le risorse laddove più necessarie
  • maggiore attenzione verso i paesi emergenti che vogliono uscire da quella sorta di soggezione economica nei confronti dei paesi più ricchi.

Quanto qui s’è detto in chiave problematica, ha fatto perdere efficienza e credibilità su base planetaria nei confronti dell’Onu. Se si pensasse di non dover intervenire energicamente nelle direzioni citate, gli Stati emergenti sopra elencati, si trasformerebbero da fattori di rischio non più remoti, in altrettanti dirompenti e principali catalizzatori di un immaginabile processo che potrebbe far collassare l’Onu alla stessa stregua della Società delle Nazioni. Il mondo sta continuando a cambiare in tempi veloci, basti solo ricordare con quale rapidità si è dissolto l’apparente granitico universo del socialismo reale, crollato sotto le picconate del Muro di Berlino.

Ed ecco il perché la Società delle Nazioni e l’Organizzazione delle Nazioni Unite potrebbero, proprio a causa di quei loro costituzionali piedi d’argilla su cui abbiamo argomentato, essere accomunate al medesimo inesorabile destino.

Ma è ormai di comune convincimento che se dovesse ripetersi l’esperienza della Società delle Nazioni, il giudizio negativo della Storia giungerebbe davvero implacabile con ogni nesso e connesso del caso.

 

ripetono gli errori, il giudizio della Storia giunge poi puntualmente implacabile.

 

 


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