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Taranto: Tra populismo e pragmatismo, il futuro dello Stabilimento Siderurgico oggi segnato dal decreto salva Ilva

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L’approvazione dell’ultimo decreto sullo stabilimento siderurgico di Taranto ha scatenato un acceso dibattito politico e sociale. Da una parte, i civici di sinistra di Sud in Movimento denunciano sui social  l’ennesimo intervento a favore della continuità

produttiva, sottraendo 400 milioni di euro dal fondo per le bonifiche. Secondo loro, il futuro di Taranto rimane “nero come il carbone”, con una politica che continua a ignorare la necessità di chiudere lo stabilimento e mettere in sicurezza il territorio.

Dall’altra parte, Francesco Ciro Miale di Fratelli d’Italia risponde con fermezza,  sempre sui social condividendo il feroce post  del Movimento di D’Alò, accusando gli avversari di populismo e

Avv. Francesco Ciro Miale
Coordinatore regionale Nazione Futura – Puglia
info@nazionefutura.it  – www.nazionefutura.

demagogia. Sottolinea che la chiusura dello stabilimento non è una soluzione semplice né priva di conseguenze per l’ambiente, i lavoratori e l’indotto. Il governo, afferma, è impegnato in un processo di vendita del sito industriale, che deve rimanere produttivo per essere ceduto, e nella transizione verso un’acciaieria “green” con l’installazione di forni elettrici e impianti di preridotto di ferro.

Il decreto prevede anche un riesame accelerato dell’autorizzazione integrata ambientale e nuove procedure per valutare l’impatto sanitario e ambientale. “Alle chiacchiere, noi rispondiamo con i fatti,” conclude Miale, difendendo l’approccio pragmatico del governo.

Mentre le posizioni si polarizzano, il destino di Taranto e dei suoi lavoratori rimane al centro di una complessa partita politica ed economica.


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Redazione Oraquadra

La redazione.

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